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Ostacoli alla Fede

La Chiesa Cattolica si interroga

I fedeli sono frastornati e increduli


16/05/2010 -


(Rieti)  

E’ opinione comune che la Chiesa cattolica abbia necessità urgente di rinnovarsi e di adeguare il suo linguaggio a quello delle generazioni presenti, per essere compresa da queste e per non rimanere quindi irrimediabilmente isolata. Le chiese sono vuote, i pochi fedeli sono ormai disincantati, vanno a Messa di rado, assumono l’ostia consacrata senza passare dal confessore, ripetono il Credo per abitudine, senza riflettere, per paura di non trovare risposte e non fanno domande per non essere sospettati di miscredenza. La fede personale si basa sulla sola speranza e i dogmi appaiono come una materia sconcertante e rappresentano nell’immaginario comune l’incastellatura di un mero apparato, piuttosto che il fondamento essenziale ed esistenziale dei credenti. Le vocazioni si sono ridotte all’osso e il problema non si risolve di certo con le immissioni anomale di preti africani, indiani e latino-americani, per i quali la vocazione è spesso un mezzo per fuggire dal terrore e dalla miseria o un espediente per guadagnare il diritto di vivere in una società libera e progredita. Ma non solo di questo soffre la Chiesa, perché tra la realtà ecclesiastica e la società civile si frappone uno schermo di incomunicabilità che ha radici profonde e che solo occasionalmente consente una sorta di osmosi passiva tra la filosofia della vita com’è insegnata dal clero e la filosofia della vita com’è percepita dagli uomini, in rapporto con il trascendente. Dal confronto tra le due realtà contrapposte nasce lo scontro tra le differenti visioni dei problemi che interessano la Chiesa. Da una parte la proiezione dell’esigenza umana di eterno inquinata dai prodotti dell’evoluzionismo sostanziale e dal relativismo contingente. Dall’altra la tendenza delle gerarchie ecclesiastiche ad esercitare il potere sulle coscienze. Si ratta di una tendenza che è nel DNA dell’uomo di chiesa, che gli viene inculcata fin dagli anni del seminario insieme ai parametri che definiscono la la figura giuridica del sacerdote: rappresentante di Cristo sulla terra e tramite insostituibile tra Dio e gli uomini nell’amministrazione dei sacramenti. Ecco, questa premessa ha generato e genera tutte le storture di un rapporto che mira a condizionare le menti dei fedeli, a sottometterli e in taluni casi a plagiarli. Il convincimento della superiorità morale ha incoraggiato le menti distorte del clero deviato a compiere abusi sui minori ed ha permesso, come sembra accertato, a molti Vescovi irreprensibili di tollerare nell’ambito della chiesa, in molte nazioni, la pedofilia ed altre storture che riguardano la sfera sessuale, con l’intento dichiarato di non creare scandalo. E’ evidente che il precetto evangelico che invita colui il quale dia scandalo ai minori a legarsi una macina al collo e gettarsi nel profondo dell’oceano, non solo è stato disatteso dai responsabili, ma è passato inosservato anche ai Vescovi i quali si sono limitati a trasferire da una parrocchia all’altra questi esseri immondi, consentendo loro addirittura di continuare ad amministrare i sacramenti e di violare l’innocenza di altri minori. Vergogna!...

Questa Chiesa è figlia di un potere temporale che si dice assopito, ma che di fatto continua ad essere esercitato.

All’indomani del Concilio Vaticano Secondo la gente ha cominciato a domandarsi cosa fosse successo. Non riconosceva più la liturgia, non riusciva a concentrarsi. I preti in camicia e pantaloni gli sembravano sempre meno ministri del culto e sempre più cittadini comuni dotati di pochi pregi e molti difetti. I provvedimenti di modifica della liturgia introdotti dopo il Concilio risultarono subito incomprensibili ai più. L’allontanamento dei fedeli dalla pratica religiosa era inevitabile. Pian piano la spiritualità, il raccoglimento, che sono istanze forti dell’individuo, andarono a farsi benedire. Quei pochi fedeli che si ritrovano oggi a far la comunione non si confessano più, prendono l’ostia consacrata con le mani e se la infilano in bocca con gesti di routine, mentre chitarre e tamburelli scandiscono ritmi da discoteca.

