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PREMIO ALLA LISTA INVECE CHE ALLA COALIZIONE La rottamazione più grande mai realizzata. Forse stavolta l’Italia volta pagina. 21/10/2014 - (Rieti) Non c’è che dire… La Quarta Repubblica ha avuto ormai il suo battesimo. Non è una bimba, ma un bimbo, e si chiama Renzi. Il padrino è a tutti gli effetti Berlusconi, mentre sacerdote incontrastato, quasi un Papa, è il vecchio e navigato Presidente Napolitano. Dagli e dagli, alla fine il Giorgione dei Camaldoli ce l’ha fatta. Questa nuova repubblica appare totalmente diversa dalle precedenti. Sembra addirittura aver copiato alcuni aspetti salienti dei governi delle repubbliche europee più importanti: qualcosa da quella francese dove Holland governa in pieno dissenso popolare, qualcos’altro da quella tedesca sostenuta da una specie di Alfano tedesco che lascia fare tutto alla Merkel e qualcos’altro ancora da quella inglese che è l’unica repubblica retta da un sovrano vero, dove se ne fottono dell’Euro, della crisi e della disoccupazione e ragionano come se fossero ancora i padroni del mondo. Mi sbaglio, o è quello che sta facendo Renzi da noi? La nostra è stata finora una repubblica sui generis: ci sono le Camere, due, ma nessuno dei parlamentari, deputati e senatori, conta più del 2 di coppe a briscola; si tratta infatti di persone che sono dei “quasi numeri”, indottrinate in fretta e furia dagli strapagati commessi affinché si distacchino dai comuni mortali ed imparino a viaggiare sulla nuvoletta; persone votate comunque al sacrificio, alla rinuncia e tacitate con prebende e privilegi senza fine (ogni giorno se ne scopre uno nuovo), ma anche perennemente ricattate e minacciate dallo scioglimento anticipato delle Camere e dall’essere esclusi dalla ricandidatura. Infatti, salvo qualche ribelle, hanno soltanto l’obbligo di pigiare il bottone che vuole Renzi, il bimbo fresco di battesimo, o che vuole Berlusconi, la mummia sacrificale. Della Quarta Repubblica nessuno ne parla, è un tabù “nire nire com’acché”. Tutti gli oppositori, da quelli interni al PD, a quelli del 5stelle, pregano e fanno voti affinché Renzi venga sfiduciato o scivoli su una buccia di banana e affinché si sciolgano le camere e si vada al voto, praticamente senza la nuova legge elettorale. Apoteosi del casino parlamentare. Per gli esponenti del vecchio PCI, ancora attivi nel sostenere le fallite ideologie del marxismo, parlare di Quarta Repubblica nelle condizioni in cui sta nascendo, equivale all’evirazione, anzi costituisce uno smacco storico, perché significa la fine ingloriosa di un sogno mai realizzato in Italia, che è quello del paradiso comunista. Quello per cui migliaia di Italiani, emigrati in Russia per assaporarne i benefici, vennero immediatamente eliminati in vario modo allorché manifestarono la loro perplessità circa le metodologie con cui Josef Stalin realizzava il paradiso comunista. Gli esponenti del vecchio PCI sono i veri oppositori di Renzi interni al partito e sono persone, uomini e donne, testardi, dalla mascella rigida, dallo sguardo torvo, dal pensiero ingessato, contrari ad ogni logica, incapaci di ascoltare e di ragionare, votati alla esaltazione delle sorpassate teorie veterocomunista. Sono gli stessi che hanno cacciato anzitempo dal Senato Berlusconi. Ascoltandone le interviste, gli interventi parlamentari e leggendone i corsivi, si può constatare che sono rimasti indenni alla demolizione del muro di Berlino e infatti perseverano nel portare in cuor loro il vessillo della rivoluzione di ottobre ed il sogno di rifondare il partito comunista più forte d’Europa, e forse un giorno di governare l’Europa. Contano sulle schiere di Nordafricani e di Mediorientali che affluiscono in Italia coi barconi, ai quali vorrebbero dare subito la cittadinanza, superando persino il progetto dello “jus soli”. Comunque è un fatto che dietro al tricolore ci sono sempre loro. Da decenni non si vede più un Presidente della Repubblica di Centro o di Centro Destra, o almeno un