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Le ragioni della crisi

UKRAINA NAZIONE IN DIFFICOLTÀ DAL 2013

Frontiera dell’Eurasia con uno Statuto impreciso e un'identità complessa


24/11/2014 - Massimo Iacopi


(Guidonia)

La bipolarizzazione politica che si è manifestata nella crisi ukraina a partire dal dicembre 2013 riflette forse una frattura nell’identità del paese o piuttosto una nuova guerra fredda nella quale si mescolano gli interessi e le ideologie, fra l’Ovest da una parte (USA, NATO, Unione europea) e la Russia di Vladimir Putin dall’altro e di cui l’Ukraina sarebbe la posta in gioco ? L’Ukraina per la sua struttura etnica è un paese europeo o un paese, come la Russia, dove oriente ed occidente si mescolano senza confondersi ? Oppure, è proprio il conflitto attuale che accentua, strumentalizzandole, le differenze storiche e culturali che pongono al paese un problema di identità dal momento della sua indipendenza ?

La questione si pone fin dall’agosto 1991 quando il presidente USA George Bush senior ha messo in guardia gli Ukraini di fronte ad un “nazionalismo suicida” al fine di salvare l’URSS di Mikhail Gorbacev, quando il suo successore alla Casa Bianca, Bill Clinton, ha rumorosamente appoggiato, nel 1994, la presa di distanza di Kiev di fronte alla Russia ed oggi che, sempre gli USA, sono intervenuti, almeno a parole, per impedire il riavvicinamento fra l’Ukraina e la Federazione russa.

Se gli Ukraini sono divisi fra Est ed Ovest del paese per la lingua, la storia, la memoria e l’attrazione verso Ovest o verso la Russia, questo vuol dire che l’indipendenza dello stato nel 1991 non ha consentito fino ad oggi e completare una vera costruzione nazionale Ma dove passa dunque la linea di demarcazione fra L’Ukraina che aspira a diventare una nazione europea e l’Ukraina storicamente e culturalmente legata a Mosca ? Di fatto, l’identità ukraina risulta più complessa ed è la storia del paese sin dalle sue origini che ci aiuta a spiegare le differenze attuali sul piano dell’idioma, della religione e della memoria e che hanno marcato i territori e le popolazioni del paese.

Identità sfumate

L’indeterminazione identitaria dell’Ukraina si manifesta in primo luogo con il suo nome (“Marca”, “Confine”) apparso nel 12° secolo per designare i confini della Rous di Kiev e quindi le terre dei Cosacchi. Questo nome viene ripreso dal movimento nazionale ukraino nel 19° secolo ed infine dai Bolscevichi, allorché hanno creato la Repubblica socialista d’Ukraina nel 1919, mentre fino a quel momento i territori ukraini dell’impero russo erano designati da Mosca con il termine di “Piccola Russia”, “Nuova Russia” e Sud Ovest, e quelli sotto il dominio dell’Austria venivano individuati con i nomi di Galizia, Bucovina ed Alta Ungheria. Gli abitanti attuali dell’Ukraina, prima di diventare Ukraini, sono stati a seconda della loro localizzazione o Piccoli Russi oppure Ruteni.

Tutto questo lo ritroviamo oggi nelle loro differenze di identità. L’Ukraina è stata uno spazio a difesa del vasto reame di Polonia-Lituania (dal 14° al 18° secolo), quindi della Russia ed infine dell’URSS (dal 17° secolo al 1991), contro le invasioni provenienti dall’est o dall’ovest e contro l’impero ottomano. Durante la 2^ Guerra Mondiale, essa è stata una colonia tedesca che prevedeva di trasformarla in una marca militare del reich contro i Sovietici nel contesto del “Piano generale per Est”. Oggi, in un contesto politico ben diverso, la NATO, agganciando il paese all’Unione europea, sembra volerne fare anche uno spazio di sicurezza contro la Russia.

Controversie storiche

L’identità del popolo ukraino risulta, anch’essa, oggetto di controversie dal 19° secolo, epoca in cui si forma la coscienza nazionale dei “piccoli popoli” senza Stato dell’Europa centro-orientale. Russi ed Ukraini sono d’accordo nel dire che essi provengono dal nucleo degli Slavi orientali, insediatisi nell’era cristiana nel nord ovest dell’Ukraina attuale e che, sotto la spinta dei Variaghi (Vichinghi) provenienti dalla Scandinavia, hanno fondato nella parte nord dell’Ukraina attuale, il principato di Kiev (la Rous), convertito al Cristianesimo nel 990. Ma per il seguito le opinioni dei loro storici divergono.

