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Gli scritti di Sun Zi

La guerra come un insieme

Riflessioni globali sulla guerra


15/07/2008 - Massimo Iacopi


(Perugia)  

Premessa

 

La guerra come un insieme. Degli scritti di Sun Zi solo qualche frase è ricordata. Invece di mettere in evidenza gli aspetti pragmatici della tattica o della strategia indiretta Sun Zi ha preferito sviluppare un insieme di riflessioni globali sulla guerra che hanno semplificato oltremodo un pensiero decisamente complesso I tredici articoli di Sun Zi (Sun Zi Bing Fa), redatti nel 512 avanti Cristo per il sovrano Helu de Wu, all’epoca dei Regni Combattenti, formano il più antico “corpus” sistematico di trattato militare conosciuto e presentano un ventaglio completo delle possibilità concernenti uno scontro armato, basato non solo sull’impiego diretto delle forze disponibili ma anche sull’utilizzazione di tutti quegli effetti indiretti che possono contribuire alla vittoria, anche al limite senza dare battaglia.

Esiste una tendenza generalizzata a riassumere il suo pensiero in una apologia della guerra indiretta. Ma questo punto di vista non sembra essere esaustivo riguardo al suo pensiero. Sebbene egli propugni l’attrito e l’usura dell’avversario come preliminare a qualsiasi scontro, che potrebbe rendere quest’ultimo inutile in caso di crollo prematuro, egli non rinnega in ogni caso l’opportunità di uno scontro diretto. Esso viene considerato come il risultato di una strategia indiretta preparatoria che, quando ben condotta, può portare da sola alla vittoria.

Gli aforismi estratti da questi scritti orientali sono ormai citati ovunque in modo avulso e puntuale, come una ricetta per problemi specifici, ma essi formano nella realtà un insieme coerente e si completano gli uni e gli altri a vicenda. Come avviene spesso con i testi teorici, impiegare delle logiche in modo separato dal contesto senza collegarle fra di loro, si corre il rischio di snaturarne il senso globale.

Lungi dal soffermarsi solo sugli aspetti strettamente militari dei conflitti, Sun Zi considera il problema degli scontri armati nel loro complesso, si interroga sulle connessioni con il mondo politico e le conseguenze economiche, sottolineando inoltre anche i rispettivi ruoli dei dirigenti politici e militari ed i rapporti reciproci che li legano.

 

Il quadro di situazione o prima di Sun Zi

 

Nel periodo precedente agli scritti di Sun Zi in Cina i conflitti avevano uno sviluppo molto rituale dal quale il pragmatismo era praticamente escluso.

La sequela infinita di scontri, sempre più estesi, fra gli stati feudali dell’epoca mette progressivamente in evidenza la necessità di disporre di soldati professionisti capaci di ottimizzare le costose risorse militari ed in tale contesto la strategia militare diviene l’elemento determinante e condizionante per la morte o la sopravvivenza di uno stato.

Di fatto dal 722 al 481 avanti Cristo, nel periodo detto delle Primavere e degli Autunni, sono stati catalogati più di 933 conflitti fra stati feudali che porteranno, all’inizio del 5° secolo alla sopravivenza di solo pochi grandi entità egemoni, i Regni Combattenti, fra i quali quello dei Qin, che imponendosi sugli altri, darà poi vita all’impero cinese.

Gli effettivi degli eserciti, inizialmente ridotti, aumentano progressivamente in maniera considerevole, parallelamente alla capacità degli stessi stati di mantenere forze più consistenti, attraverso lo sviluppo di una amministrazione e la disponibilità di maggiori risorse, conseguenti al miglioramento delle tecniche applicate all’agricoltura. In tale trend nel 223 avanti Cristo l’armata dei Qin raggiungerà la ragguardevole cifra di ben 200.000 effettivi.

