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Fenomenologia di una Giustizia innovativa


Dec 10 2008 12:00AM - Rodolfo Calò


(Rieti) Napoli: debutta decreto ingiuntivo telematico. Firenze:praticantato in Tribunale per Avvocati. Milano:riconoscimento europeo al Tribunale. Un avvocato che deve pagare le spese per una causa infondata, una legale che viene rinviata a giudizio perchè si e' fatta sostituire in aula dalla propria gemella, le udienze penali ''top secret'': da Cagliari a Viterbo, passando per Brescia, il mondo forense riserva insidie, curiosità e sviluppi inattesi. Come ad esempio la sentenza del tribunale civile di Cagliari che all'inizio di ottobre ha condannato un avvocato a dividere le spese legali con il cliente perchè questi era stato convinto a portare avanti l'azione legale nonostante la palese infondatezza della causa. La decisione, segnalata dal quotidiano “L'Unione Sarda”, e' una rarità anche perchè il giudice ha assunto autonomamente l'iniziativa, valutando nel comportamento del legale una ''grave negligenza, imprudenza e imperizia professionale''. Il cliente aveva citato una banca davanti al giudice civile ritenendo di aver pagato interessi più del dovuto. In realtà, era stato pagato un debito dopo la notifica di un decreto ingiuntivo al quale il cliente non si era opposto: pertanto, davanti ad un giudicato, la causa civile era persa in partenza, cioè non doveva esser intentata. L'avvocato che aveva insistito nella causa ha commesso quindi una colpa e dovrà (salvo appello) rifondere le spese (circa seimila euro) assieme al cliente il quale era stato ammesso al patrocinio gratuito a spese dello Stato perchè non abbiente. Gli atti sono stati trasmessi anche all'Ordine degli Avvocati ed alla Procura della Repubblica per l'avvio di un procedimento disciplinare. Più curioso, e assurto agli onori delle cronache nazionali, l'episodio creato da due sorelle gemelle: una, avvocatessa e giudice onorario, e' stata sostituita dall'altra, solo laureata in legge, in due processi civili. Sembra la sceneggiatura di un film brillante o la trovata di studenti delle medie alla prese con la corsa campestre, ma e' realtà. E per aver “giocato” sull'aspetto fisico evidentemente proprio identico le sorelle saranno processate a Brescia il 15 gennaio: le gemelle, 54 anni, di Magenta (Milano), sono entrambe accusate di falso e una anche di truffa. Gabriela Giovanna Odisio è giudice onorario presso la sezione staccata di Rho del Tribunale di Milano, l'altra, Patrizia Odisio è quella solo laureata. Sulla base di quanto emerso dalle indagini, la gemella in possesso del titolo di studio e non dello status di avvocato, avrebbe sostituito la sorella in due cause civili, presso il tribunale di Vigevano e davanti al giudice di pace del centro lombardo, dove appunto, quest'ultima avrebbe dovuto essere presente come legale. In realtà l'avvocato Gabriela Odisio, nelle stesse date, secondo la ricostruzione della magistratura bresciana, ha presenziato alle proprie udienze in qualità di giudice onorario nella sezione staccata di Rho del Tribunale di Milano. L'accusa in questo caso e' quindi, per le due gemelle, di falso. Gabriela Odisio deve rispondere però anche di truffa per ''l'ingiusto profitto tratto ai danni'' delle due persone costituitesi poi parti civili, in seguito alla sostituzione avvenuta, da parte della sorella, nelle causa civili davanti al Tribunale e al giudice di pace di Vigevano. Il legale infatti ha chiesto al Tribunale e al giudice di pace di Rho l'emissione del decreto ingiuntivo di pagamento per il proprio patrocinio nella cause in questione. L'avvocato ha, in particolare, allegato alla richiesta d'emissione del decreto i fascicoli di causa e la liquidazione dell'Ordine degli avvocati di Milano a riprova dell'attività prestata. In quelle udienze c'era però, secondo l'accusa, senza titolo, la sorella. D'impatto per la vita forense e giornalistica si un centro vicino al nostro, Viterbo, sono le udienze penali ormai dette “top secret”: il presidente Luigi Gennaro, accogliendo una richiesta dell'ordine degli avvocati, ha fatto cancellare i nomi degli imputati e le relative imputazioni dai calendari delle udienze affissi nelle aule. Sui fogli è indicato solo il numero del procedimento penale. La misura, secondo il presidente, servirebbe a tutelare la privacy delle persone sotto processo. Ma sono subito arrivate critiche: il provvedimento sarebbe illegittimo in quanto la pubblicità dei processi, ad eccezione di alcuni casi specifici - come fanno notare i giornalisti di Viterbo che seguono la cronaca giudiziaria - è sancita dal codice di procedura penale, quindi non è possibile impedire l'accesso al dibattimento. Il provvedimento, tra l'altro, già il primo giorno, ha creato non poche difficoltà agli stessi imputati e ai testimoni, che hanno dovuto girare tra le varie aule per trovare quella giusta. Contro il provvedimento, che contrasterebbe con il codice procedura penale e con la Convenzione europea per i diritti dell'uomo e la libertà personale, secondo la quale la pubblicità dei processi è garanzia di giustizia, hanno annunciato ricorso giornalisti e operatori del settore.

 

 

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