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Cittadinanza umanitaria

CENTRALITA' DEL CLUB E INTERNAZIONALITA' DEL LIONISMO

Distretto Lions 108L Assemblea distrettuale di Orvieto La relazione del PDG Carlo Padula


22/01/2011 - PDG Dott. Carlo Padula (*)


(Orvieto)    

Sono due concetti ben noti, o tali dovrebbero essere per i lions, e parrebbe inutile riproporli.

A mio giudizio, invece, è bene ribadirli con forza nell’odierno mutato scenario storico sociale ed associativo. Così come è prezioso rinverdire obiettivi e propositi in vista delle sfide che ci attendono. E non solo nelle nostre assemblee distrettuali, ma nei singoli club.

Ognuno di noi, oggi qui presente, dovrebbe assumersi l’incarico di trasferire agli altri le riflessioni esposte. Si parla tanto di comunicazione all’esterno, di far sapere alla collettività chi siamo e cosa facciamo. Ma non possiamo farla con giustezza se prima non siamo consapevoli appieno della nostra forza, delle nostre caratteristiche e potenzialità, della nostra missione nel mondo. Ecco, quindi, la necessità di parlarne e di riflettere insieme. Per crescere è necessario confrontarsi e dal confronto possono nascere i successi. Solo percorrendo la strada del dialogo e del dibattito porterà i club, che sono la vera realtà operativa del lionismo, ad essere consapevoli dell’attività di servizio da perseguire nei prossimi anni.

CENTRALITA’ DEL CLUB

 Se pensiamo che facente parte dell’associazione non è il singolo socio ma proprio il club, si intuisce come esso ne costituisce la parte centrale, la cellula fondamentale, non isolata, però, ma inserita ed agente nel contesto internazionale.

Non siamo una associazione di uomini, bensì una associazione di club, perché sin dall’inizio ci si proponeva di costituire non un aggregato di persone singole ma, invece, una associazione di gruppi di persone, ognuno dei quali riconosciuto come unità operativa di base.

L’associazione, cioè, si proponeva di operare promuovendo l’attività ed il lavoro di gruppo. Ogni gruppo, essendogli richiesto di essere una unità, andava ad integrarsi con quello di tutti gli altri, per potenziarne la crescita ed accrescerne l’efficacia.

Perché parliamo di centralità? Perché è il centro da cui si dirama tutto il nostro agire, è il punto funzionale dell’intera struttura.

 E’ un po’ come il motore di una automobile, o le cellule del corpo umano, il fulcro da cui partono tutte le attività propulsive. Sotto una sapiente regia (nel caso umano, il cervello), le cellule, pur nella loro individualità, si uniscono in un solo corpo per compiere ciò per cui sono nate. Nel nostro caso, i service.

 Il club recepisce le indicazioni, le analizza, le elabora, le esteriorizza programmando ed eseguendo. Non isola sperduta, non torre d’avorio, ma un centro con diramazioni in modo da formare una ragnatela, ognuna centrale rispetto alle altre, in modo da formare un unum estremamente efficace, proprio in virtù delle interconnessioni

Centralità da non confondere con l’autonomia. Tanto si è discusso su questa questione, e non è mai superfluo ribadirne il concetto. L’autosufficienza e l’autodeterminazione non significano indipendenza. Se individualmente ognuno si ponesse scollegato dall’altro, se non si creassero legami collaborativi, se non si rispondesse ad un unico scopo, ed infine non si ottemperasse ad un fine superiore, la macchina, il corpo umano, l’associazione, non funzionerebbero, cadrebbero le indispensabili premesse per una corretta ed efficace attività.

Per principio statutario ogni club è autonomo nello svolgimento della propria attività, fermo restando l’obbligo che deriva dall’appartenenza ad una associazione internazionale, che ha delle sue regole ben precise ed inequivocabili. Il limite, quindi, della autonomia è sancito, sin dalla nascita del club, dall’obbligo di osservanza degli statuti e dei regolamenti, e dall’operare nel rispetto degli scopi e dal perseguire le finalità del lionismo.

Il nostro codice, i nostri scopi, le nostre regole non sono negoziabili, perché sono comportamenti che fanno parte integrante del nostro modo di essere lions.

E’ nella fase di azione, volta a realizzare concretamente gli scopi del lionismo, che emerge il vero spazio di autonomia del club. Si tratta, cioè, di una autonomia di iniziativa che è, per un club di servizio, l’unica che veramente conti.

