Sono ripresi gli incontri di formazione
sociale e da quest’anno anche politica del Movimento Cristiano Lavoratori,
tutti i venerdì dalle ore 18,00 alle 19,30 fino al 15 dicembre
presso l’Aula Giuseppe Ragno di Via Paolo Borsellino, 36 a Rieti. Gli incontri sono
aperti a tutti, credenti e non, uomini di buona volontà che desiderano sapere e
che vogliono contribuire a formare il sapere, nel campo dell’etica e della
politica, nel campo sociale come in quello economico con
riferimento
alla dottrina e al magistero della Chiesa. Nazzareno Figorilli presidente del
Movimento Cristiano Lavoratori chiede ai cattolici di uscire dal “borbotto”,
dal “giudizio”, dal “peccato di omissione sociale”, e
come sostiene il responsabile della formazione MCL Massimo Casciani a proposito
della difesa della vita, “il cittadino cattolico non deve fermarsi all’annuncio,
ma deve argomentare e lottare perché le coscienze siano informate e formate e
deve intervenire politicamente con il voto e l’azione politica”. Un
“supplemento d’anima” dice in sostanza Figorilli, etico e politico, di analisi e di proposta per lo sviluppo del pensiero e
dell’azione politica.
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L’incontro di venerdì scorso 3 novembre
2006
“Emergenza sociale: immigrati,
tossicodipendenti, carcerati
. Dall’accoglienza alla
legalità”.
Il tema è
stato trattato da Figorilli che ha detto “venerdì scorso ci siamo lasciati con
una riflessione che introduce l’argomento di oggi, la Chiesa è madre e maestra”.
Mettere in relazione accoglienza e legalità – ha detto Figorilli – è possibile
solo con la dottrina e l’insegnamento sociale della Chiesa. E’ proprio della
Chiesa l’essere madre che accoglie, che invita all’accoglienza che è
carità-amore verso il prossimo. E’ proprio dell’insegnamento sociale della
Chiesa il suo invito a rispettare la legge che è dello
Stato, Stato democratico solo se rispetta i principi della dignità della
persona umana (Lc. 20,20-25). L’insegnamento dell’Apostolo Luca mette in
relazione accoglienza e legalità, “rendete dunque a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio”. Lealtà nei riguardi
delle leggi dello Stato, ma in cima alla scala dei valori dello Stato deve
esserci la persona, la sua dignità all’umana esistenza. Il compito del rispetto
della dignità è della politica che fa le leggi, ma
spesso la politica si riduce a semplice tecnica, senz’anima che non rispetta la
dignità umana. La politica per questo deve sempre e di nuovo essere purificata
dal prevalere dell’interesse personale e dal prevalere
della ragione di parte soprattutto se è ideologica, purificata anche dal senso
del potere che la politica conferisce e che l’abbaglia. Nella reciproca
autonomia è bene quindi che fede e ragione, fede e politica, Chiesa e Stato entrino
in rapporto per realizzare ciò che è buono e giusto
per la persona umana (DCE. Benedetto XVI). Prendiamo in considerazione le
emergenze sociali del nostro territorio, la Città di Rieti e il suo hinterland allargato,
circa centomila cittadini, due terzi della popolazione del territorio provinciale.
Le più evidenti che alimentano la non accoglienza e la mancanza di rispetto della
legge sono costituite dagli immigrati, dai
tossicodipendenti, dai carcerati. Alla data del 1° gennaio 2006 nel territorio
considerato gli immigrati erano 5.824 dei quali 3.176 femmine e 2.648 maschi. Un incremento del 16,3% rispetto al 1° gennaio 2005. La comunità
più numerosa è costituita da quella rumena con il 22,8% e 1.328 immigrati. Gli immigrati
regolari sono assistiti in vario modo dalla Regione e dal Comune di Rieti, direttamente
o con finanziamenti e iniziative promosse da organizzazioni di
immigrati. Sono assistiti anche dalle associazioni del volontariato
cattolico insieme ai non regolari ai quali per senso e dovere di umanità non viene richiesto il permesso di soggiorno. Gli
immigrati regolari hanno tutti il lavoro e
l’abitazione o risiedono presso famiglie dove prestano il loro lavoro.
