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Li ha rovinati l’America

Bonolis come Veltroni

La dissoluzione del PD si porta via anche il festival sanremese


Feb 20 2009 12:00AM -


(Mestre Hotel Laguna) Cosa rimane del PD? Quello che era prevedibile fin dall’inizio … quello che persino Di Pietro aveva previsto: il nulla. E del Festival di San Remo, cosa rimane, dopo la rivoluzione messa a segno da Bonolis? Domanda retorica. Nulla. Si, è vero, gli Italiani si erano stancati del PD ed i tanti leaders esprimevano ormai liberamente e senza tanti giri di parole il malcontento loro e della gente che rappresentavano. E non è che il Festival fosse invece così tanto gradito… Comunque, nel PD tutti ormai remavano contro. Tanto per citare i rematori più in vista: D’Alema, Chiamparino, Bersani, la Bindi, Franco Marini, Franceschini, ecc. Senza contare l’alleato più scomodo dal dopoguerra ad oggi, Di Piretro. Si trattava quindi di un epilogo ormai annunciato. Ma la cosa più vistosamente incomprensibile era costituita dalla sfacciate performances di Veltroni. Sembrava recitare il ruolo di un sordo cieco che raccontava alle statue di sale con preoccupante convinzione la storiella dell’araba fenice che tutti cercano ma nessuno sa dov’è. In proposito, quando Bersani accusava Berlusconi e Tremonti di stare suonando i violini sul Titanic che affondava, avrebbe piuttosto dovuto riferire la disgustosa scenetta proprio a Veltroni, il quale continuava a recitare la sua favoletta buonista del “we can” , sul light motive del maanchismo più insulso e sfacciato, ritmando le conclusioni delle sue effimere proposte politiche con la grancassa degli insulti a Berlusconi. Intanto il suo Titanic toccava il fondo e si potevano vedere solo le bollicine piene di nulla. Ma, si sa, i neocom come Bersani vedono solo le pagliuzze negli occhi degli avversari politici, ma non si accorgono delle travi che campeggiano nei loro occhi. Ebbene, per un caso fortuito, anche il Festival di San Remo si è trovato a vivere una parabola simile a quella del PD. Dopo 59 anni, sempre le solite facce, quel Pippo Baudo un po’ chiacchierato e un po’ prevaricatore, con l’unica alternativa di un ottuagenario Mike Bongiorno. Solo una tale disperata situazione giustifica l’inopportuno guizzo di fantasia di Del Noce: “Proviamo ancora una volta con Bonolis, tanto, più in basso di così non si può andare. Il consuntivo è scoraggiante: buoni i propositi, mal riposta la fiducia e troppa carta bianca. Ne è venuta fuori una maldestra miscellanea che non c’azzecca nulla con un festival della canzone italiana e che si è qualificata come una caricatura di spettacolo, affetta da sintomi di schizofrenia acuta che si è subito rivelata per quello che era: una sussiegosa prova di improvvisazione contrabbandata per professionismo. Parlano i fatti: il tormentone sui gay proposto e riproposto con spietata determinazione fino alla noia, le inquadrature sul Grillini che “non ci sta”, la caparbia mortificazione dell’immagine della donna e del ruolo delle vallette abilmente santificata da un’unica “stangona” nota per aver recitato una sola volta in un unico film e nella parte di una morta. E’ servita a Bonolis per accreditare l’immagine dell’inutilità delle vallette. Poi tutta la pizza del bimbi africani malati, del Presidente delle Nazioni Unite, dell’assistenza ai portatori di handicap gravi e degli insulti alle istituzioni che non provvedono. Quindi trivialità a non finire, promozione fuori copione delle doti canore dell’amico Laurenti, già noto per la rima con Orione e apprezzamenti pesanti tipo “quanto sei bbona!...”, confusione dei ruoli, tiritere lunghe e monotone recitate come scioglilingua nell’imbarazzante linguaggio romanesco che ha ormai definitivamente seppellito il dolce stil novo. Ci si potrebbe ricavare un saggio di psicologia dal titolo “L’immaturità in un soggetto affetto da delirio d’onnipotenza”. Infine, canzoni di pessimo gusto nei testi e nella musica, battute ovvie e senza senso, sceneggiate in inglese maccheronico, duetti puerili che al confronto “vieni avanti cretino” diventa un capolavoro teatrale. Insomma, un collage di pessimo gusto e di infimo profilo, slegato nei contenuti e caratterizzato da assenza di gusto estetico e da scarsa considerazione per i destinatari. Risultato? Una bestemmia!... Del Noce si sarà probabilmente accorto che in effetti il fondo non era stato ancora toccato. Dopo Bonolis infatti il Festival potrà soltanto risalire. Speriamo che ci sia anche per lui, come per Veltroni, un’Africa che lo attende. Di entrambi ne abbiamo piene le tasche.

 

 

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