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Il Caffč di Sindona Un Libro di Giuliano Turone 08/10/2009 - Olinto Petrangeli (Rieti) Giuliano Turone, è stato un magistrato che da giudice istruttore (figura ibrida cancellata dal nuovo codice) è giunto in Cassazione dopo essere stato all’antimafia e accusatore all’Aja per i crimini di guerra nella ex Jugoslavia. Si è dimesso dalla magistratura di recente ed ora insegna all’Università, scrive libri e fa l’attore di teatro. In questi giorni ha pubblicato un libro su Sindona edito da Garzanti intitolato “Il caffè di Sindona” nel quale smonta il radicato pregiudizio che quel caffè rappresenti un ulteriore mistero italiano. «E’ stato invece un suicidio», dice Turone, messo in scena come fosse un omicidio dallo stesso Sindona, come dire, è stata l’estrema beffa di un uomo ormai senza via di uscita che però non rinuncia a programmare la propria morte come fosse un complotto del potere. L’analogia è con il caffè che uccise Gaspare Pisciotta, il quale conosceva i misteri del bandito Giuliano e che spesso Sindona evocava. La prova della convinzione di Turone è rappresentata dalla circostanza che quello di Pisciotta era un caffè alla stricnina che non rilascia odori e anzi si confonde con l’amaro del caffè, mentre la sostanza trovata nel caffè di Sindona era cianuro: una sostanza che ha un odore e un sapore così repellenti da bloccare chiunque tenti di ingerirla. Impossibile ingurgitare fino in fondo un caffè con una dose mortale di cianuro. Altra circostanza significativa è che l’avvelenamento è avvenuto due giorni dopo la sentenza che condannò Sindona all’ergastolo per l’omicidio dell’avvocato Giorgio Ambrosoli, commissario liquidatore della Banca Privata di Sindona e che si era opposto al salvataggio di Sindona a spese dei contribuenti come speravano e orientavano personaggi più o meno implicati nei loschi affari del banchiere siciliano. Come ha ricordato intervenendo nel programma di Serena Dandini (Parla con me del 7 ottobre u.s.) Turone è convinto che Sindona ha deciso di uscire di scena con un colpo di teatro con il quale tenta di trasformarsi da carnefice a vittima e cerca di evocare ipotesi tossiche per gettare dubbi sulle sue condanne. «Ma il caso Sindona, bancarottiere, piduista e riciclatore di Cosa nostra non è come la storia delle guerre puniche:quella vicenda lontana continua in forme diverse ancora oggi. Per questo vale la pena di conoscerla», conclude Turone, che fa a anche un riferimento a quel Licio Gelli che segnala sempre più spesso, con soddisfazione, come oggi si stia attuando quel Piano di rinascita democratica da lui messo a punto.
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