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Breviario per una opposizione sgangherata e per un governo provvisorio Prodi allunga le mani sull’opposizione Nov 22 2006 12:00AM - Don Gianni Baget Bozzo (Milano) E’ con vero piacere che pubblico un
interessante intervento di Don Gianni Baget Bozzo apparso a pagina 10 de “il
Giornale” di mercoledì 22 novembre 2006. Ho anche inviato una E-mail
all’illustre editorialista per congratularmi con lui per la lucidità e
precisione delle sue osservazioni sull’attuale politica interna italiana ed
ancor più delle sue previsioni in fatto di politica estera, nel momento che sta
vivendo la politica internazionale: Preg.mo Monsignore, La seguo da tempo
sul Giornale; talvolta, con qualche difficoltà (colpa mia...), quando il
discorso si è fatto altamente tecnico o quando il Suo personale stile
espressivo si è frammentato in assunti consequenziali, tra loro collegati,
che presuppongono una sintonia tra lettore e scrittore, non occasionale, ma
guadagnata attraverso una conoscenza protratta e sperimentata. Il mio
convincimento è, comunque, quello di una intelligenza, Questo pistolotto per esternarLe
il mio più vivo compiacimento per l'intervento di ieri 22.11.2006 a pag.
10 del Giornale: pesato, completo, esauriente, lungimirante, dotto, misurato,
strategico (gli aggettivi potrebbero continuare a lungo). I rappresentanti
di questa politica che ci opprime e ci deprime dovrebbero trattenerne
copia come breviario ed orientare le loro attività tenendo conto del
quadro generale che Lei ha così ben tracciato. Bisogna sempre sperare che ciò
possa avvenire; ma non è facile. Intanto Le sono grato per aver indicato
loro i pericoli e suggerito i rimedi. Coi più cordiali saluti. Carmelo
Sarcià, Rieti. Don Gianni ha così risposto: Caro
Carmelo, le
tue osservazione sul mio stile espressivo sono esatte. Io scrivo per un lettore
omogeneo a me, o meglio a Forza Italia. Forse è un difetto ma credo che chi
legge il Giornale sia potenzialmente un militante. Vedo che tu ricordi Bettino
Craxi e te ne sono grato. Con
affetto don
Gianni Baget Bozzo Ma, meglio di ogni ulteriore mia premessa, si spiegherà lo stesso
Autore. ◘ La
sicurezza del governo sta nel fatto che le prime elezioni con significato
politico generale sono le elezioni europee del 2009. Nelle amministrative il
fattore locale è sempre un fattore decisivo e, anche se l’opposizione cercherà
di dare ad esse un significato generale, l’elemento locale sarebbe sempre
prevalente. C’è dunque un intervallo elettorale che non permette al dissenso
con cui è stata accolta questa maggioranza di divenire evento politico. E la
dialettica interna alla maggioranza non costituisce motivo di rottura. Il consenso
della maggioranza sulla sua gestione del potere è solido: e la prova ne è il
fatto che anche Bertinotti abbia scelto di uscire dalla parola comunismo e che
si limiti a praticare l’antagonismo di governo, cioè un dissenso puntuale come
mezzo per arrivare a un consenso. Rimane così il fatto che il governo opera con
un approccio diverso da quello presentato alle elezioni, in cui aveva promesso
di non gravare la mano sulla questione fiscale. La
sinistra è giunta di fatto al potere, la lunga marcia dei postcomunisti nelle
istituzioni è giunta finalmente al traguardo. In questo momento il tema
dell’opposizione e della sua unità diviene fondamentale. La strategia della
maggioranza è quella di rendere l’opposizione non alternativa, dividendola
mediante provvedimenti mirati: le liberalizzazioni verso l’Udc, il federalismo
fiscale verso Quello
che farà la maggioranza sarà quello di perfezionare il suo sistema di potere,
occupando tutto lo spazio di governo e di sottogoverno che il controllo di
tutte le istituzioni, dal Quirinale alla magistratura, comporta. La vocalità
dell’opposizione è divenuta quindi un elemento sostanziale del carattere
democratico delle istituzioni italiane. Di
là del consenso sui singoli temi, occorre mantenere il concetto fondamentale di
una alternativa al governo. Evidentemente questo problema comporta
l’accettazione dello schieramento che si è presentato alle elezioni politiche
con l’indicazione di Berlusconi come presidente nel maggioritario, anche se con
le «tre punte» nella campagna elettorale. Occorre comprendere che il sistema di
potere della sinistra si può attuare anche mediante la sua divisione e persino
con kl’accettazione di voti diversi. E’ possibile che il governo accetti il
voto dell’Udc, anche separandosi dal voto di uno dei partiti minori o di
qualche ministro di Rifondazione. Viviamo
una crisi dell’Occidente dovuta all’esito della guerra irachena ed al fatto che
essa ha consentito il formarsi di una alternativa al sistema americano. Ed essa
ormai occupa la scena del mondo. L’opposizione
italiana deve mantenere la sua linea occidentale e lo può fare soltanto
mantenendosi unita e comprendendo che solo conservando la presenza degli Stati
Uniti in Irak e nel Medioriente si ha la garanzia, non solo per Israele, ma per
l’Europa stessa. Non è solo Bush a essere in difficoltà oggi, ma è il sistema
occidentale che è messo in crisi da tutti i fattori che si sono accumulati nel
tempo. La democrazia italiana è nata grazie alla democrazia americana e solo in
questa unità essa vive e respira.
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