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Unione europea sul diritto d’asilo Due passi avanti e uno indietro Jan 2 2008 12:00AM - Rodolfo Calò (*) (Rieti) Il processo di unificazione europea in fatto di politiche di accoglienza nei confronti degli extracomunitari avanza ma ultimamente con una di quelle tipiche battute di arresto che hanno sempre connotato la costruzione dell’Europa. Nelle scorse settimane se ne e’ avuto un esempio in un campo che interessa il mondo forense come il cammino verso norme comuni europee sull’accettazione dei profughi chiedono asilo: Bruxelles ha fatto il punto sul recepimento e sull’attuazione della direttiva sulle condizioni di accoglienza, formulando in parte giudizi positivi, ma la stessa Commissione Ue ha dovuto ‘’deplorare’’ i ritardi nel recepimento delle norme europee sulle procedure per il riconoscimento dell'asilo.
A fine novembre, con uno di quei passi che quasi solo pubblicazioni specialistiche come la nostra riescono a cogliere, la Commissione europea ha pubblicato dunque una relazione che valuta l’attuazione, negli Stati membri, della direttiva contenente le norme minime relative all'accoglienza dei richiedenti asilo (la 2003/9/CE del 27 gennaio 2003, nota come direttiva sulle condizioni di accoglienza). I risultati della valutazione, insieme alle conclusioni della consultazione relativa al Libro Verde sul futuro regime comune europeo in materia di asilo, recentemente avviata dal vicepresidente Franco Frattini, serviranno da base, entro il 2010, per un quadro legislativo più armonizzato riguardo alle condizioni di accoglienza, rispettando con ciò gli obiettivi del programma dell’Aia. L’Europa, dunque, avanza.
Peraltro, e qui c’e’ la battuta di arresto causata anche dall’Italia, il 1° dicembre sono scaduti i termini per il recepimento della direttiva sulle procedure di asilo (direttiva 2005/85/CE del Consiglio, del 1° dicembre 2005, quella recante norme minime per le procedure applicate negli Stati membri ai fini del riconoscimento e della revoca dello status di rifugiato). Soltanto sei Stati (Bulgaria, Germania, Lussemburgo, Austria, Romania e Regno Unito) hanno comunicato le misure nazionali con cui hanno provveduto a recepire in pieno la direttiva. Quattro Stati membri (Belgio, Estonia, Francia e Lituania) ne hanno notificato il recepimento parziale.
Le altre capitali, tra cui Roma, sono inadempienti. Peccato, in quanto la direttiva è stato l'ultimo di una serie di strumenti legislativi adottati nella prima fase di armonizzazione delle normative e delle politiche di asilo degli Stati membri. Frattini, commissario responsabile per la giustizia, la libertà e la sicurezza, ha dichiarato a chiare lettere la propria preoccupata delusione:”Il ritardo nell'attuazione della direttiva è un segnale preoccupante. Le disposizioni obbligatorie della direttiva hanno apportato all'acquis UE sull'asilo una serie di garanzie e diritti procedurali che sono di fondamentale importanza per i rifugiati legittimamente in cerca di protezione negli Stati membri. Queste garanzie saranno ora riconosciute, attuate e se necessario applicate dai giudici nell'ambito dei sistemi nazionali di asilo. Questa dovrebbe già essere una realtà di tutti giorni per gli operatori del settore negli Stati membri”.
La preoccupazione dell’ex-ministro degli esteri é accresciuta dal fatto che si tratta del terzo intoppo creatosi in questo settore: “Dopo i ritardi di recepimento già avuti per la direttiva sulle condizioni di accoglienza e per la direttiva sulla qualifica di rifugiato, questo ulteriore ritardo è una vera delusione – ha dichiarato Frattini - soprattutto perché si verifica in un momento in cui è forte la volontà politica di portare a termine la seconda fase del regime comune europeo di asilo”
Eppure lo stesso Commissario, solo pochi giorni prima, aveva potuto mostrarsi soddisfatto per come stanno andando le cose nel recepimento della direttiva sulle “condizioni di accoglienza”: “a direttiva – ha notato - è stata debitamente recepita nella maggior parte degli Stati membri e non ha causato alcuna restrizione delle norme nazionali di assistenza ai richiedenti asilo, malgrado le preoccupazioni sollevate in origine. Creare una situazione di parità nel settore delle condizioni di accoglienza è per la Commissione una priorità: perciò – ha annunciato Frattini - intendo proporre alcune modifiche alla direttiva che limitino il margine di discrezionalità concesso per quanto riguarda il livello e la forma delle condizioni materiali di accoglienza, l’accesso al lavoro, l’assistenza sanitaria, il diritto alla libera circolazione e l’individuazione e l’assistenza delle persone vulnerabili”.