INTERNAZIONALITA’ DEL LIONISMO

La dimensione internazionale dell’associazione consiste nel consentire che la disponibilità di ognuno possa aggregarsi a più livelli e per le condizioni che meglio possono fornire il risultato del servire. L’Uomo ed il servizio, che alla sfera dei suoi bisogni è afferente, sono oggetto di un’attenzione che spazia dal particolare dei problemi della comunità del club all’universale della condizione umana. L’analisi delle nostre possibilità operative porta a definire l’associazione come un laboratorio sociale permanente di scala universale. I caratteri dell’associazione sono quelli che affermano gli ideali di collaborazione internazionale, di responsabilità morale e di impegno civile. Il radicare questa responsabilità significa contribuire in modo rilevante alla costruzione di una società universale, democratica, rispettosa della propria ed altrui libertà (Giovanni Rigone).

Internazionalità e concetto di solidarietà

 Aprirsi verso i propri simili, farsi carico dei problemi della collettività, assumersi precisi impegni nei confronti dei più deboli e degli svantaggiati. In un mondo che rischia di rinchiudersi in rinnovati individualismi e particolarismi, di escludere più che includere le persone, siamo chiamati ad essere segno e strumento dell’unità del genere umano.

Precondizione indispensabile del concetto di solidarietà è che:

Tutti gli uomini e le donne di questo mondo sono nati uguali e che a ciascuno bisogna dare le medesime opportunità, consentendo di colmare le differenze e facendo sì che eguali siano i diritti, i doveri, e la dignità umana che molte volte viene perduta a causa della povertà, delle malattie,ecc…Dobbiamo cogliere ogni occasione per proclamare al mondo questo rispetto per il naturale diritto dell’Uomo ad essere onorato qualunque sia la sua provenienza e qualunque sia stata la nascita…(Pino Grimaldi).

Internazionalità desumibile dalla missione dei lions

Missione, dal latino mittere, significa mandato, incarico, funzione.

Permettere a volontari di servire le loro comunità, soddisfare i bisogni umanitari, favorire la pace e promuovere comprensione internazionale per mezzo dei lions club.

La formula riassume i principi fondamentali desumibili dai nostri scopi statutari.

L’espressione promuovere è indicativa di un procedimento di costante intuizione delle più rilevanti azioni di servizio, dei problemi di particolare interesse sociale, che vanno affrontati dai lions ma, al tempo stesso, divulgati con intendimenti promozionali affinché anche altri (organi istituzionali, opinione pubblica) se ne facciano consapevoli e contribuiscano alla loro obiettiva e sollecita soluzione. E’ la valorizzazione di un lionismo a sfondo prevalentemente intellettuale, che è, e deve rimanere ad essere, una delle componenti di maggior prestigio della nostra attività di servizio. Questa azione deve coinvolgere, senza limiti e barriere di confini, tutti i popoli, caratterizzando, quindi, la internazionalità della associazione nella sua differenziata vastità di adesioni, nella sua presenza territoriale, nell’orizzonte sempre più vasto delle sue azioni di servizio. E’ una internazionalità che nella formula della missione troviamo ribadita là dove si fa riferimento al coinvolgimento delle comunità ed alla comprensione internazionale e che è indice di una azione corale sotto quel denominatore comune desumibile dai principi fondamentali della solidarietà verso il prossimo (Giuseppe Taranto).

 E’ forse utile e necessario ribadire che la primogenitura del nuovo corso del lionismo, quello, cioè, che lo definiva movimento di opinione e di pressione, appartiene al 108L e che i concetti della cittadinanza umanitaria, oggi in auge, non sono altro che una sua riproposizione.

Il lionismo, infatti, conobbe negli anni settanta, sotto la vigorosa spinta del 108L, la scoperta di quella funzione sociale che era stata fino ad allora vista in maniera riduttiva, se è vero che l’attenzione verso il bisogno e l’emarginazione assumeva quasi sempre caratteristiche di tipo assistenziale-caritativo.

Ci si occupava, in sostanza, dei bisogni in quanto singole persone, prescindendo dalle più vaste applicazioni sociali e politiche che quelle emarginazioni e quei bisogni ponevano in luce. E’ ormai un quarantennio che la nostra attenzione ha assunto una dimensione più ampia e generale, conforme, peraltro, anche alla internazionalità dell’associazione.