Nello stesso periodo di tempo le guerre vedono aumentare progressivamente la loro durata. All’inizio dell’epoca delle Primavere e degli Autunni gli scontri armati non superano le due, tre giornate, per raggiungere, al termine della stessa epoca, una durata superiore ai dieci giorni. Al tempo dei Regni Combattenti i tempi si allungano, le manovre divengono complesse e la guerra d’assedio viene ad occupare una parte di rilievo, in quanto le città sono ormai divenute centri politici ed economici di grande importanza.

Questi cambiamenti strutturali dei conflitti si accompagnano, alla fine del 4° secolo, ad una evoluzione nelle tecniche degli armamenti, Il ferro sostituisce progressivamente il bronzo e la balestra gioca un ruolo crescente, tanto che la cavalleria vede in tale contesto una crescita molto lenta.

In definitiva il periodo dei Regni Combattenti è la sola epoca nel corso della quale vengono in conflitto degli stati con delle forze relativamente comparabili fra di loro ed appartenenti allo stesso mondo cinese. In queste condizioni la capacità di “dominare” l’arte della guerra viene a costituire uno dei fattori primordiali per la vittoria o la sconfitta. La crescita territoriale degli stati, sempre più potenti, il gioco delle alleanze e dei tradimenti, la necessità di sviluppare una visione globale della guerra, l’influenza sempre maggiore del ceto militare negli affari civili, danno origine alla nascita di una ricca riflessione strategica. In tale contesto gli strateghi cinesi sono portati dagli stessi eventi a ripensare la guerra nella sua globalità: dalle manovre sul terreno, al loro costo, per arrivare alle questioni logistiche, ai fattori psicologici, morali, politici e diplomatici. Il trattato di Sun Zi in tale contesto è dunque il simbolo emblematico più conosciuto e l’espressione più coerente di un tale situazione.

L’epoca dei Regni Combattenti é di fatto uno dei periodi più tormentati della storia della Cina ma è ugualmente anche uno dei più floridi dal punto di vista intellettuale. Proprio in questo periodo prendono corpo e vengono formulate le grandi correnti filosofiche che domineranno poi i modelli di pensiero del mondo culturale cinese, confucianesimo, taoismo e nel cui contesto si situano anche le riflessioni sulla guerra.

 

L’opera di Sun Zi

 

In definitiva Sun Zi, cinquecento anni prima di Gesù Cristo, può essere riconosciuto come il vero fondatore del pensiero strategico in Cina. Egli afferma la volontà di trattare razionalmente e con pragmatismo il fenomeno della guerra ed è all’origine di un modo di pensare “orientale” in cui il principio dell’economia assume un aspetto prevalente. Per Sun Zi la più brillante vittoria è quella che si ottiene senza combattere, evitando le battaglie, peraltro sempre molto costose. Grande posto trovano in tale contesto l’utilizzo di tecniche di inganno e l’impiego di idonei stratagemmi. Contrariamente all’Occidente non si tratta di trionfare sull’avversario “con gloria”, ma soprattutto senza sforzi rovinosi per lo stato che li conduce. Di fatto nel suo capitolo introduttivo il filosofo sottolinea che “la guerra è la via della sopravvivenza o dell’annientamento di uno stato” non solo per la possibile sconfitta sul campo ma anche per effetto di un elevato ed insopportabile costo economico, umano e politico del conflitto. Prolungare la guerra oltre il necessario è sempre un errore e “l’armata deve vincere l’avversario il più rapidamente possibile”. Insomma la vittoria deve essere ottenuta in modo rapido con qualsiasi mezzo, proprio per evitare conflitti economicamente rovinosi per lo stato coinvolto. In tale ottica il pensatore cinese ci fornisce nell’articolo n. 3 dei suoi scritti una semplificazione dello sviluppo ideale di una guerra: “ la cosa migliore è di concentrarsi prima sui piani del nemico, poi sulle sue alleanze e quindi alle sua forze”.