I russi dicono che lo stato e la popolazione della Rous si sono spostati verso il nord, costituendo il principato di Novgorod, quindi quello di Mosca, divenuta, in tal modo la “terza Roma”, dopo Costantinopoli e Kiev. I “Grandi Russi” sarebbero, pertanto, gli eredi della Rous ed hanno compiuto la loro missione storica di riunire sotto la loro guida le terre ed i popoli russi (Russi, Ukraini e Bielorussi). Fino al 1917, c’è stato uno Zar di tutte le Russie ed una sola chiesa della “vera fede” (Chiesa Ortodossa del Patriarcato di Mosca). In tale contesto, il movimento nazionale ukraino e la chiesa greco-cattolica unita a Roma nel 1596 (Chiesa Uniate) venivano repressi, in quanto gli Ukraini erano considerati dei “Piccoli Russi” meridionali, con qualche particolarità nel campo del folklore. Per di più, dal 17° al 19° secolo, Russi (ma anche Ukraini ed altre nazionalità) sono stati invitati ad insediarsi, a fianco dei Cosacchi, nelle steppe semi desertiche del sud e dell’est, conquistate agli Ottomani.

Dopo la riconquista dell’antica Ukraina russa da parte dei Bolscevichi nel 1920, il partito comunista sovietico provvede ad adattare la tesi dell’epoca zarista alla sua ideologia e ad i suoi obiettivi: l’incorporazione dell’Ukraina all’impero degli zar nel 17° e 18° secolo è stato il male minore in quanto, senza questo provvedimento, gli Ukraini sarebbero caduti sotto la dominazione straniera della Polonia, dell’Impero Ottomano o dell’Austria. Ukraini e Russi sono indissociabili per effetto della loro origine comune. Dopo il 1945, i nazionalisti ukraini, che avevano - in odio ai Bolscevichi e nella speranza di liberare l’Ukraina dal giogo di Mosca – parzialmente collaborato con la Germania nazista, vengono stigmatizzati dalla propaganda sovietica come traditori, collaborazionisti “fascisti”, “nazisti” ed antisemiti.

I nazionalisti ukraini hanno evidentemente un’altra opinione sull’argomento identità. Per essi, l’Ukraina attuale è l’erede legittima della Rous di Kiev. L’identità del popolo ukraino si è mantenuta sulle sue terre, sotto le diverse dominazioni straniere, nonostante i plurimi tentativi di assimilazione da parte dello zarismo e da parte del comunismo russo. Per essi, l’identità ukraina si fonda sulla Rous di Kiev, sulle influenze civilizzatrici dell’Occidente, sullo spirito democratico ed egalitario dei Cosacchi, sulla resistenza alla autocrazia zarista e comunista, sulla lotta del movimento nazionale contro la russificazione. Essi vogliono oggi de comunistizzare, de sovietizzare, derussificare ed ukrainizzare l’Ukraina. Ma, preponderanti nei territori dell’Ovest (Galizia e Volinia) essi si scontrano, non solo con i Russi etnici (17% della popolazione), ma anche agli Ukraini russificati, dallo spirito “piccolo russo”, ostili o indifferenti al nazionalismo.

E’ in tale contesto che, dal 1991, allo scopo di gestire sia gli uni che gli altri, vengono onorati in Ukraina eroi diversi, russi ed antirussi, la memoria della guerriglia nazionalista  e la “Grande guerra patriottica” del 1941-1945 e vengono cumulate le feste sovietiche con le feste religiose o nazionali, fra le quali le proclamazioni di indipendenza (ce ne sono state 6 dal 1917 al 1991).

Divisioni linguistiche

L’Ukraina attuale riunisce quasi tutti gli Ukraini (a parte qualche minoranza presso i suoi vicini) per la prima volta nella loro storia, ma essa risulta divisa dalla lingua e dalla religione. Paradossalmente, la Russia sovietica ha contribuito a questa situazione. Dopo la sua vittoria nel 1945, essa ha fatto entrare l’Ukraina sovietica all’ONU; ha “riunificato”, a suo vantaggio, i territori dell’ovest (Volinia, Galizia, Transcarpazia, Buovina del nord e Sud della Bessarabia, tolte alla Polonia, alla Cecoslovacchia ed alla Romania); essa ha anche ceduto la Crimea all’Ukraina nel 1956, in occasione del 300° anniversario del Trattato di Pereislav, che stabiliva il protettorato dello zar sui Cosacchi. In definitiva, si possono vedere oggi le conseguenze di questi provvedimenti che sono stati adottati nel più grande disprezzo dell’identità dei popoli, anche se Mosca, fino ad oggi, si è attirata la riconoscenza di numerosi Ukraini, segnati dallo spirito della “Grande guerra patriottica” del 1941-45.

