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Forum 9

Impar condicio

L’osservatorio sulle Magistrature Onorarie


Dec 4 2007 12:00AM - Dott. Alberto Morandi (*)


(Rieti )

Il confronto con i colleghi della Federmot mi porta a pensare che, malgrado una legge (e relative circolari interpretative) che dovrebbe avere efficacia nazionale, sia oggi in atto una sorta di deregulation giudiziaria. Questa deregulation giudiziaria è particolarmente evidente nel caso dei Got i quali, secondo il disegno iniziale, erano destinati ad una attività di supplenza occasionale, che solo in casi eccezionali avrebbe dato loro occasione di iuris dicere; é proprio il caso di dire che qui l’eccezione è diventata la regola, e viceversa. Attualmente, solo un esiguo numero di Got “siede - suo malgrado - in panchina” in attesa di sostituire un giudice ammalato o in ferie; molto più spesso, i Got gestiscono un regolare ruolo di udienza, civile o penale, assumendo funzioni in tutto equiparate a quelle del giudice professionale, salvo per qualche limite tabellare. Queste loro accresciute responsabilità contribuiscono non poco, e non solo a livello quantitativo, allo smaltimento del contenzioso di primo grado. E’ noto, però, che l’attività di un magistrato giudicante inizia in udienza, ma può terminare anche novanta giorni dopo; la parte più ostica del suo lavoro consiste nello sciogliere riserve, emettere ordinanze, scrivere sentenze o motivare i dispositivi pronunciati in udienza. Ciò richiede giornate, o nottate, di lavoro supplementare, più o meno adeguatamente compensate dalla retribuzione di un Magistrato togato o di un Giudice di Pace; il Got, purtroppo, non vede un euro per le ore sottratte al riposo, alla famiglia, all’eventuale attività professionale che dovrebbe integrare i suoi magri introiti quale Giudice Onorario dello Stato. Qui il compenso corrisposto per indennità di udienza, ovviamente concepito per tutt’altra realtà, mostra tutta la sua penosa inadeguatezza. L’indigesta pietanza dei Got è, poi, variamente condita secondo usi locali. Molti debbono accollarsi una quota di lavoro assolutamente gratuita, quale l’emissione di decreti ingiuntivi; altri si vedono sistematicamente negare la liquidazione di parte delle indennità maturate, e ciò in spregio delle vigenti disposizioni. A prima vista, il trattamento dei VPO parrebbe più uniforme, nel senso che difficilmente qualcuno “resta in panchina”. In linea di massima, siamo tutti costantemente convocati per le udienze monocratiche e direttissime (salvo le esclusioni di legge), e del GdP penale. Sotto questo profilo, si registrano solo differenze nei carichi di lavoro delle diverse sedi; il nostro Foro, forse in omaggio al primato geografico rivendicato dalla città di Rieti, pare collocarsi nel centro della curva statistica. Le prestazioni in concreto richieste sono, tuttavia, assai diversificate sul territorio nazionale, e sovente ben più ampie di quelle che mi vedono qui impegnato. In molti circondari ai Vpo sono affidate le indagini, ovvero anche la sola richiesta di archiviazione / rinvio a giudizio, relativamente ai reati di competenza del Giudice di Pace; nelle Procure di alcune grandi sedi, fra cui Torino, Roma, Napoli e Catania, ciò ha portato persino all’istituzione di apposite sezioni che, salvo la presenza di un coordinatore togato, sono completamente gestite dai PM onorari. Diffusa è pure l’applicazione dei Vpo all’emissione dei decreti penali di condanna, e ad altre attività fuori udienza che qui (e altrove) restano quasi sconosciute. Tutto questo sembrerebbe molto interessante e stimolante, ma al momento non ho alcuna ragione per invidiare gli apparentemente più fortunati colleghi di altre sedi. Il problema, ancora una volta, deriva dalla famigerata indennità di udienza, concepita e strutturata per la sola attività in aula; il dubbio irrisolto sulla sua utilizzabilità per compensare attività di altra natura ha recentemente comportato una sospensione generalizzata dei pagamenti. Una questione che dovrà trovare pronta soluzione, perché non è ammissibile né che lo Stato pretenda la gratuità retroattiva della prestazione, non gratuita, incamerata da centinaia di magistrati onorari, né che si veda in prospettiva costretto a smantellare varie strutture giudiziarie perfettamente funzionanti e funzionali. Le ragioni di malcontento economico dei Vice Procuratori Onorari sono speculari a quelle dei colleghi giudicanti, ed è facile intuirne il motivo: se il Got (quando ci riesce) viene pagato per un’attività che inizia con l’udienza, ma termina settimane dopo, il Vpo (quando ci riesce) viene pagato per un’attività che termina con l’udienza, ma inizia alquanto prima (salvo, ovviamente, per convalide e direttissime). Il problema usuale del P.M. onorario è l’accurata pianificazione di quanto dovrà dire o fare in aula, per ciascuno dei numerosi (e spesso poderosi) fascicoli da trattare; il successo o l’insuccesso finale della pubblica accusa dipende largamente da questo. La cosa è meno semplice di quanto potrebbe sembrare perché, di quelle centinaia di pagine di verbali, consulenze, documenti e deduzioni che ci ritroviamo fra le mani, generalmente non sappiamo nulla; non ne sappiamo nulla perché non abbiamo partecipato alla fase di indagini (dominio del togato, che raramente discuterà il caso), perché troppo spesso ci si smarrisce nei meandri di un fascicolo caotico o sovrabbondante oppure, più banalmente, perché siamo chiamati a svolgere solo la requisitoria finale in un processo fin lì condotto da altri. La difficoltà risulta attenuata quando, per programmazione o buona sorte, si riesce a seguire continuativamente la stessa causa attraverso vari rinvii; ma si ripropone per ogni causa a noi nuova, e peggiora sensibilmente se, per problemi di cancelleria o altri motivi, non si ottiene la disponibilità dei fascicoli con adeguato anticipo. A mio modo di vedere, il fatto che i Vpo debbano sempre arrangiarsi per recuperare uno svantaggio di mesi, o anche di anni, nei confronti di ogni difensore con cui si confronteranno in udienza, è una carenza fisiologica del sistema che compromette in partenza le ragioni dell’accusa; in questo senso, con buona pace dei penalisti, si deve ammettere che esiste davvero uno squilibrio delle posizioni processuali, ma a tutto vantaggio della difesa. (*) Responsabile Stampa Federmot

 

 

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