L’introduzione di principi realistici, tendenti all’ottimizzazione dell’efficacia, cambia radicalmente i dati del problema e solo la vittoria diviene l’elemento essenziale a prescindere dai mezzi impiegati. Ecco dunque che il nostro stratega mette così a punto un sistema di riflessioni che, adattandosi perfettamente a questo nuovo stato di cose, propone un approccio realista ed obbiettivo riguardo i mezzi necessari per riportare la vittoria contro un avversario.

Il testo nel suo complesso può essere ripartito in due sezioni, delle quali la prima parte è più orientata alla strategia mentre la seconda è incentrata essenzialmente sulla tattica. Nonostante che la seconda parte sia per certi aspetti relativamente superata, si può tuttavia constatare che la maggior parte dei precetti sviluppati nel testo conservano ancora una certa validità universale. Di fatto essi sono ancora applicabili con un minimo di adattamento a prescindere dall’epoca e dai mezzi impiegati.

 

 

Il pragmatismo

 

Si è spesso voluto opporre il Clausewitz a Sun Zi, considerando il primo fautore della guerra totale mentre il secondo presenta una visione più moderata ed umana. Questa diffusa opinione appare pericolosa e fuorviante perché potrebbe indurre a pensare che lo stratega cinese non è pronto e disponibile a mettere in gioco tutto per la vittoria; cosa che è evidentemente falsa. L’approccio di Sun Zi al problema è decisamente più pragmatico e meno teorico di quello del Clausewitz (non dimentichiamo che gli scritti del prussiano sono incompiuti ed hanno più un carattere filosofico). Le limitazioni o cosiddette restrizioni imposte alla guerra totale dallo stratega cinese si individuano piuttosto nel campo tattico. L’esempio del nemico circondato al quale bisogna lasciare una via di fuga e l’esempio più efficace. Sun Zi in questo come in altri casi non è mosso dal un sentimento di umanità ma piuttosto dall’esigenza di una saggia amministrazione delle proprie forze. Di fatto un qualsiasi combattente, presa coscienza di non avere più una via di fuga, sarà forzato a combattere con tutti mezzi per la sua sopravvivenza (tra l’altro in determinate situazioni Sun Zi preconizza una condizione analoga per le proprie forze per ottenere il massimo degli sforzi). Bisogna quindi lasciare al nemico una possibilità di tradire e di salvarsi, possibilità che può peraltro essere suggerita e amplificata per mezzo di “quinte colonne” o agenti di destabilizzazione interna. In ogni caso in una tale situazione, a prescindere dalle diserzioni che potrebbero comunque verificarsi nelle forze avverse, non si può escludere a priori che lo stesso comandante nemico possa decidere di ritirarsi, lasciando così libera l’area contesa senza molta resistenza. Per mantenere il proprio vantaggio sull’avversario, deve comunque essere ricercata e conservata l’iniziativa. Ciò può essere ottenuto per mezzo di operazioni complementari dirette o indirette che permettono di trarre vantaggio dai problemi indotti nel partito avverso, preservando le proprie forze.

 

 

 

 

Guerra e Politica

 

E’ possibile comunque affermare che i principi di Sun Zi e quelli del Clausewitz almeno in punto collimano perfettamente, laddove si sottolinea che la guerra e la politica sono strettamente legate. E’ proprio da questa constatazione che lo stratega cinese trae il motivo e la sua predilezione per la strategia indiretta. Prima di lanciare le proprie forze in uno scontro costoso e rischioso, è necessario ed opportuno minare il campo avverso con tutti i mezzi disponibili. Ma per Sun Zu il politico ed il militare rimangono due spazi nettamente separati e circoscritti. Una volta che il principe ha effettuato la scelta su chi deve dirigere le operazioni militari, egli deve comprendere che questa delega di poteri è reale e totale. Qualsiasi ingerenza, anche minima, potrebbe costare caro nella battaglia. Gli errori più frequenti non sono necessariamente dovuti ad una volontà di controllo delle operazioni, che potrebbe provocare degli errori strategici o tattici. Questi potrebbero semplicemente decorrere dall’incompetenza, dalla scarsa conoscenza dello strumento militare da parte del dirigente politico, che per certo non è la persona più adatta a prendere delle decisioni in tale settore. E’ la stessa ragione che sconsiglia di delegare tale controllo ad una terza persona, caso che non ha alcuna ragione di essere specie se il principe ne possiede le qualità.

