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Forum Numero 5

Vedi alla voce Ambiente

Legambiente fa gli esami


Sep 30 2006 12:00AM - Raffaella Ginanneschi


(Rieti)

Quest’anno Legambiente ha assegnato la “maglia nera” alla Regione del Lazio per i numerosi crimini ivi accertati in danno dei bacini lacustri e fluviali. A tal proposito si rileva che, in riferimento alla direttiva 2006/7/CE sulla gestione della qualità delle acque di balneazione, è stato promosso un contenzioso a carico dell’Italia, poiché risulta che oltre milleduecento siti sono stati eliminati dall’elenco delle zone di balneazione controllata, senza alcuna spiegazione. Ma le associazioni ecologiste non sono nuove a muovere addebiti in sede comunitaria: infatti, a suo tempo, suscitò scalpore la denuncia della compromissione della vita dei pesci e della possibilità di balneazione negli invasi italiani, presentata dal WWF Italia nel 1994, per la mancata trasposizione della direttiva 78/659/CE. Peraltro, le varie dichiarazioni di inadempimento a carico dei Governi italiani, che si sono susseguite nel tempo, e la carenza di norme giuridiche vincolanti, di specifici programmi nazionali attuativi e di competenti apparati di controllo, hanno rivelato la vanificazione del principio di effettività del Diritto Comunitario. Ciò è dimostrato dall’ennesima procedura di infrazione per l’Italia, annunciata dall’Esecutivo UE in questo mese di ottobre; infatti, non è stato presentato nei termini il piano nazionale di allocazione delle quote di emissione di Co2 previste dal Protocollo di Kyoto. Nonostante queste gravi irresponsabilità (sono numerosi i politici che ritengono di dover semplicemente attendere gli esiti decisionali degli organi comunitari), il problema della tutela ambientale è comunque sentito nel nostro Paese, soprattutto nei contesti provinciali, come la Sabina, laddove l’habitat naturale è gelosamente custodito; nonostante ciò, il degrado ecologico laziale la coinvolge…in parte. E pensare che sono proprio le acque a contraddistinguere lo spessore naturalistico e culturale del nostro territorio: “Non lontano dalla cospicua città di Cotilia dista un lago di quattro jugeri di acque sorgive, di una infinita, per quanto dicono, profondità”, così Dionisio di Alicarnasso, nelle sue Antichità, descrive uno storico laghetto sabino, il Cutiliensis Lacus, noto per le sue copiose acque, le cui proprietà curative sono state celebrate anche da Strabone. Inoltre, il grande Virgilio, nell’Eneide, si riferisce espressamente alle rosee campagne del fiume Velino. Peraltro, è noto che la Conca di Rieti, prima della bonifica realizzata attraverso l’opera delle Cascate delle Marmore, costituiva, quasi interamente, un bacino idrico; ciò è dimostrato anche dalla scoperta di ruderi di una città sotterranea realizzata sotto il capoluogo reatino, la quale ingloba i resti dell’antico viadotto fatto costruire dai Romani per evitare l’impaludamento della via Salaria. Sebbene sia diffuso l’interesse culturale che rivestono queste nostre vestigia, non si rende onore a quelle strutture d’epoca, la cui obsolescenza ha costituito e continua a costituire una seria minaccia per la nostra Valle. Infatti, si prospetta la possibilità di ritornare all’originario specchio d’acqua; è per questo che è stato costituito il Comitato per la difesa dai pericoli delle dighe Salto e Turano, sorto anche in virtù dell’iniziativa dell’avv. Cristiano Euforbio, Direttore di questo foglio, affinché le imponenti opere, realizzate negli anni ’30 del secolo scorso, ricevano una manutenzione continua e meticolosa. Tuttavia, il coordinamento di strategie preventive, operative e repressive, appartenenti all’ordinamento del nostro Paese, non sempre si concilia con la logica della vita, fonte di ispirazione della Consulta, la quale ha enucleato quel principio della salvaguardia dell’ambiente, che assurge a valore primario e assoluto come “diritto fondamentale della persona” ed “elemento determinativo della qualità della vita” (Corte Cost., 28 maggio 1987, n. 210; Corte Cost., 30 dicembre 1987, n. 641). Ma è proprio sulla base di questi presupposti che la preservazione dei territori italiani è diventata una delle priorità politiche e legislative; infatti, negli ultimi anni, il danno ambientale ha assunto notevole rilevanza per la peculiarità degli effetti lesivi che ne scaturiscono, soprattutto perché di difficile preconizzazione e di ripercussione superindividuale. Perciò, assume