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Forum Numero 5
Ordini professionali: che fare?
Una riflessione necessaria
Sep 30 2006 12:00AM - Olinto Petrangeli
(Rieti)
La domanda che si poneva Lenin, che peraltro era un avvocato, nell'omonimo e famoso saggio è quanto mai attuale con riferimento alla violenta protesta in atto da parte degli organismi rappresentativi dell'avvocatura nei confronti del provvedimento Bersani-Visco di recente convertito in legge.
L'art. 2 della legge abolisce, come è noto, le disposizioni legislative e regolamentari che prevedono per le attività libero-professionali la obbligatorietà di tariffe fisse o minime e il divieto di pattuire compensi parametrati al raggiungimento degli obiettivi perseguiti, il divieto di informazione circa i titoli, le specializzazioni professionali e le caratteristiche del servizio offerto, il divieto di costituire società interdisciplinari.
In sostanza si consente che nella attività libero-professionale si stipulino patti tra avvocati e clienti nei quali sia preventivato il compenso.
In sede di conversione la norma dispone che il giudice provveda alla liquidazione delle spese del giudizio e dei compensi sulla base delle tariffe professionali che dunque restano operative come termini di riferimento.
Le misure sono state accolte con estremo favore dall'opinione pubblica nel quadro di una maggiore trasparenza ed una migliore previsione di spesa nella fornitura di servizi, in coerenza delle norme europee che da tempo si muovono in tale direzione, ad esclusione di alcuni esponenti della opposizione politica che poco prima avevano detto: questi provvedimenti li avremmo dovuto fare noi!
I provvedimenti non sono piaciuti alla maggior parte delle rappresentanze professionali, in particolare degli avvocati, che hanno posto in essere una sorta di guerra santa con la proclamazione di una reiterata serie di scioperi (rectius astensioni dalla udienze) in ordine ai quali è peraltro intervenuta la Commissione di Garanzia censurandoli in relazione ai tempi e alle modalità.
E' di questi giorni l'applicazione di una sanzione di 25.000 euro a carico dell'Organismo Unitario che aveva proclamato l'astensione.
Ci sono buone prospettive che la guerra continui anche nei confronti della Commissione.
La protesta sotto forma di scontro frontale (il c.d. muro contro muro), se poteva essere inizialmente compresa in quanto tesa a migliorare il decreto, appare quanto meno astrusa se rivolta a contestare una legge.
Ma tant'è e anche dal recente Congresso Nazionale non mi sembra siano venute voci di più meditata strategia se si esclude la posizione più morbida (stavo per dire più intelligente) dell'AIGA.
Lo scontro dunque persiste e si allarga: appunto, la guerra continua ….
A mio avviso si dovrebbe al contrario passare dalla protesta alla proposta, come si suol dire, e porre l'accento sui più gravi e importanti problemi dell'avvocatura che non riesce più a tenere il passo con i tempi, scrollandoci di dosso la definizione di ultimi samurai (come ci definisce The Economist).
Gli argomenti sono quelli della formazione, della deontologia, dell'accesso alla professione, della esclusività delle professione.
Una considerazione per tutte: gli iscritti agli Albi sono oggi circa 159.000 mentre gli iscritti alla Cassa di Previdenza sono 112.000. Se ne deduce che ci sono circa 47.000 iscritti che fanno anche un altro mestiere e sono quelli che - non essendovi più i minimi tariffari - faranno concorrenza sleale a coloro che vivono della sola professione, sono questi e non i giovani che, per entrare nel mercato, offrono servizi a prezzi più contenuti.
La formazione e l'aggiornamento inoltre sono essenziali e preminenti per la prestazione del servizio e costituiscono l'unico strumento lecito per una corretta concorrenza.
Il mese di settembre dovrebbe diventare il periodo dell'aggiornamento continuo con occasioni di confronto e di aggregazione magari in posti gradevoli quasi in una utile protrazione delle ferie (gli appartenenti ad alcuni Ordini del Lazio ad esempio potrebbero essere ospitati a Rieti che a settembre è bellissima: ha le fonti, le terme, i laghi, il Terminillo e il Cammino di Francesco).
L'occasione per affrontare questi nodi è oggi irripetibile in quanto sta per essere portata a temine la tanto auspicata riforma delle professioni.
Non protesta, dunque, ma proposta: conservazione degli Ordini ma con struttura diversa rispetto all'attuale poiché essi sono ormai superati nelle competenze e nella composizione. I nuovi organismi dovrebbero essere una sorta di authority a tutela prevalentemente degli utenti (l'Europa li chiama consumatori) e composti non più da solo avvocati ma anche da rappresentati appunto dei consumatori con compiti di tenuta degli albi, di risoluzione di eventuali contrasti tra professionista e cliente, di controllo della deontologia.
A questo proposito una riflessione: sono stati aboliti i minimi tariffari, ma i Consigli dell'Ordine conservano il controllo sui massimi. Ci vengono in mente le notizie di cronaca di questi giorni che ci informano che gli avvocati della Parmalat di Tanzi hanno avuto liquidate parcelle per quattro milioni di euro.
La tutela "corporativa" del professionista dovrebbe invece essere riservata alle Associazioni, da "ristrutturare" anch'esse per renderle organismi di garanzia e di trasparenza (l'occasione della imminente riforma di questo titolo del codice civile non andrebbe sprecata).
Alle Associazioni potrebbe essere affidato il controllo sulla veridicità della pubblicità del professionista, sulla certificazione delle specializzazioni vantate dal professionista (partecipazione a master, corsi, convegni ecc.).
Invece di far tanto rumore (… per nulla) non era più utile puntare su un ampliamento di competenze professionali, come ad esempio l'autentica delle scritture private? Oppure l'abolizione del medioevale obbligo della notifica degli atti giudiziari a mezzo di ufficiale giudiziario quando in tutta Europa le notifiche avvengono a mezzo posta ?
Ricordo ai meno giovani l'esperienza positiva della Federavvocati (i dirigenti nazionali Palenzona, Oristano e regionali Vespaziani, Gianfelice e in parte il sottoscritto o il più giovane Euforbio) che ha ottenuto notevoli vantaggi per l'avvocatura.
Fino ad ora è mancata una prevalente volontà di riformare il sistema ordinistico esistente senza propositi demolitori.
La liberalizzazione delle professioni non è la moda di un momento ma la conseguenza inevitabile del dissolversi di protezioni all'interno delle nazioni e della trasformazione irreversibile dei rapporti economici e sociali .
L'OCSE da tempo ha posto in rilievo la necessità di valorizzare quelle funzioni degli ordini dirette a soddisfare l'affidamento dei terzi, la correttezza nello svolgimento delle attività, il miglioramento della qualità delle prestazioni con riguardo all'accertamento dei requisiti nella fase di accesso e di permanenza degli stessi durante l'attività professionale.
Se non ci si muove su questi binari rischiamo di perdere anche gli Ordini e questo sarebbe un danno per tutti! Dunque, che fare? Per intanto passiamo dalla protesta alla proposta! Forum ospiterà, naturalmente, anche opinioni diverse (ndr).
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