Il ruolo del principe si deve in ogni caso limitare a definire gli obiettivi politici da perseguire con le operazioni, a designare il comandante delle forze, rimando al di fuori dello spazio strettamente militare.

 

La strategia indiretta preliminare

 

Come evidenziato precedentemente, Sun Zi, prima dello scontro armato preconizza tutta una attività orientata preliminarmente ai piani ed alle alleanze del nemico. L’obbiettivo può essere conseguito frustrando le intenzioni dell’avversario prima della loro realizzazione, opponendogli un piano di inganno organizzato per le sue intenzioni strategiche, creandogli confusione ed impedendogli conseguentemente di prendere delle buone decisioni. Le informazioni e la raccolta di dati informativi è un elemento primordiale per le nostre decisioni ed occorre che il nemico non ne possa beneficiare. L’inganno e la disinformazione ed il doppio gioco rappresentano dei mezzi necessari in tale situazione, perché rendono il gioco più complesso e la realtà più difficile da percepire da parte dell’avversario. La forza di tale azione risiede nella sua completa indipendenza dai mezzi militari e dalle forze disponibili. Una condizione di inferiorità numerica e di potenza rispetto all’avversario non impedisce in alcun modo di mettere in opera una campagna di disinformazione. Anzi delle volte si può ottenere il vantaggio di utilizzare convenientemente anche gli stessi mezzi dell’avversario (utilizzare il sistema di comunicazione del nemico per lanciare una campagna di disinformazione).

 

Il sistema informativo

 

Gli agenti informativi occupano un posto di rilievo nei conflitti, il che spiega anche che un intero articolo, il 13°, gli sia stato dedicato. In tale settore occorre considerare i fatti con obiettività e se necessario assumere delle provvedimenti radicali. Il fine giustifica i mezzi ed è assolutamente necessario concentrarsi sugli scopi da perseguire, in un quadro di economia delle risorse. Essi operano generalmente prima e preliminarmente al conflitto armato, raccogliendo informazioni e svolgendo attività di disinformazione, ma gli stessi conservano intatta tutta la loro importanza anche durante le operazioni. Le informazioni raccolte possono essere di notevole importanza per le decisioni dei dirigenti militari e la divulgazione di false notizie verso il nemico servono a mascherare le vere intenzioni delle nostre forze. Gli agenti informativi continuano comunque a giocare un importante ruolo indiretto nel destabilizzare l’avversario e nel diminuire la coesione morale delle sue forze. Notizie infondate, false informazioni ed ogni sforzo tendente a minare l’autorità e la coesione nemica deve essere intrapreso e condotto con vigore per indurre l’avversario ad una resa più rapida. La distruzione della società avversaria è decisamente preferibile alla distruzione dei suoi beni, in quanto tale azione risponde meglio agli obiettivi politici senza nuocere agli obbiettivi di natura materiale. In un caso estremo si potrebbe arrivare ad investire militarmente e conquistare una piazza forte intatta in tutti i suoi materiali, abbandonata dai suoi difensori.