Piccoli segni, tecnici e focalizzati su un campo che non smuove troppo denaro nella comunità forense. Eppure si tratta di tasselli di un comparto, quello del diritto degli extracomunitari, destinato a d espandersi e a meritare un'attenzione proporzionata ai volumi di fatturato ed introiti che gli stranieri in Italia, e anche nella provincia di Rieti, hanno e avranno sempre di più in futuro. Insomma i profughi non hanno di che pagarsi un avvocato, ma gli immigrati regolari si.
Anche per questo, è bene sapere cosa ribolle a Bruxelles. Lo scopo della direttiva sulle condizioni di accoglienza, ad esempio, è quello di armonizzare la legislazione degli Stati membri in questo settore. Si tratta di una delle varie iniziative volte a creare una parità di condizioni in tutta l’Unione europea nel campo dell’asilo ed a limitare così i”movimenti secondar”. La direttiva è uno degli elementi costitutivi del regime europeo comune di asilo, previsto dal programma di Tampere del 1999 e dal programma dell’Aia del 2004. La direttiva, che si applica a tutti gli Stati membri tranne l’Irlanda e la Danimarca, prevedeva come termine ultimo per il recepimento il 6 febbraio 2005. La direttiva è applicabile a tutti gli Stati membri tranne l’Irlanda e la Danimarca. Non sono disponibili informazioni sulla Romania e sulla Bulgaria, a causa della loro recente adesione.
La valutazione della Commissione offre una panoramica generale del recepimento e dell’applicazione della direttiva negli Stati membri, e individua alcuni punti nevralgici. In generale, la direttiva è recepita in modo soddisfacente nella maggior parte degli Stati membri. Sono state individuate soltanto alcune questioni orizzontali di recepimento scorretto o applicazione inadeguata. La Commissione Ue ha già fatto sapere che esaminerà “tutti i casi in cui sono emersi problemi di applicazione e inizierà gli opportuni procedimenti”.
Inoltre, contrariamente a ciò che si prevedeva quando è stata adottata la direttiva, risulta che gli Stati membri non abbiano abbassato i loro precedenti livelli di assistenza ai richiedenti asilo.
Dalla relazione emerge, tuttavia, che l’ampio margine discrezionale concesso dalla direttiva in una serie di settori, in particolare per l’accesso al lavoro, l’assistenza sanitaria, il livello e la forma delle condizioni materiali di accoglienza, il diritto alla libera circolazione e le esigenze delle persone vulnerabili, ostacola la creazione di un piano di parità tra gli Stati membri in materia di condizioni di accoglienza. Per affrontare questi problemi, la Commissione intende proporre alcune modifiche alla direttiva nel 2008, dopo aver completato la consultazione sul Libro verde. Nell’ambito di tale consultazione, il 7 novembre 2007 si è svolta un’audizione pubblica sul futuro del regime europeo comune di asilo
Sul fronte dei ritardi, c’e invece la direttiva che, conformemente alle conclusioni del Consiglio europeo di Tampere, stabilisce norme minime comuni per le procedure di asilo negli Stati membri. Con l'adozione della direttiva, l'Unione Europea ha intrapreso un percorso senza precedenti verso la creazione di una vera e propria normativa comune europea sulle procedure di asilo volta a garantire ai rifugiati la possibilità di accedere alla protezione alle stesse condizioni in tutta l'Unione europea. Tenuto conto delle differenze fra le norme nazionali che disciplinano le procedure di asilo negli Stati membri, il compito è stato arduo.
La direttiva, pur lasciando agli Stati membri margine sufficiente per salvaguardare le specificità nazionali e accelerare l'esame delle domande di asilo infondate, prevede importanti garanzie per i richiedenti. Tra queste, in particolare, l'opportunità di ottenere un colloquio personale, informazioni esaustive sin dall'inizio della procedura, una decisione motivata sulla domanda di asilo e il dovere degli Stati membri di venire incontro alle esigenze particolari dei minori non accompagnati.
La direttiva inoltre prevede che tutte le decisioni prese in merito a domande di asilo nell'ambito dei sistemi dei 26 Stati membri partecipanti siano soggette a controllo giurisdizionale. Offre inoltre alle autorità competenti degli Stati membri migliori possibilità per decidere rapidamente in merito alle domande delle persone che legittimamente chiedono all'UE protezione in qualità di rifugiati.
La corretta attuazione delle disposizioni obbligatorie della direttiva è un presupposto essenziale per una procedura comune in materia di asilo, quale auspicata nelle conclusioni di Tampere e ribadita nel programma dell'Aia. Pertanto, in virtù della facoltà conferitale dall’articolo 226 del trattato che istituisce la Comunità europea, la Commissione prenderà le opportune misure procedurali nei confronti degli Stati membri che non hanno ancora comunicato le misure di recepimento adottate.
(*) Caposervizio ANSA
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