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Da onorario ad adorario La riformicchia di fine novembre Jan 27 2009 12:00AM - Dott. Alberto Morandi (Rieti ) Questo articolo viene scritto alla vigilia di una settimana che sarà contrassegnata dalle proteste indette dall’avvocatura e dalla magistratura onoraria di tribunale. Nessuno resterà sorpreso nell’apprendere che la concomitanza delle due agitazioni non obbedisce a criteri di programmazione strategica congiunta, ma è un risultato random derivante da motivazioni sindacali del tutto differenti.
In termini generali, è abbastanza corretto dire che l’una e l’altra categoria invocano, inascoltate, una riforma della giustizia; questo non significa che richiedano le stesse cose e pensino, in primis, alle intercettazioni telefoniche, che pare abbiano guadagnato la pole position nell’agenda del Guardasigilli.
Quest’ultimo tema risulterebbe, forse, più appassionante se non se ne facesse questione di grandi teorizzazioni concettuali, ma di buon senso. Stranamente, le varie occasioni di risparmio – che consentirebbero addirittura di incrementare le intercettazioni, riducendone il costo - restano sempre escluse dal discorso.
La sovrana indifferenza dell’amministrazione della giustizia agli esborsi, che pare corrente in questo specifico settore, non si propaga al resto del contesto. E’ un vero peccato, ad esempio, che manchino poi i fondi per l’acquisto di materiale cartaceo, destinato a funzioni più o meno elevate, o che si debbano tagliare i compensi a difensori e magistrati.
Lascio la situazione dei compensi per patrocinio a spese dello Stato a più autorevoli commentatori, soffermandomi solo sul nuovo trattamento economico dei m.o.t.
La riformicchia di fine novembre non ha modificato molto gli introiti degli onorari applicati ad alcune grandi sedi - dove l’udienza interminabile è abituale - ma ha falcidiato quelli di chi opera in tutte le altre, dove, invece, è normale terminare presto.
E’ stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso, per una categoria il cui malcontento era già forte.
Lo stato di agitazione proclamato dalla Federmot sin dal mese di settembre scorso, ha come obiettivo quello di svegliare il governo, affinché attui in tempi brevi gli ordini del giorno recentemente approvati sul punto dalla Camera.
Si continua a denunciare il paradosso di una giustizia italiana fondata sul precariato.
In origine questa era una vertenza sindacale cara solo alla magistratura onoraria, ma il tema inizia ad essere sentito anche dall’avvocatura. L’Avv. Maurizio De Tilla, presidente dell’OUA, prendendo atto del fondamentale contributo dei magistrati onorari allo smaltimento dei processi, ha recentemente denunciato le condizioni in cui questi si trovano a lavorare, definendo «fondamentale» l’esigenza di «garantire pari dignità tra magistratura onoraria e magistratura togata, sia sul piano dell'inquadramento giuridico sia sotto il profilo del trattamento economico e previdenziale».
Possiamo solo augurarci che il segnale venga raccolto, perché è decisamente triste tornarsene a casa con 98 euro lordi, dopo un’udienza durata duecentocinquantacinque minuti.
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