Il risultato del reciproco rincorrersi e ricercarsi, senza raggiungersi, senza trovarsi, senza riuscire a convincere l’altro delle proprie tesi,

è il radicamento di ciascuno sulle sue posizioni, senza il minimo accenno ad una accettazione tollerante o alla ricerca del dialogo. Negli ultimi anni si sono verificati tentativi di confronto tra i gestori delle religioni monoteiste, con incontri di preghiera concordati e condivisi. Molto rumore, qualche speranza, ma nessun risultato concreto, perché alla fine ciascuno è rimasto sulle sue posizioni e da quelle posizioni ha fatto ben capire che non si sarebbe spostato per nessuna ragione. D’altronde, come si fa a pretendere che un rabbino possa condividere le posizioni teologiche di un mullah o di un prete cattolico e viceversa? Il dialogo e la ricerca di ciò che unisce, sono difficili persino tra Cristiani.

Con gli Anglicani il filo diretto non si è mai interrotto del tutto, ma permangono storiche opposizioni che secoli di riflessione non sono riusciti a smussare o far dimenticare. Con i Luterani la frattura è ancora più importante ed i motivi del dissidio non sono stati rimossi perché nella Chiesa di Roma, sia pure sotto veli di ipocrisia, le pratiche messe in discussione da Lutero si sono purtroppo perpetuate. Con la Chiesa ortodossa è proseguito invece un rapporto di contrapposizione storica, stigmatizzata dal predominio territoriale, acuita dalla lunga parentesi totalitaria comunista che ha interessato le Russie e sostenuta da atteggiamenti contrapposti di superiorità ideologica documentati da messaggi che hanno confermato una sorta di accettazione reciproca, autoritaria e contrapposta, sorretta dal proposito della non ingerenza e dal perpetuarsi dalla divisione. Si tratta di problemi secolari che nessun Papa sarà mai in grado di affrontare o risolvere. Non ci facciamo illusioni, dunque, sulla capacità della Chiesa di affrontare i problemi che la affliggono a partire dall’ultimo Concilio.

Di recente è esploso il problema dei preti pedofili. La società civile, agnostica e laica (per non dire anticlericale o comunista), ha aggredito il Vaticano, persino la persona del Papa, accusato senza prove di avere in passato coperto qualche consacrato resosi responsabile di atti di pedofilia. In questi casi si levano cori di soloni prodighi di soluzioni, che muovono rimproveri ed emettono condanne. In effetti tutti abbiamo una nostra idea sulle cause del problema. Possiamo anche provare a parlarne, ma una cosa è certa: la Chiesa non terrebbe in alcun conto le nostre indicazioni che pertanto sono destinate a rimanere nel limbo delle ipotesi. Personalmente auspicherei una serie di provvedimenti coordinati che partano dall’introduzione di severe prove di selezione psicoattitudinale nel reclutamento dei sacerdoti e dei religiosi (comprese le religiose). Ma non solo per evitare i casi di pedofilia, ma per appurare l’idoneità alla socialità, l’assenza di livori, la capacità di reagire quando monta la collera che è u n fenomeno ancestrale e naturale, ma che deve essere controllato e contenuto.

La scorsa settimana ho seguito i lavori di un meeting giuridico, avente lo scopo di suggerire ad avvocati e procuratori metodi per il controllo della collera nei rapporti con giudici, colleghi e clienti. Si trattava di suggerimenti psicoterapeutici consistenti nell’esame personale delle “ferite” subite nell’infanzia, onde trarne elementi di valutazione sui propri comportamenti ed indurre modifiche nel carattere e nel tratto. Mi è venuto spontaneo considerare che la materia potrebbe molto interessare anche le gerarchie militari perchè potrebbe essere proficuamente introdotta nella formazione dei quadri ufficiali e sottufficiali delle forze armate e dei corpi di polizia. Approfondimenti in tal senso sarebbero utili persino nella formazione dei docenti. Perché dunque non prevedere anche nella formazione dei consacrati lezioni ed esercitazioni di psicologia applicata, ma soprattutto perché non selezionare i consacrati mediante test psicoattitudinali atti ad escludere con largo anticipo i non idonei. La stessa cosa è stata proposta da Berlusconi per la selezione dei giudici, suscitando un coro di polemiche. Ma dovrebbe farsi non solo per i giudici, ma per tutti coloro che sono chiamati ad interagire soprattutto con i minori, quindi scuola, palestre, società sportive, scout. Ma anche e obbligatoriamente per tutti coloro che lavorano ad uno sportello, primariamente nel pubblico, ma anche nel privato. Ad esempio la catena che gestisce gli Autogrill sulle autostrade, prepara già i suoi operatori (baristi, cassieri) a resistere alle provocazioni dei clienti, generalmente stanchi e stressati dal viaggio e comunque appartenenti a ceti sociali e categorie di ogni genere.


 

 

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