Sarebbe singolare, infatti, che una organizzazione come la nostra, forte del consenso di un milione e mezzo di persone in tutto il mondo e sostenuta da principi etici universali, riducesse il proprio compito alla pur meritoria assistenza delle singole persone emarginate, senza prendere in considerazione le varie e complesse implicazioni culturali, politiche, governative ed istituzionali che sono all’origine delle situazioni di povertà, di bisogno, di infelicità, di ingiustizia, di disordine sociale, di incultura, di privazione di libertà (Osvaldo de Tullio).

 Ecco, allora, che accanto alla sua attività sussidiaria delle istituzioni pubbliche per intervenire a sanare le insufficienze e le carenze di ordine materiale, il lionismo non può sottrarsi alla responsabilità di svolgere anche una funzione sociale, che è sostanzialmente quella di promuovere la formazione di buoni cittadini, come premessa per realizzare il buon governo, e buon governo non di un singolo Paese, ma di tutto il genere umano della terra.

La nuova mission recita: promuovere la comprensione internazionale attraverso i lions club.

Il messaggio è che i club diventino strumenti e mezzi per la comprensione dei popoli, per la salvaguardia delle libertà, sottolineando l’importanza della promozione dei diritti umani fondamentali.

Il nostro obiettivo comune deve essere: sradicare la povertà, promuovere l’inclusione e la giustizia sociale, portare gli emarginati nel flusso dell’economia e della società globale. Promozione, quindi, della coesione e dell’integrazione sociale. Integrazione che si realizza attraverso l’accesso facilitato all’istruzione, all’assistenza sanitaria, ai servizi fondamentali come acqua potabile, fognature ed energia elettrica. Non bisogna più limitarsi all’atteggiamento caritativo-assistenziale, ma andare alla radice dei problemi proponendo soluzioni attraverso le enormi competenze insite nell’associazione.

Si tratta, quindi, di rendere più incisivo il ruolo che ci compete nella società internazionale. Ribadire un ruolo, di rafforzare la funzione dei lions in difesa dei diritti universali, di protezione dei valori fondamentali che regolano una società che si dichiara libera e democratica.

Oggi, alla richiesta di tutela delle libertà fondamentali dell’Uomo si aggiunge e si contrappone la rivendicazione di diritti di tipo ancor più generale, riguardanti la garanzia ed il mantenimento della pace, il controllo delle risorse del pianeta, la protezione dell’ambiente, la lotta alla povertà, il miglioramento della salute, delle condizioni di lavoro, la vita delle generazioni future. Cambia qui il soggetto dei diritti, che non è più il singolo individuo, bensì il genere umano nel suo insieme. Cambia anche l’istanza cui si fa appello per garantirli, che non è più soltanto lo Stato nazionale, ma sono le istituzioni internazionali che rappresentano l’umanità.

Introdurre nella globalizzazione più giustizia e più equità vuol dire rendere possibile il dialogo tra i popoli, vuol dire preparare il nostro cammino comune. La globalizzazione è positiva se ciò che viene messo in comune è l’informazione, la conoscenza, il progresso, la comprensione dell’altro, la condivisione dei valori e delle ricchezze. Nefasta quando è sinonimo di uniformazione, di omologazione, quando è ridotta al primato della sola legge di mercato. L’urgenza, quindi, dell’oggi è introdurre nel mondo più giustizia, più solidarietà, più attenzione agli Uomini ed alle loro richieste.

Occorre una consapevolezza maggiore, più approfondita e razionale, che conduca ad un percorso di responsabilizzazione collettiva, con modelli adeguati ai tempi che dovremo vivere, per sconfiggere l’iniquità dell’attuale sistema globale. Diventare un critico gruppo di pressione, senza velleitarismi ma con la dovuta oculatezza e determinazione.

Abbiamo un lungo e faticoso lavoro da compiere: dimostrare uniformità di intenti, diffondere il rispetto, lo scambio, il dialogo tra tutte le culture, inseparabili dall’affermazione, chiara e senza concessioni, dei valori che ci hanno formato.

 Bisogna riconoscere che a livello di club il concetto di solidarietà internazionale è meno sentito. Occorre, tuttavia, vincere la resistenza a concorrere a realizzazioni che superino l’ambito territoriale del club, combattere l’ignoranza della stessa essenza e rappresentatività dell’associazione a livello mondiale, da parte dei club chiusi nel loro particolare.

Il club non è inizio e fine del mondo lionistico. La nostra è una grande famiglia internazionale.

 

Direttore Rivista Lionismo (*)


 

 

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