un particolare significato, sotto il profilo giuridico e sociale, la previsione di un’autonoma prerogativa processuale anche per i sodalizi ambientalisti, in sede civile, amministrativa e penale (art. 18, comma 5, L. 8 luglio 1986, n. 349; art. 17, comma 46, L. 15 maggio 1997, n. 127 e artt. 91 ss. Codice di Procedura Penale). Pertanto, è opportuno evidenziare una inversione di tendenza operata dall’odierno legislatore; è ormai superata la frammentarietà delle competenze e la pregressa preferenza per strumenti normativi di deroga, proroga, di benevoli condoni e sanatorie, o di favore per particolari industrie, che ha comportato il dilagare delle illegalità. L’auspicato potenziamento della repressione penale delle violazioni “ecologiche”, per il quale sta lavorando la Commissione Ambiente del Senato (cfr. disegno di legge n. 761 comunicato alla Presidenza il 6 luglio 2006), attraverso il riconoscimento della fattispecie delittuosa per il reato ambientale e la istituzione presso i Tribunali di una Sezione Specializzata (disegno di legge n. 995 comunicato alla Presidenza il 19 settembre 2006), costituirà un valido freno alle infiltrazioni della criminalità organizzata, la cosiddetta ecomafia, e, comunque, a tutte quelle condotte di inquinamento, come l’abusivismo edilizio, che finora hanno causato il deturpamento di nature incontaminate. Si aggiunge, che una particolare operatività ha assunto la equilibrata cooperazione tra Stato, Regioni e gli altri Enti Locali, non solo nella predisposizione della disciplina, ma anche nella elaborazione dei progetti da seguire in ordine alla tutela ambientale. A tal proposito, per il territorio sabino, si segnala il monitoraggio del flusso migratorio dei volatili, svolto presso la Riserva Regionale dei Laghi Lungo e Ripasottile. In questa area naturale protetta si studiano attentamente rari esemplari che sorvolano i nostri luoghi, come ad esempio il “Forapaglia Castagnolo” proveniente dalla Repubblica Ceca; inoltre, assume rilevanza europea il bird-watching, esercitato anche in canoa. In questo contesto, si colloca la iniziativa del turismo alternativo, sostenuta dalla Provincia di Rieti e finalizzata alla preservazione della biodiversità della terra sabina, attraverso una offerta ricettiva legata alla natura, alla ruralità e all’agricoltura tipicamente biologica. L’approntamento di correttivi normativi per una gestione più razionale delle risorse naturali non impedisce la ricorrenza di situazioni difficilmente districabili, anche a causa di fattori metagiuridici. Ad esempio, si prospetta difficoltosa l’attuazione dei progetti di risanamento predisposti per ripristinare l’equilibrio ecologico di acque dolci in taluni Comuni sabini; in tal caso, non possono essere impiegati i depuratori non ancora autorizzati da parte degli enti competenti, a causa di determinate carenze tecniche rispetto ai reflui da convogliare. Ci troviamo di fronte ad una assurda contrapposizione tra normazione tecnica, il cui contenuto dovrebbe esprimere la migliore scienza disponibile, e misure applicative del principio di precauzione, le quali, in concreto, si rivelano del tutto inadeguate rispetto al pericolo che si determinerebbe in caso di inerzia. Conseguentemente, appare difficile conciliare la “questione sviluppo”, intesa come ricerca scientifica e rischio tecnologico, con la problematica della preservazione dell’integrità ambientale; tuttavia, una matura coscienza ecologica, individuale e collettiva, che dovrebbe sussistere a monte del tema Ambiente, è destinata a rimanere un ideale utopistico. All’uopo, ci si domanda se siano realmente compatibili le esigenze industriali e mercantili con quelle della salubrità ambientale; infatti, manca un decisivo imput per soluzioni energetiche alternative all’oro nero. Si prospetta ancora lontano un impiego più generalizzato delle cosiddette fonti rinnovabili, come il solare termico, che è incentivato per ora solamente negli edifici scolastici e pubblici del Lazio; alquanto limitata appare la ricerca sperimentale delle biomasse. Così, anche l’opinione pubblica continuerà ad essere sensibilizzata a seconda delle occasioni: alle doglianze sulla estinzione delle capinere, farà riscontro la tolleranza (francamente, esasperante e retrograda) per il prelievo venatorio e in particolare per la tassidermia, ancora regolata dallo stesso legislatore (art. 6, L. 11 febbraio 1992, n. 157).

 

 

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