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Forum 11
Giuristi & Scrittori
Rubrica
Apr 1 2008 12:00AM - Avv. Olinto Petrangeli
(Rieti)
L’abitudine ad argomentare, il piacere della ricerca e forse un pizzico di vanità personale.
Questo è quello che spinge molti giuristi, avvocati, magistrati, docenti universitari, a lasciare per qualche momento le pandette e i codici per dedicarsi a qualcos’altro consegnando alle stampe, anche di editori famosi, le loro incursioni nella narrativa o nella ricerca storica. Per alcuni il successo è immediato fino a raggiungere posizioni di primo piano nelle classifiche di vendita e nelle recensioni degli esperti. Il nostro direttore ha approvato l’iniziativa di arricchire questo giornale di una rubrica che di volta in volta commenti le novità librarie dei sempre più numerosi giuristi che si cimentano, tra una comparsa e una arringa, in opere letterarie conservando la creatività del giurista e l’esperienza dell’operatore del diritto. Non ci riferiamo ovviamente ai coloro che “istituzionalmente” pubblicano saggi o articoli o trattati giuridici e di consultazione pratica, ma a coloro appunto che alzano gli occhi dal codice per scrutare altri orizzonti del sapere. Questa rubrica ha la pretesa di occuparsi di questo “fenomeno” suscitando la curiosità del lettore e spingendolo a ricercare il libro citato e anche a riconoscere l’autore che a volte ha avuto come collega o come interlocutore in un processo.
I casi dei giuristi scrittori sono numerosi.
Tra i magistrati citiamo Gustavo Zagrebelskj, Gianrico Carofiglio , Giancarlo De Cataldo, Gherardo Colombo, oppure Ettore Randazzo, Simonetta Agnello, il nostro Felice Gianfelice tra gli avvocati per non parlare dell’antesignano degli avvocati scrittori, quel Cesare Rimini autore del divertentissimo “Dica pure avvocato” e del più recente “A casa tutti bene?”, ove narra delle sue esperienze di matrimonialista o di Giovanni Allevi, ormai famoso pianista jazz, con il suo “La musica in testa”, per le edizioni Rizzoli.
Ma andiamo per ordine. E’ uscito in questi giorni per i tipi di Feltrinelli, e sta avendo grande successo, un aureo volumetto di Gherardo Colombo intitolato “Sulle regole”. L’autore dopo trent’anni in magistratura che lo hanno visto protagonista di delicatissimi processi nel periodo di mani pulite e oltre, riflette sulla cultura della giustizia e sul senso profondo delle regole. Il concetto di giustizia - dice l’Autore - è legato alle regole e non esiste il dilemma giusto-ingiusto. E’ giusto tutto ciò che è conforme alle regole, ingiusto ciò che si pone al fuori, per cui ad esempio la esecuzione capitale in Iran è giusta perché prevista dalla legge di quel paese, ingiusta invece sarebbe se eseguita in Italia. La discussione sulle regole e quindi sulla giustizia coinvolge i modelli di società cui le regole si ispirano. Vi è un modello di società verticale basato sulla gerarchia e sulla competitività dove la persona è strumento e qualsiasi sua prerogativa è secondaria e un modello di società orizzontale dove invece le risorse sociali ed economiche vengono impiegate per garantire il rispetto della dignità di ciascuna persona tutelandone i diritti fondamentali, la salute,il lavoro, l’autodeterminazione. In questo tipo di società il rispetto della persona comporta l’imposizione di alcuni limiti ai poteri dello Stato .
E’ la strada tracciata sessanta anni fa dalla Dichiarazione Universale dei diritti e dalla Costituzione Italiana. Ma vi è un argomento più coinvolgente che l’Autore pone: la giustizia non può funzionare se i cittadini non comprendono il perché delle regole, scrive Colombo. Certo all’egoismo, alla conservazione dei privilegi e alla stessa natura umana nella sua finitezza mortale non possono porre rimedio le regole e l’obbligo della loro osservanza imposto dalla stato, solo la consapevolezza del risultato può aiutarci nel cammino per essere liberi, per essere cittadini e non sudditi.
E’ un cammino nel quale più che la meta conta il modo di camminare. «E’ il percorso e non il traguardo a riempire la persona del proprio valore e della propria dignità. Tutti siamo nello stesso sentiero , dipende da ognuno dove questo ci porterà». E’ una conclusione, quella di Colombo, che richiama il Poeta quando ci ricorda che «nati non fummo a viver come bruti».
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