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IVO Santo Protettore dei Giuristi 08/06/2010 - Gianfranco Paris (Rieti) Nel maggio del 1988 un gruppo di avvocati del Foro reatino si recò in Francia presso la Corte d'Appello di Caen, in Normandia, per un incontro ufficiale del Foro reatino con il Foro locale. L'iniziativa era stata presa l'anno precedente dall'allora presidente del Foro reatino avv. Giovanni Vespaziani che aveva conosciuto alcuni avvocati francesi in un incontro internazionale. Fu un'esperienza indimenticabile e densa di avvenimenti la cui cronaca risulta nel numero di giugno della Rivista Giuridica Sabina che ognuno si potrà rileggere spulciando la raccolta di quella rivista rintracciabile presso la biblioteca dell'Ordine degli Avvocati e presso la biblioteca Paroniana. Furono anni quelli, dal 1985 al 1989, durante i quali il Foro reatino manifestò una vivace attività culturale con la organizzazione di due convegni culturali di altissimo livello, il primo sul Diritto della navigazione ed il secondo sull'Eutenasia, entrambi con la partecipazione dei massimi esponenti della cultura dei rispettivi settori; con la nascita della rivista Corriere Giuridico Sabino; con la spedizione internazionale alla Corte d'Appello di Caen e con un incontro con avvocati giornalisti europei della stampa forense. In Normandia, dove gli avvocati sabini furono ospitati nelle case dei colleghi normanni, oltre che conoscere il funzionamento della giustizia presso una Corte d'Appello francese scoprimmo la Festa di S.Ivo, il patrono dei giuristi, alla quale ci accompagnarono i colleghi francesi. Sant'Ivo nacque nel 1253 a Treguier in Bretagna, sulla costa del granito rosa, e studiò diritto alla università di Orleans. Fu quindi contemporaneo e discepolo di San Francesco menando una vita degna del Poverello d'Assisi; povero tra i poveri trasformò la sua casa in asilo per i bisognosi facendoli magiare alla sua tavola, cedendo loro i suoi abiti ed il suo letto. Si nutriva con poche fave, acqua pura e passava notti intere in preghiera. Diciamo che potremmo considerarlo un santo di casa nostra. Competente di diritto, si diede a difendere i poveri dalle prepotenze dei ricchi e dei potenti conquistandosi la fama di difensore degli oppressi. Alla sua morte, avvenuta il 19 maggio 1303, a causa del suo impegno incessante e delle sue privazioni, una gran folla accorse da tutte le zone del Tregor e accompagnò le sue spoglie dalla casa alla cattedrale di Treguier. Fu questa la prima processione di Sant'Ive, che da allora si ripeté ogni anno. Fu poi seppellito in una cappella sita vicino alla sua abitazione sita in una frazione di Treguir, dove poi è sorta una chiesa devozionale. Quella processione si ripete ancora ogni anno partendo dalla cattedrale di Treguier con un percorso di andata e ritorno fino alla casa del santo di circa tre km. La caratteristica di questo evento è che, oltre alla partecipazione dei fedeli del Tregor, molti nei costumi tradizionali molto in uso ancora nella Bretagna, e al complesso bandistico celtico di cornamuse e ciaramelle di matrice celtica, non bisogna dimenticare che la popolazione della Bretagna è di origine celtica, come quella della Cornovaglia e dell'Irlanda, vi partecipano numerosi giuristi che provengono da quasi tutti i paesi del nord Europa come l'Inghilterra, il Belgio, l'Olanda, la Germania. Si tratta di avvocati, giudici, professori di diritto e consulenti legali amministrativi di ogni tipo. Durante tutta la festa essi indossano la toga al completo di marsina e copricapo come nelle grandi occasioni della loro professione, vengono raggruppati nel transetto della cattedrale e a loro, subito dopo la messa, viene consegnata la macchina delle reliquie da portare in processione condividendo l'onore e l'onere con i vescovi e i prelati concelebranti. La messa infatti è concelebrata dall'arcivescovo di Rennes, dai vescovi e dagli Abati della Bretagna. La cerimonia si conclude in tarda mattinata nella cattedrale di Treguier con un solenne, vibrante e commovente concerto di musica celtica del complesso delle zampogne in costume, che si tiene sul sagrato della chiesa e che congeda i fedeli dando loro appuntamento al prossimo maggio. Sono tornato a Treguier dopo 22 anni, questa volta vi ho partecipato solo italiano tra i presenti. Del resto è rara l'occasione nella quale giuristi italiani sono presenti alla festa di Sant'Ivo. La nostra toga, che qui in Italia spesso trattiamo con una specie di sussiego, se non come uno straccio da ingombro, la nostra marsina ed il nostro tocco hanno fatta bella mostra di se, ammirati dai colleghi dell'Europa del nord, perfino dagli inglesi che indossano la loro parrucca settecentesca, dai belgi che fanno ricco sfoggio di stelle e decorazioni su toghe di color rosso e dagli olandesi che indossano un copricapo a corolla degno di un quadro del rinascimento. Ho respirato l'emozione di una cultura diversa, molto diversa dalla nostra, anche se le cornamuse e le ciaramelle sono strumenti usati da sempre nelle nostre montagne dai pastori dell'Appennino e anche se Ivo di Treguier ricorda molto da vicino il nostro Francesco d'Assisi. Pensare che la figura dell'avvocato, una professione che in Italia in questi ultimi anni è andata scemando di prestigio per essersi messa troppo spesso più al servizio della scellerataggine che a quello di garantire che la legge non commetta abusi e soprusi, può essere esercitata con lo spirito del santo bretone Ivo, mi ha suggerito di non disperare perché, quando saranno passati questi brutti di tempi di oggi, e sono sicuro che dovranno finire, si potrà tornare ad essere orgogliosi di indossare la nostra toga.
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