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Forum 22

L’economia giusta di Edmondo Berselli

Rubrica Giuristi e Scrittori


25/10/2010 - Olinto Petrangeli


(Rieti)  

In questo numero, in attesa di leggere il nuovo libro di De Cataldo intitolato “I traditori” che affronta il lato oscuro del Risorgimento raccontando l’epica eroica, torbida, idealista dell’Italia che nasce, ci sembra utile prendere in esame un breve saggio dal titolo accattivante e di facile lettura che tutti dovrebbero scorrere.

 Si tratta di “L’economia giusta” per i tipi di Einaudi del giornalista di Repubblica e dell’Espresso, Edmondo Berselli, scomparso di recente.

 Il sottotitolo è emblematico: dopo l’imbroglio liberista occorre il  ritorno di un mercato orientato alla società che è  l’unica via per uscire dalla grande crisi:

 Il volumetto, di appena cento pagine, è dedicato alla ricerca di nuove vie verso l’economia giusta in tempi di crisi globale e dopo la fine della illusione monetaristica.

 L’autore ripercorre i contributi teorici e le esperienze politiche più significative dall’ottocento ad oggi e scivola  tra marxismo e dottrina sociale della Chiesa, il pensiero liberale e il socialismo.

 La conclusione è disincantata: finita la illusione monetarista siamo rimasti senza risposte in quanto le alternative sono tutte fallite.

Dovremo abituarci ad avere meno risorse, meno soldi in tasca, in una parola ad essere più poveri. Occorre accingersi a costruire una cultura se non della povertà certamente della minore ricchezza,

 un benessere più limitato sapendo che questo minor benessere si ripercuoterà su ogni aspetto delle nostra vita.

  E’ opportuno - si chiede Berselli - adagiarsi ancora su un monetarismo sfrenato oppure avere una visione collettiva più prudente con la quale abituarsi ad una crescita lenta per non ripetere gli errori passati.

“Dovremo adattarci – conclude l’autore che non è un economista ma che certo intuisce a fondo il futuro - ad avere meno risorse, meno soldi, in una parola ad essere più poveri.

Ecco la parola maledetta: povertà! Ma dovremo farci l’abitudine.

Se il mondo occidentale andrà più piano tutti noi dovremo rallentare.

Proviamoci, con un po’ di storia alle spalle e con un po’ di intelligenza e di umanità davanti”.


 

 

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