 

Una riscoperta

 

Dopo essere divenuto a partire dal 2° secolo avanti Cristo un classico indispensabile nel mondo cinese ed essere stato oggetto di studi approfonditi nel Giappone sin dal dall’8° secolo della nostra era, l’opera di Sun Zi è caduta progressivamente nell’oblio nel corso dei secoli, parallelamente al progressivo isolamento del mondo cinese ed al conseguente impoverimento o fossilizzazione del suo pensiero strategico. Come è possibile che la Cina imperiale, che pure ha inventato l’arte della guerra, non sia diventata nella storia moderna una grande potenza militare, pur avendone tutte le possibilità ed ha subito per contro nel corso dei secoli una vera e propria fossilizzazione? Sicuramente tutto ciò non può essere imputato ad una carenza di riflessione strategica, ma piuttosto alla pervicace resistenza ai cambiamenti da parte del suo sistema politico culturale, basato sul “mandarinato”, casta da sempre detentrice del monopolio del potere. Tale ceto dominante è in effetti quello che ha impedito nel corso dei secoli la crescita di nuove categorie emergenti, possibili portatrici di cambiamenti o di “rivoluzioni”. A tutto questo si deve forse aggiungere che la pratica assenza di ogni qualsiasi rivoluzione militare nel mondo cinese potrebbe essere collegata anche al fatto che nel corso della sua storia, almeno fino all’irruzione delle potenze occidentali, la Cina non ha mai veramente avuto nemici alle frontiere, tali da potersene preoccupare.

Con la rivoluzione cinese del 20° secolo Sun Zi torna alla ribalta nella nuova Cina, ridivenendo testo di studio nell’Università della Difesa e nelle Accademie. Da qualche decennio anche in Occidente si assiste ad una rivalutazione ed una riscoperta dei principi sviluppati dal generale cinese. Le opere che analizzano i suoi scritti si sono moltiplicate e sono estremamente numerose ed in tutte le lingue. Il nuovo ordine mondiale uscito dalla 2^ Guerra Mondiale aveva bisogno di nuove idee per consentire alla nuove potenze emergenti di espandersi senza scontrarsi direttamente. Dopo il crollo dei Sovietici la potenza americana si trova a fronteggiare dei nuovi avversari che, a causa della loro limitata disponibilità di risorse, sono necessariamente obbligati ad impiegare prevalentemente delle strategie indirette.

Dopo il Clausewitz, ormai largamente criticato, la strategia occidentale ha trovato un nuovo filone di pensiero che tra l’altro mostra in maniera evidente il vantaggio di spiegare meglio le azioni o le manovre di certi avversari orientali. Bisogna però essere cauti e diffidenti davanti ad una letteratura a volte prolissa e che talvolta si sofferma solo su alcuni aspetti particolari del pensiero di Sun Zi. Egli, contrariamente a quanto a volte riportato da alcuni studiosi, non afferma categoricamente che non bisogna dare battaglia o iniziare un assedio, ma piuttosto sottolinea che tali azioni debbono essere considerate quali ultime risorse, al fine di completare e concludere il complesso delle operazioni, nel caso che la vittoria non sia stata ancora conseguita.

Con tale affermazione Sun Zi non mette in discussione l’opportunità o la necessità dello scontro diretto, ma, più semplicemente, ritiene che la strategia indiretta debba essere preminente poiché essa, da sola e con il male minore, potrebbe essere sufficiente alla vittoria finale. Ed è in tale contesto, proprio perché l’ipotesi dello scontro diretto non può essere esclusa a priori, che il filosofo nei suoi scritti prefigura successivamente per tale evenienza, una serie di principi da rispettare, fra i quali, la rapidità, è sommamente giudicata essenziale.

 

Sun Zi e la gestione d’impresa

 

Il pragmatismo e l’universalità dei principi stabiliti da Sun Zi, hanno da qualche anno spinto anche gli economisti ad applicarli nel mondo degli affari e dell’impresa. Il motivo per cui i principi militari dello stratega sono stati ripresi dalle direzioni di impresa, si basa essenzialmente sulla logica metodologica o sul processo concernente le decisioni in situazione di stress. L’importanza accresciuta delle operazioni di gestione di impresa e la loro complessità consentono oggi di trasporre e mutuare in tale contesto molti dei principi dalla letteratura militare, anche al di là dello stesso Sun Zi e di impiegare nel nuovo ambiente numerosi termini tecnici specifici, il cui uso è ormai oggi generalizzato.