moderato. Da Pertini in poi, solo comunisti o uomini di sinistra. La Corte Costituzionale è di norma a maggioranza comunista, il CSM idem. La CGIL, il sindacato comunista, dopo aver contribuito attivamente alla chiusura delle fabbriche a causa delle lotte ideologiche e dell’insipienza politico sindacale e del silenzio sulle tasse eccessive, sul costo troppo elevato dell’energia acquistata all’estero invece di essere prodotta in Italia, sulle leggi matrioska che si riportano ad un’infinità di altre leggi fino a divenire incomprensibili, e sui processi infiniti, ha praticamente okkupato i ministeri e non c’è verso di sloggiarli. All’opposizione interna al PD ci sono poi i nuovi comunisti, chiamateli giovani turchi, chiamateli bersaniani, chiamateli dalemiani o come vi pare; ripetono a memoria il discorso imparato alle Frattocchie applicandolo a qualsiasi “ra” o “sra” gionamento: (1) danno immediatamente ragione all’avversario, anzi ne elogiano l’esposizione, lo ringraziano per la domanda e magari chiamano in causa un loro morto ammazzato dalle BR esaltandone l’operato in vita (tanto non può più nuocere); (2) quindi, snocciolano, punto per punto, la dottrina veteromarxista che è loro congenita, spiegando come si applicano i principi del socialismo reale all’economia, al popolo, alle istituzioni, alla scuola, alle famiglie, alle imprese, ai ricchi che diventano sempre più ricchi; insomma ad ognuno degli argomenti spinosi che attanagliano l’Italia dal 1948 ad oggi, senza però mai proporre o attuare soluzioni alla crisi, ai bisogni dei cittadini, alle leggi truffa, alla disoccupazione. Chiamano sempre in causa i confratelli del sindacato il cui sostegno al partito è stato costantemente premiato stendendo un velo pesante sui loro bilanci, con i distacchi, con le carriere nel pubblico impiego fulminanti, con i doppi stipendi e le doppie pensioni create da Treu. A proposito, Treu è andato all'INPS a sostituire Mastrapasqua; se tanto mi da tanto, presto ne vedremo delle belle. Ma, ahimè, sarà troppo tardi per porvi rimedio. Questi nemici della Nazione se la sono sempre cavata cambiando nome al vecchio PCI, nascondendosi tra querce, gli ulivi ed i cespugli, facendo scivolare piano piano la bandiera rossa con falce e martello sotto il tricolore, senza mai crearsi traumi, perché dietro il tricolore c’erano sempre loro, con i loro pensieri contorti, con la loro spocchia, con la loro superiorità genetica, con la loro immagine incontaminata e le loro mani sempre “pulite”, a parte quelle dei compagni che sbagliano e risbagliano come Greganti. I comunisti si sono sempre defilati, non si sono mai esposti. Vai avanti tu che a me mi viene da ridere. Hanno mandato avanti il pupazzo di mortadella con un “programma” elettorale che era un tomo di fesserie in contrasto tra loro. Quando con Bersani era finalmente venuto il momento potevano farci vedere di cosa sono capaci, abbiamo visto com’è finita. Napolitano lo sa bene. Per questo ha chiamato prima quel pallone gonfiato di Monti, senza partito, senza patria e senza fede, poi l'ex DC Letta (Enrico), quindi il giovane ex DC Renzi. Alla terza botta ha fatto centro, ma i colpi fuori dalla rosa di tiro ce li siamo beccati noi Italiani, nel sedere. Veltroni, lo hanno lasciato fare. Probabilmente pensavano Questo è fesso, illudendosi di potersi impadronire a cose fatte della maggioranza congressuale. Con lui si sono sottoposti addirittura all’operazione più suicida della storia comunista, la madre di tutti gli autoannientamenti: la nascita cioè del PD. Una sorta di cavallo di Troia in cui sono entrati compagni e sono usciti solo ex DC: la Bindi, Franceschini, Letta (Enrico) e adesso Renzi, il bimbo che li ha traghettati “a loro insaputa” nella Quarta Repubblica. Ma ormai, cari Bersani, D’Alema, Finocchiaro, Zanda, ecc., è troppo tardi per tornare indietro. Avete sbagliato i vostri calcoli. Per 20 anni avete fatto ingrassare saltimbanchi, comici, vignettisti, cabarettisti e giornalisti, alle spalle del povero Berlusconi, per