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Forum 16

La legge e la sua giustizia

Saggio di Gustavo Zagrebelsky Edizioni Il Mulino


09/09/2009 - Olinto Petrangeli


(Rieti)
E’ questo il titolo del nuovo saggio di Gustavo Zagrebelsky pubblicato in questi giorni dalle Edizioni” Il Mulino”. Zagrebelsky, già professore ordinario di diritto costituzionale di Torino, allievo di Norberto Bobbio, già presidente della Corte Costituzionale, ha scritti moltissimi di saggi nei quali approfondisce il concetto di diritto e quello di legge lontano dalla definizione che ne dà il puro tecnico del diritto, per cui dalle sue riflessioni viene fuori una configurazione nuova, o forse antichissima, di questi concetti fondamentali per la convivenza della società moderna e che contraddistinguono la cultura del nostro tempo. Il filo conduttore del saggio, che qui vogliamo commentare, è l’idea di una doppia anima del diritto: quella che si esaurisce nella applicazione di formule giuridiche e quella che invece ricerca il fondamento della sua legittimazione. Questa nascosta differenza viene in evidenza soprattutto quanto ci troviamo di fronte a casi concreti,valga per tutti la legge sul testamento biologico di recente approvata dal Senato. «Che cosa è la legge?» domanda Alcibiade a Pericle sentendosi rispondere che si considerano leggi tutti quei dettami che il popolo, dopo essersi riunito in assemblea e dopo aver deliberato a maggioranza, fa mettere per iscritto dichiarando ciò che si deve fare e ciò che non si deve fare. Ma io credo – continua Pericle – che tutto quello che costringe qualcuno a fare qualcosa, senza che ne sia persuaso, sia sopraffazione piuttosto che legge. La legge è la deliberazione di chi governa (a seconda dei casi: il despota, gli oligarchi, o il popolo riunito in assemblea) ma perché la legge sia legge deve persuadere l’altra parte, quella che non ha partecipato alla determinazione del contenuto della deliberazione. Se manca la “ persuasione” dell’altra parte, la legge sarà legittima nella forma, ma in effetti è sopraffazione e arbitrio Le teorie odierne della democrazia si basano su un più o meno temperato diritto della maggioranza a mettere per iscritto la propria legge e sulla proclamazione del dovere della minoranza ( l’altra parte) di piegarsi. La regola è che il governo spetta alla maggioranza e la legge legittima è quella che è decisa dalla maggioranza. Nel dialogo di Alcibiade e Pericle invece la legge legittima è quella che persuade la minoranza dal termine greco peitas cioè indurre con la persuasione, convincere e nella forma passiva di persuadersi, lasciarsi convincere . Dunque la legge è vera legge quando chi non l’ha fatta, e quindi non la considera sua, è nondimeno persuaso che essa sia legittima e quindi la osserva senza il ricorso alla forza. Parrebbe di vedere – dice l’Autore – una anticipazione della democrazia radicale di Rousseau dove la legge , per quanto fatta da qualcuno, è espressione delle volontà generale che non conosce divisioni perché interpreta la volontà di tutti: interpreta e non impone; è un atto di verità più che di volontà. Sarebbe facile, portando la riflessione ai nostri giorni, concludere che una legge è legittima se rispetta nella sostanza la Costituzione che è stato il punto di incontro delle varie culture e delle varie ideologie della nuova Italia. Ma sentiamo subito l’obiezione: ma allora volete il superamento della sovranità statale. No di certo, è la risposta: ma l’idea di un diritto costituzionale aperto presuppone se non il superamento, certo un allentamento del suo imprinting. Magari avessimo governanti come Pericle!

 

 

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