Alcuni autori, sull’esempio del ricercatore asiatico Ong, tentano di andare più avanti nel discorso ed arrivano persino a trovare nel testo di Sun Zi tutte le tappe della concezione strategica e della gestione d’impresa moderna. La prima tappa (art. 1) concerne la definizione esatta dello scopo a cui tende l’operazione. Subito dopo viene l’analisi dell’ambiente (art. 1) e la valutazione dei punti forti e delle vulnerabilità proprie e delle forze avversarie. E’ importante in tale contesto di possedere delle informazioni affidabili per essere sicuri di prendere delle decisioni valide. La tappa successiva riguarda la focalizzazione e l’esatta individuazione degli obiettivi, così come la definizione della strategia necessaria (articoli 2 e 3), che non può prescindere dall’esame delle risorse necessarie. L’impostazione dei programmi che tendono al raggiungimento degli obiettivi previsti devono necessariamente accompagnarsi ad un piano di riserva in caso di difficoltà o di insuccesso (articoli 4 e 6). Qualsiasi esecuzione di un piano richiede preliminarmente una ricognizione del terreno e delle condizioni in cui lo stesso deve svilupparsi (Art. 7). La sua effettiva esecuzione richiede un perfetto controllo delle comunicazioni, della direzione e del comando così come una discreta flessibilità per adattarsi alle circostanze (Art. da 8 a 11). Infine la gestione e la raccolta di informazioni sono dei corollari indispensabili al tutto, perché consentono uno sviluppo coerente e l’adeguamento dei mezzi al mutare delle situazioni. (articoli 12 e 13).

 

Conclusioni

 

In sintesi, lungi dal fare l’apologia della guerra, Sun Zi considera il fenomeno piuttosto come una pericolosa necessità, che, pertanto, occorre studiare in maniera razionale e globale e preparare metodicamente. Partendo da ovvie constatazioni e da principi semplici, scaturiti dall’osservazione e da una riflessione approfondita, egli imposta un sistema che vale più per la sua esemplarità che per le sua esaustività. In effetti, ad un indagine più approfondita, i precetti assoluti da rispettare non sono poi molti; una volta assimilati i principi basilari, l’attitudine da adottare rimane sempre ed essenzialmente fondata sulla propria esperienza, sul proprio sistema di pensare, il tutto in un quadro generalizzato di pragmatismo e di buon senso.

In fin dei conti la grande lezione che viene dal maestro cinese è appunto quella di apprendere a riflettere obiettivamente, partendo da informazioni affidabili e quindi decidere ed agire conseguentemente sulla via di minore resistenza o di maggiore economicità.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SUN ZI BING FA 

 

(L’Arte della Guerra di Sun Zi)

 

 

Articolo 1 (shi ji pian o dei piani)

 

Definizione delle 5 variabili che devono decidere sulla guerra:

•          la virtù (del sovrano che deve permettere l’accordo con il popolo);

•          il cielo (le stagioni e la meteorologia);

•          il terreno (aspetto, distanze, utilizzazione tattica);

•          il generale (sue qualità);

•          il metodo (organizzazione delle risorse umane e materiali).

Le qualità necessarie ad un buon generale:

la preminenza iniziale della politica sul militare (eccezion fatta per il terreno)

l’importanza dell’inganno e di fare l’opposto di quello che si attende il nemico.

