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Dopo Prodi bisognerà risarcire Vaccarella e Speciale E speriamo che il Governo abbia almeno capito che anche i Siciliani “non ci stanno” Jun 2 2007 12:00AM - C. SARCIA' (Roma) La forza del Giudice
Costituzionale Romano Vaccarella e del Comandante Generale della Guardia di Finanza Roberto Speciale sta nella reazione forte e
decisa esercitata da entrambi, sia pure in diverso modo, contro l’illecita ed
illegittima ingerenza di questo Governo di peracottai
sparpagliati e variopinti nella sfera delle loro funzioni e nell’ambito delle
loro prerogative. Dalle
vicende Vaccarella e Speciale emerge infatti una pervicace volontà, da parte di
qualificati componenti del Governo, di condizionare magistrature e servitori
dello Stato, con l’intento di imporre loro comportamenti non condivisibili ed
impedendo loro l’esercizio delle prerogative e delle funzioni, comunque
ignorando le loro legittime proteste per le indebite intromissioni (Vaccarella), o colpendo i presunti oppositori con
provvedimenti di epurazione (Speciale) che ricordano le epurazioni russe delle
quali furono maestri Josif Stalin e Lionid Brežnev. A quel tempo le epurazioni includevano anche
le fotografie, infatti venivano contestualmente cancellate le facce degli
epurati dalle foto ufficiali. Forse bisognerà melanconicamente controllare se
hanno già cancellato la faccia di Speciale dalla foto ricordo del suo corso
d’accademia. Dal canto nostro,
siamo rimasti ammirati dalla composta fermezza di questi due giganti, che
rappresentano forse un anacronismo ai giorni nostri, alle prese con soggetti
che si sono mossi come elefanti in un negozio di cristalli. Visco, Padoa Schioppa
e Prodi gli attori protagonisti; Fassino ed i
giornali di regime, i suggeritori. A nulla sono serviti i richiami e le
minacce di Mastella e Di Pietro. La vendetta si è
consumata a freddo, senza proclami e senza spargimento di sangue. Essi
procedono come carri armati: non conoscono ostacoli. All’estero diranno che siamo matti; tantissimi Italiani purtroppo non
capiranno; molti invece trangugeranno come oro colato bidoni di olio di ricino
con etichetta “miele millefiori” che la stampa di regime ammannirà loro
mediante l’elaborazione di notiziole senza importanza, contrabbandate per
verità acclarate. Commovente a questo
proposito la tempestività dell’Espresso che già il 31 maggio, a firma di Marco
Lillo, ha provveduto a “liquidare” il Generale
Speciale, dando corpo al taglia-cuci da cortile, con un pezzo partigiano
costruito a tavolino con la collaborazione di “male informati” pettegoli, non
compare alcun accenno alla condanna penale subita da Visco
per il reato di abuso edilizio da lui commesso a Pantelleria, in parte “sanato”
con ricorso al condono edilizio introdotto dal vituperato Governo Berlusconi. Non di meno Repubblica, con un fondo di Claudia
Fusani, offre appoggio ai detrattori del Giudice
Costituzionale Vaccarella che gettano
discredito sulle sue dimissioni, cui viene attribuita “una strana tempistica”
(così Prodi), e adombrano, minando la sua onorabilità, accordi sottobanco per
far saltare il tavolo della riforma elettorale. Nessuna meraviglia: loro
misurano con il loro metro. Questi singolari elefanti recitano in una commedia
tutta italiana, delle peggiori che si siano viste dal
dopoguerra in poi; persino più inquietante di quella recitata dai cattocomunisti fino allo scocco del golpe “mani pulite”.
Ciascuno di loro interpreta una “parte” ufficiale che non ha studiato e che non
studierà mai perché contraria alle riserve mentali acquisite da ciascuno di
loro nel corso della militanza nel partito comunista, fino alla riconversione
della Bolognina e strutturata
secondo i canoni del peggiore statalismo. Ciascuno di loro recita perciò
maldestramente, improvvisando le battute, inventandosi le entrate e le uscite
di scena e persino mistificando ciò che avviene dietro le
quinte. I loro migliori suggeritori svolgono il ruolo di giornalisti di
punta nei quotidiani di regime e conducono una regia ossequiente ed allineata
che approva senza riserve le loro scelte e fornisce la sponda per sostenere la
furia distruttiva del loro operare. Modalità e tipologie di
gestione di questo maleodorante Governo denunciano ormai i connotati della
crisi fallimentare ed è sperabile che qualche redivivo “franco tiratore” lo
mandi sotto, al Senato, quando saranno discusse le mozioni sul caso Visco-Speciale presentate dalla
Casa delle Libertà. Se non cadranno stavolta, non cadranno più. Sono infatti in disaccordo su tutto, ma su una cosa sono alleati
e solidali, sulla volontà perfida di affamare gli italiani, di ridurre in
miseria quante più famiglie sarà possibile e di condurre al fallimento quante
più imprese sarà possibile. Per cui non cesseranno di mantenere in piedi la coalizione, allo scopo di continuare imperterriti a razziare
le imposte dirette, a dividersi le imposte indirette, a triplicare l’ICI, a
sperperare il tesoretto, ad aumentare il debito pubblico, a far lievitare a
dismisura i costi della politica, a moltiplicare gli sprechi
dell’assistenzialismo e financo ad intaccare -se ne
parla di già- le riserve auree della Banca d’Italia. Quando avranno spremuto
tutto, quando avranno completato l’egemonizzazione e
avranno destituito o licenziato i pochi funzionari ancora legati al
centrodestra, livellato le pensioni verso il basso, regalato all’INPS il tesoretto dell’INPDAP, assunto nelle pubbliche amministrazioni i broglisti ed infine maturato un congruo vitalizio per aver
esercitato il mandato parlamentare, essi potranno finalmente cedere a Berlusconi la nave Italia semiaffondata, scassata e
sgangherata, per andare a godersi i meritati tesoretti, alla faccia degli
Italiani, quelli disperati e quelli contenti.
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