distruggerne l’immagine, le imprese, la famiglia, il partito. Con lui avete demonizzato e deriso gli Italiani che lo votavano, senza capire che lo votavano perché voi non eravate né credibili né affidabili. Così facendo, alternandovi con Berlusconi al governo dell’Italia, nel gioco del fare e disfare, avete bloccato l’Italia, anzi l’avete fatta precipitare nel baratro in cui si trova. Per carità, non è solo vostra la colpa. Ha sbagliato anche Berlusconi, perchè è stato al vostro gioco, come voi siete stati al suo. Voi con la demonizzazione dell’uomo, lui coi lodi e le contestazioni contro i magistrati. Un duetto infermale che in definitiva ha contribuito allo sfacelo attuale. Voi però non avete giustificazioni, tranne quella di essere stati incapaci di rinunciare alle vostre contrastanti ideologie, incapaci di raccogliervi intorno ad un vero programma e di mantenere fede fino all'ultimo agli impegni presi. Ormai non dicevate più neanche cose di sinistra. Qualcuno, fra una regata e l’altra, su Luna rossa, dentro la Bicamerale e sui cieli della Serbia, cercava inutilmente di creare quella “cosa” imprecisata che non è mai nata, in perfetto stile stile Fallaci, facendosi poi superare in curva da Veltroni che creava un “bastardino”, il PD, buono solo per la vivisezione che sta ormai eseguendo Renzi. Sotto il sasso c’erano dunque solo e sempre le vostre eterne liti, le vostre diaspore, le dis-Unità più totali ed ataviche. Berlusconi può almeno addossare parte delle sue colpe ai contrasti familiari, allo sputtanamento su Repubblica della seconda moglie, ai traffici in automatico dei dirigenti Mediaset, ai clamorosi tradimenti dei collaboratori più fedeli, a partire dalla teste Omega e dal suo compagno avvocato, all’incapacità dei suoi avvocati, alla corte di vipere, nani (nessun riferimento al Professor Brunetta) e ballerine, spesso promossi, senza meriti, ministri, parlamentari e direttori di telegiornali. E' sicuro che ad un certo punto della parabola Berlusconi si è creduto così intoccabile da poter incarnare quel tale “Charlot vestito da Hitler” che giocava a palla col mondo. Ma un bel giorno si è risvegliato quasi in galera e in una realtà grossolana e grottesca che, con un po’ più di cura e di attenzione, avrebbe potuto forse prevedere ed evitare. Il salvagente Renzi glielo ha lanciato eccome. Finalmente Berlusconi si è cucita la bocca. Ed era anche ora che cambiasse cortigiani. Questi i fatti che hanno condotto alla nascita, quasi spontanea, della Quarta Repubblica, la cui struttura viene ogni giorno rinforzata dai proclami renziani e dal silenzio accondiscendente di Berlusconi. L’ultimo atto, quello odierno (l’argomento è sui giornali di oggi), assume una enorme rilevanza nel disegno di trasformazione della Nazione e consiste nell’annunciata modifica alla legge elettorale che sarà discussa alla Camera: premio di maggioranza non più alla coalizione, come nel Patto del Nazzareno, ma alla lista, cioè al partito che prende più voti. Berlusconi non commenta. E perché dovrebbe? Il premio alla lista sarebbe finalmente risolutivo delle fughe, dei salti della quaglia, delle divisioni, delle separazioni, dei partitini e dei partitelli a caccia di rimborsi elettorali. Se uno vuole entrare in Parlamento, cioè nell’unica Camera che rimarrà in piedi dopo che sarà passata la finta abolizione del Senato, dovrà necessariamente confluire in uno dei due grandi partiti, PD o FI. Altrimenti rischia di essere fagocitato dai numeri del premio alla lista. E inoltre si neutralizza l’operazione di abbassamento della quota di sbarramento voluta soprattutto da Napolitano, che male era stata digerita da Renzi e da Berlusconi. Insomma, questa è la fine della Terza infelice Repubblica e forse l’inizio della speriamo più fortunata Quarta Repubblica, e probabilmente potrebbe anche essere la fine delle coalizioni, dei Vendola e dei Casini, dei Fini e degli Alfano, dei Fratelli d’Italia e dei Rifondaroli. Fitto rifletta. Amen.
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