 

Articolo 2 (zuo zhan pian o dei combattimenti)

 

Scegliere il momento migliore per preparare e lanciare le operazioni evita costi troppo elevati e flessioni sul morale

Non prolungare inutilmente la durata della guerra

Vivere sulle risorse del paese nemico, preservando le proprie risorse

Privilegiare ogni volta che possibile la conquista ed il controllo alla distruzione

 

Articolo 3 (mou gong pian o della possibilità di una offensiva)

 

Preservare piuttosto che distruggere implica che la migliore battaglia è quella che non abbiamo necessità di scatenare

Ordine di priorità: i piani nemici, le alleanze, poi le sue forze

Sei casi di riferimento principali riguardanti i rapporti di forza:

•          10/1 (accerchiare);

•          5/1 (attaccare);

•          2/1 (dividere);

•          1/1 (si può ancora combattere);

•          < 1 (meglio evitare il combattimento);

•          << 1 (fuggire)

Tre casi in cui il principe può essere nocivo:

•          iniziare delle azioni il cui ordine non può essere eseguito;

•          innervosire gli ufficiali immischiandosi nell’organizzazione delle forze;

•          creare confusione e sospetto allorché vuole controllare le attribuzioni e le cariche militari non conoscendo al meglio la gerarchia

Cinque modi di vincere:

•          se si conosce il momento in cui è possibile o impossibile combattere;

•          se si sanno dirigere grandi forze o forze ridotte;

•          se si è capaci di salvaguardare una coesione all’interno della gerarchia militare;

•          se si è in grado di ben prepararsi davanti ad un nemico poco preparato;

•          se il principe non interferisce negli affari militari

 

Articolo 4 (jung xing pian o delle circostanze)

 

Adattare la propria strategia ai mezzi disponibili ed alle proprie conoscenze (offensiva, difensiva)

Prevedere la vittoria militare come un mezzo e non come un fine

 

Articolo 5 (hing shi pian o delle forze)

 

Utilizzazione di forze regolari e straordinarie, la loro importanza il loro rapporto fluttuante e la loro complementarità

Manipolare le circostanze per manovrare il nemico

Considerare le proprie forze come un elemento meccanico la cui azione il terreno favorisce o penalizza

 

 

 

Articolo 6 (xu shi pian o del vuoto e del pieno)

 

Importanza delle manovre come elemento preliminare per lo scontro

La superiorità numerica non è sempre determinante, tenendo nel giusto conto il terreno, il nemico e la capacità di adattamento

L’osservazione ed il controllo del nemico permette di svelarne i suoi piani e di conoscere il livello del morale

La capacità di adattamento permette di utilizzare al meglio le osservazioni e le informazioni raccolte, di conservare l’iniziativa e di agire sistematicamente attraverso la sorpresa

 

 

Articolo 7 ( jun zheng pian o della lotta armata)

 

Importanza della comunicazione.

Ruolo del morale e della disciplina

 

 

Articolo 8 (ju bian pian o delle nove variabili)

 

E’ necessario capire ed apprezzare le variazioni di tattica da adottare in funzione del terreno per mantenere il vantaggio

I cinque vantaggi sono:

 

•          lo stato del terreno

•          le condizioni delle vie di comunicazione

•          le carenze delle forze nemiche

•          le carenze del generale nemico

•          le carenze delle fortificazioni nemiche

 

I cinque pericoli per un generale sono:

 

•          non temere la morte e correre il rischio di essere ucciso

•          volere vivere a tutti i costi e correre il rischio di essere catturato

•          essere collerico e correre il rischio di cedere alle provocazioni

•          essere integro ed incorruttibile e correre il rischio di essere umiliato

•          amare troppo i propri uomini e prendere il rischio di essere delusi

 

Articolo 9 (xing jun pian o della condotta delle forze)

 

Come schierare le proprie forze, le tattiche da utilizzare a seconda del terreno; il modo di valutare correttamente le manovre nemiche ....; applicazione molto concreta e pragmatica degli elementi sopradetti

 

Articolo 10 (di xing pian o del terreno)

 

Differenti tipi di terreno e le tattiche conseguenti da adottare

Errori propri da non commettere

Il fatto che il comando delle operazioni viene delegato ad un generale significa che le politica non deve più intervenire nella guerra

