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Gregory Corso Poeta della “Beat Generation”

LA LIRICA MECCANICA «VISIONE DI ROTTERDAM»

Recensione Critica. Dalla Silloge “Gasoline” (Benzina) Giugno 1999 Edizioni TEA S.p.a.


Apr 3 2001 12:00AM -


(Rieti)

 

La Poesia

Gregory Corso, in «Benzina» (Gasoline) a cura di Gianni Menarini. TEA S.p.a. 1999. Collana “Poeti del nostro tempo” Lire 14.000

Visione di Rotterdam

 Settembre 1957 Convocato dalla mia Agenzia

Visioni

via telegramma ventriloquiale

consegnato dalle mute bocche impietrite su Nostre

Dame ricevuto oro per il viaggio e un prospetto

del XVII secolo

Lasciai la città dei doccioni

E

Con due valigie di disperazione

Arrivai a Rotterdam

Rotterdam muore di nuovo

vapori e petroliere

scaricano una vita orribile

Stivatori del maggio 1940 guidano un plotone di

leucemia all’attacco

Navi da diporto mandano topi stentorei a sparger

propaganda di rovina

Un carico d’urla assorda il megafono della fiacca

Guerra

Bombardieri in arrivo

Bimbetti biondi in blusa bianca

carponi in strada rosicchiano le loro case

I vecchi i malati i pazzi lasciano sedie a rotelle e

celle e in ginocchio adorano il mite siluro dei

miracoli

Bombardieri irresponsabili al cuore

animano un sogno di domenica pomeriggio

Bombe con sorpresa di gioielli

Esplosione esplosione esplosione

Franano su palafitte medievali abbattute nel 1940

La Pietà si appoggia al suo bombardamento

preferito e perdona la bomba

Da solo

Occhi sul prospetto antico

mi aggiro tra le rovine e vedo

in mezzo a una frenesia di bici tossicchianti

lo schema di una nuova Rotterdam che pulsa negli

spazi vuoti

Gregory Corso

Il Commento

Paradossale questo Gregory Corso… Annaspa tra le parole e il più delle volte ne escono spropositi, incongruenze, esagerazioni. Si coglie nelle sue descrizioni una ricerca spasmodica di stupire, una preoccupazione d’inventare un nuovo modo di esprimersi, usando termini forti, prelevati direttamente dalle sue ossessioni. Poi, tra punte acuminate e lame taglienti, ecco fiorire un anelito di fede, nascosto tra le pieghe della scenografia. Ma si tratta di una fede teatrale, di un pretesto, di un’occasione, di un espediente per accostare i suoi pensieri slegati ad una di quelle forme espressive o di quei simboli epocali che nell’immaginario del Poeta esprimono grandezza morale ed artistica. Così può spiegarsi la ragione di quella “Pietà”  che “perdona la bomba”, appoggiata “al suo bombardamento preferito”, con cui Corso conclude la sua lirica meccanica  “Visione di Rotterdam”. Qui l’ossessione raggiunge il parossismo ed in quel suggerimento evangelico, attorno al quale ruotano le ragioni della fede cristiana, egli tenta di sublimare le ragioni della sua disperazione. Non c’è traccia quindi di una normale, malinconica infelicità, ma sono invece evidenti le difficoltà di adattamento di uno spirito primitivo che non accetta, perché non le comprende, le aberranti soluzioni della scienza moderna che conducono il genere umano all’autodistruzione.


 

 

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