Tuttavia, a parte due brevi periodi negli anni 1920 e negli anni 1960, la Russia ha brutalmente represso il nazionalismo ukraino in nome della superiorità russa e dell’obiettivo comunista della fusione delle nazionalità nella cittadinanza russo-sovietica. Per di più, dopo la guerra, il paese è diventato quasi omogeneo sul piano etnico. Per effetto dell’Olocausto e dell’emigrazione degli Ebrei, accelerata dopo l’indipendenza, delle espulsioni, delle deportazioni e massacri da parte dei Tedeschi, i Polacchi ed i Tatari fra gli altri, nessuna minoranza supera oggi l’1% della popolazione ad eccezione dei Russi che, nel 2001, rappresentavano il 17,3%, particolarmente numerosi in Crimea.

L’Ukraina non ha, inoltre, una unità linguistica. Gli sforzi del movimento nazionale ukraino, a partire dal 19° secolo, sono riusciti a salvare la lingua ukraina, lingua contadina promossa dagli intellettuali nazionalisti. Ma il dominio della Russia, la colonizzazione dell’est, del sud e del sud ovest da parte dei Russi, l’urbanizzazione, la promozione sociale per mezzo della russificazione sotto gli zar ed il comunismo, infine il prestigio del russo come lingua di cultura e di comunicazione hanno imposto il bilinguismo di fatto in tutto il paese. L’ukraino è preponderante in Galizia e Volinia, regioni dell’ovest, che non sono mai state russe (salvo brevi periodi di conquista nel 1914-17 e 1939-1941), e che pesano per il 15% della popolazione, mentre l’est (Donesk) ed il sud (Crimea, Odessa) sono in maggioranza russofone, specie nelle città. Per quanto concerne il centro e la capitale, Kiev, essi sono bilingui, e la maggioranza della popolazione utilizza le due lingue (e spesso un miscuglio delle due a seconda delle circostanze). Va notato che una delle prime decisioni del parlamento dopo la rivoluzione del febbraio 2014 è stata quella di abrogare il bilinguismo in uso in tutto il paese, fatto che ha avuto l’effetto di un detonatore fra le popolazioni russofone.

… e divisioni religiose

L’Ukraina non possiede neanche una unità religiosa. La divisione, fra cattolici ortodossi e non, riflette in primo luogo la divisione dell’Ukraina fra Ovest (Lituania – Polonia, quindi Austria) e la Russia. La Chiesa greco cattolica unite, insediata in Galizia e Transcarpazia dopo l’Unione di Brest del 1596, riunifica a forza nella Chiesa ortodossa moscovita nel 1839 e nel 1946, si è ricostituita nel 1989. Essa sostiene ed ha sostenuto il nazionalismo antirusso, anche sotto l’occupazione tedesca. La Chiesa ortodossa del Patriarcato di Mosca domina fra i Russi. Legata alla Russia da diversi interessi, essa continua a difendere l’unità dell’ortodossia in nome della fede e del patriottismo, come sotto gli zar e sotto Stalin. Ma essa ha conosciuto due scismi nel momento dell’indipendenza: quello della Chiesa autocefala e quella del Patriarcato di Kiev, che appoggiano il nazionalismo ukraino. Ma, come per la lingua, se esite una transizione di affiliazioni religiose dall’ovest verso sud e l’est, non esiste sul terreno una divisione netta ed i fedeli frequentano spesso le chiese a seconda delle circostanze.

La debolezza dell’Ukraina è dovuta al fatto di non aver potuto creare veri Stati indipendenti prima della fine del 20° secolo, nonostante i miti tuttora persistenti dello Stato di Kiev, del principato di Galizia-Volinia e quindi della libera “repubblica democratica” cosacca nel 17°-18° secolo. L’indipendenza del 1917-1920 è stata un fallimento. Promossa da piccola fascia di intellettuali e di politici incerti, essa si impone in occasione elle rivoluzioni russe del 1917, prima che la massa della popolazione abbia acquisito una coscienza nazionale. Essa crolla nel caos nel 1920, a causa delle divergenze ideologiche, dei dissensi fra est ed ovest, delle rivolte contadine, degli interventi dei Tedeschi, dei Russi, bianchi e rossi, dei Polacchi e dell’indifferenza degli Occidentali. Nel 1921 l’Ukraina viene spartita: l’est ed il centro formano una repubblica sovietica, l’ovest è ulteriormente suddiviso fra Polonia, Cecoslovacchia e Romania.

Il problema attuale è che il paese risulta altrettanto fragile: esso è diventato indipendente per caso nel 1991, senza completamento della sua coscienza nazionale e sta per diventare la posta di un conflitto fra l’Ovest e la Russia che rischia, sia di distruggere la sua precaria unità, sia e comunque di violare una parte della  sua identità e della sua storia.


 

 

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