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IL SACRO ROMANO IMPERO GERMANICO Esame di una difficile impresa 17/12/2014 - MASSIMO IACOPI (Roma) Il 21 febbraio 962 il re di Germania, Ottone il Grande, riceveva nella Basilica di S. Pietro a Roma la corona imperiale dalle mani di Papa Giovanni XII. Questo è l’atto fondatore del Sacro Impero, o come verrà chiamato “Sacro Romano Impero della nazione tedesca” (Heiliges römisches Reichsleuts (der Nation), a partire dall’XI secolo o ancora più comunemente “Sacro Romano Impero Germanico”. Questo impero, che nasce in un’epoca, dove presso i chierici dominava l’ideologia di un orbis christianus universalis, è scomparso ufficialmente nel 1806, in un momento in cui l’Europa era lacerata dalla tormenta rivoluzionaria e dalle guerre napoleoniche e dove i valori cristiani erano stati messi a mal partito dalla filosofia dell’Illuminismo. Nel momento in cui Ottone il Grande, nel 962, viene incoronato Imperatore, il pensiero dell’Impero Romano è ancora vivo presso il cleroi e la gente colta e tale ricordo continuava ancore nei riti ed in determinate espressioni. In effetti, il Re di Germania, prima di essere incoronato imperatore, portava il titolo di “Re dei Romani”, proprio come in seguito verrà designato l’erede al trono imperiale. Allo stesso modo, il palazzo di Francoforte, dove gli elettori designavano l’imperatore, portava il nome di Römerhaus. Alla tradizione romana si aggiungeva l’eredità cristiana poiché, dopo la decisione di Costantino, l’Impero Romano era diventato cristiano. Meno di quattro secoli dopo la fine dell’Impero Romano d’Occidente, il Papato aveva restaurato l’Impero nell’anno 800 a favore di Carlo Magno, Re dei Franchi e questa renovatio romani imperii era sopravvissuta fino all’887. La restaurazione del 962 é quindi da collocare nella continuità dell’incoronazione di Carlo Magno. Il Sacro Romano Impero, sul quale regnava Ottone il Grande, era meno esteso di quello carolingio, il Regno di Germania rappresentava il cuore della struttura e l’imperatore è stato sempre un principe tedesco. Questo reame si estendeva verso est e aveva le sue frontiere più o meno coincidenti con quelle della Francia Orientalis del Trattato di Verdun (843), poiché comprendeva anche il ducato slavo di Boemia, dopo che il Duca Boleslav si era riconosciuto vassallo di Ottone. Oltre al Regno di Germania, il Sacro Romano Impero estendeva la sua sovranità sull’antica Francia media (Lotaringia), vale a dire sui Ducati della Bassa ed alta Lorena, i Regni di Borgogna e d’Arles ed il Regno d’Italia, limitato di fatto alla sola Italia settentrionale, in quanto l’Italia Centrale era sotto il dominio dello Stato della Chiesa ed il Sud e la Sicilia, per lungo tempo oggetto di dispute fra Bizantini ed Arabi, diviene alla fine dell’XI secolo il Regno normanno delle Due Sicilie (teoricamente vassallo del Papato). Per contro la Francia occidentalis non faceva più parte del Sacro Impero e con l’ascesa al potere dei Capetingi, nel 987, si trasforma in un Regno pienamente indipendente. Il nuovo Impero, meno vasto di quello carolingio, presenta tuttavia un incontestabile carattere di universalità, in ragione delle diversità di popoli e di lingue che lo compongono. Tedeschi, Fiamminghi, Slavi, Italiani, Francesi vivono all’interno del suo territorio, dove occupano degli spazi linguisticamente omogenei. A differenza dell’Impero carolingio, quello di Ottone si caratterizza anche per l’assenza di un potere centrale forte. Non solo i regni periferici godono della più ampia autonomia amministrativa, ma nello stesso Regno di Germania, il potere reale si trova piuttosto a livello dei Duchi e dei loro vassalli. Questo