L’emergenza sociale è costituita da tre fatti. Molti immigrati clandestini vengono sfruttati da datori di lavoro che li nascondono ed
eludono la legge. La legge deve provvedere a
regolarizzare coloro che si trovano a vivere questa condizione. L’altro è
costituito dalla quasi totalità degli immigrati regolari che non sono integrati
con la popolazione reatina che ne rifiuta l’accoglienza identificandoli come
pericolo per la diversità culturale e religiosa. L’altro ancora è la
razionalizzazione degli interventi del Comune di Rieti a favore dei ceti
disagiati e degli immigrati, razionalizzazione che deve individuare chi
realmente necessita di aiuti e di sostegno da parte
della pubblica amministrazione eliminando favoritismi ingiusti e fuori dalla
regola. La politica e le istituzioni locali in generale sono
lontani da queste emergenze poiché non costituiscono un consenso
elettorale. Alla data del 1° novembre 2006 nel territorio considerato i
tossicodipendenti “conosciuti”, quelli cioè che si
rivolgono all’assistenza sanitaria della ASL di Rieti, sono complessivamente
508, 202 soggetti a dipendenza da sostanze stupefacenti di cui 174 maschi e 28
femmine, 306 soggetti a dipendenza da alcool e patologie collegate di cui 239 maschi
e 67 femmine. Di rilievo il maggior numero di soggetti
dipendenti da alcool rispetto a quelli dipendenti da sostanze stupefacenti.
L’emergenza e la pericolosità sociale dei soggetti alle due dipendenze è ben nota a chi ha frequentazione con loro. L’invito del Movimento
Cristiano Lavoratori è rivolto alla maggiore sensibilità, accoglienza-amore,
del diverso dipendente da droga e alcool, e un’ attenzione
diversa della legge per l’obbligo del trattamento terapeutico verso queste
dipendenze. In particolare è l’alcool la causa della maggiore dipendenza e
mortalità. Il divieto di vendita degli alcolici per età, luoghi, orari deve
essere regolamentato per legge con maggiore rigore, così da costituire un fatto
di freno al consumo oltre che di educazione. La Casa Circondariale
di Rieti, presso la quale svolge il servizio di assistenza
volontario lo stesso Figorilli, ha una capienza di 45 detenuti. All’entrata in
vigore della legge di indulto si trovavano ristretti
56 detenuti, di cui circa un terzo dipendenti da droghe e alcool, un terzo di
stranieri, un terzo di italiani. Sono stati scarcerati nell’arco di pochissimi
giorni e alla vigilia di ferragosto, 34 detenuti per pene definitive o in attesa di giudizio per reati le cui condanne sarebbero
rientrate entro i tre anni di riduzione della pena prevista dall’indulto. Dieci
sono i residenti nel territorio reatino considerato, di cui quattro nel Comune
di Rieti. Il provvedimento di clemenza era atteso come atto umanitario in
considerazione del soprannumero dei detenuti, 60.000 rispetto alla capienza di
45.000 nei 207 istituti di reclusione italiani. La demagogia politica nel giro
di pochi giorni ha rimesso in libertà 24.000 detenuti causando una vera emergenza
sociale senza alcun aiuto di carattere economico, né di iniziativa
di reinserimento sociale come l’abitazione, il lavoro, il minimo di liquidità
di denaro per provvedere alle immediate necessità del vivere, prima tra tutte
il mangiare. Solo il Comune di Rieti si è fatto carico a
proprio costo dell’assunzione con borsa lavoro di quattro detenuti, di
cui due anche per accoglienza abitativa in albergo, e di sostegno economico in denaro
per le prime necessità. E’ evidente - ha detto Figorilli - che la mancanza istituzionale
dell’accoglienza all’esterno delle strutture di detenzione reinserisce il
detenuto nella precedente area sociale che l’ha portato a delinquere, facendo
nuovamente male a
sè
stesso,
alla propria famiglia e a noi cittadini. L’accoglienza e la legge devono avere
una maggiore intesa per ridurre e eliminare l’emergenza
sociale costituita dalle tre tipologie che sono in continua crescita.
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L’incontro di questa settimana, venerdì
10 novembre, tratterà il tema “Omissione della politica e crisi industriale a
Rieti”.