 

Articolo 11 (jiu di pian o dei nove tipi di territorio)

 

I nove tipi di territorio sono:

•          territori di dispersione: il proprio, dove i soldati prossimi al loro focolare possono essere indotti a disertare. Non vi è consigliabile combattere

•          territori facili: se si è avanzati troppo in profondità nel territorio nemico. Non bisogna sostarvi a lungo

•          territori per i quali bisogna lottare: se il suo possesso o controllo non porta vantaggio non è opportuno attaccarlo

•          territori di incontro: se gli avversari vi si possono dislocare, l’essenziale è mantenere il collegamento con il resto dei territori

•          territori crocevia: se il territorio in questione ne domina altri tre e fornisce superiorità. E’ opportuno ricercarvi delle alleanze

•          territori difficili: se bisogna penetrarvi profondamente e lasciare alle spalle numerose città fortificate nemiche, è necessario lottare per conquistarle

•          territori nei quali si rischia di essere distrutti: quando si passa attraverso - itinerari difficili (zone paludose, foreste, ecc). Bisogna attraversarli il più rapidamente possibile

•          territori dove si rischia di rimanere circondati: se l’ingresso è stretto e l’uscita è sinuosa e se un nemico numericamente meno forte ha possibilità di attaccarvi delle forze superiori; E’ opportuno non prevedervi dei piani

•          territori mortali: in tali aree si rischia di non sopravvivere, non ci sono le condizioni di un combattimento rapido. Non ci si deve combattere

 

A fattor comune in tutti i tipi di territorio è necessario tenere ben presente l’importanza:

•          della rapidità

•          del morale e della catena di comando

•          per un generale di dirigere senza dover spiegare in modo che le sue intenzioni strategiche non siano facilmente comprensibili

•          della conoscenza del terreno e delle disponibilità di guide esperte

 

Articolo 12 (huo gong pian o dell’impiego in attacco del fuoco)

 

Cinque sono i modi di utilizzare il fuoco:

 

•          bruciare gli uomini

•          bruciare le riserve

•          bruciare i carri di rifornimento

•          bruciare i depositi

•          bruciare le truppe

Se non ci si attende alcun vantaggio, se non c’è alcun interesse a combattere e se non c’è un pericolo pressante non c’è bisogno di lanciare una battaglia

 

Articolo 13 (yong jian pian o dell’impiego delle spie)

 

Un buon servizio informazioni economizza ricchezze, risorse e forze

Cinque tipi di spie:

 

•          agenti di influenza locale

•          agenti di influenza all’interno del potere nemico

•          agenti che fanno il doppio gioco (molto importanti)

•          agenti sacrificati incaricati di trasmettere delle false informazioni al nemico

•          agenti che devono raccogliere e trasmettere informazioni sul nemico

E’ opportuno e preferibile utilizzare un agente nemico affinché passi dalla nostra parte, piuttosto che ucciderlo. E’ opportuno pagarli bene e non bisogna esitare un istante ad eliminare tutti quelli sui quali si nutrono dubbi

 

BIBLIOGRAFIA

 

Appliyng Sun Tzu’s Art of War in Corporate Politics

 

Asian Winning Strategies for modern and global business. H. T. ONG, S. T. YAP, T KAWANTANI; Sinergy Books, 1997, Kuala Lumpur.

 

L’arte della guerra ed i metodi militari

 

Relire l’art de la guerre de Sun Tzu, Jean François Phelizon, Economica (Stratèges et Stratégie), 1999.

 

Sun Zi, l’art de la guerre Valerie NIQUET; Biblioteque Strategique, 1999, Parigi

 

Sun Zi, l’art de la guerre Jean LEVI; Hachette, 2000, Parigi

 

Sun ZU uber die Kunst des Krieges

 

The Art of War, Sun Tzu, Thomas CLEARY, Dragon Editions


 

 

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