spiega perché Ottone il Grande ed i suoi successori si siano appoggiati ai vescovi per consolidare la loro autorità. Da ultimo, il Sacro Romano Impero è un impero cristiano e per i chierici dell’epoca la missione dell’imperatore è quella di realizzare l'orbis christianus. Questa alleanza fra papato ed imperatore, fra sacerdote ed impero, conferisce all’Imperatore una autorità morale sull’insieme della cristianità latina, almeno fino al XIII secolo. Fino alla morte dell’imperatore Federico II di Hohenstaufen, l’Impero viene considerato come la più grande forza morale e politica dell’Occidente. il Capo del Sacro Romano Impero, considerato come il Capo delle “Res Publica” cristiana, esercita una sorta di primato onorifico sugli altri monarchi. Nonostante i conflitti che hanno opposto il papato all’imperatore, in occasione della Disputa per le Investiture (1073-1122) - quando i papi hanno negato all’imperatore il diritto di intervenire nelle elezioni episcopali ed hanno preteso di godere del diritto di deporre gli imperatori - oppure quando durante il regno di Federico II (1212 - 1250), vittima di scomuniche spesso abusive, il prestigio dell’Imperatore e dell’Impero è praticamente rimasto intatto. Nel corso dei suoi primi tre secoli di esistenza, l’Impero ha esteso la sua base territoriale. Sotto gli Ottoni (936 - 1024) e la Dinastia Salica (1024 - 1125), l’evangelizzazione delle popolazioni pagane dell’est è andata di pari passo con la conquista e la germanizzazione delle aree situate al di là del fiume Elba. Questo “Drang nach Osten” si è accompagnato allo sviluppo dell’influenza dell’Impero negli stati indipendenti e recentemente cristianizzati dell’Ungheria e della Polonia. Ma è forse sotto Federico II di Svevia che ha rischiato di realizzarsi il vecchio sogno del cleroidi costituire un orbis christianus universalis. Erede per parte di madre del regno normanno delle Due Sicilie, Federico II ha, de facto, integrato all’Impero la quasi totalità dell’Italia, ad eccezione dello stato pontificio. Proseguendo più avanti sulla strada del Dominium mundi, lo svevo, lo scomunicato, è riuscito nel 1229 a recuperare pacificamente la maggior parte dei Luoghi Santi in Palestina, fatto che gli ha permesso di farsi incoronare Re di Gerusalemme, realizzando, in tal modo, quello che i chierici del X e XI secolo non avevano mai osato immaginare. Con Federico II, il Sacro Romano Impero appare come l’unico impero cristiano, poiché, in quel momento, l’Impero Cristiano d’Oriente si trova in piena decomposizione. Per il Papato, tuttavia, l’imperatore Federico II era una minaccia al suo potere temporale e per questa ragione egli sarà duramente e ferocemente combattuto. Dopo la morte di Federico II ed il massacro della sua discendenza, sotto l’istigazione del Papato, il Sacro Romano Impero entra in un lungo periodo di incertezza e di disordini. Inizialmente dal 1250 al 1273 si verifica un periodo di “interregno”, nel corso del quale il collegio dei principi elettori, lacerato da forti divisioni interne, offre in successione la corona al Re Alfonso X d’Aragona ed a Riccardo di Cornovaglia. L’elezione di Rodolfo d’Asburgo nel 1273 riporta una certa calma in Germania e le relazioni con il Papato vanno incontro ad un forte miglioramento, proprio perché Rodolfo I si disinteressa dell’Italia, dove gli agenti del papa avevano sistematicamente indebolito l’autorità imperiale. Dopo la morte di Rodolfo I nel 1291, la Germania entra nuovamente in un nuovo periodo di instabilità. Il trono imperiale viene ad essere disputato fra gli Asburgo, rinforzati dall’acquisto dell’Austria, la casa di Lussemburgo ed i Wittelsbach di Baviera. Una certa stabilità ritorna con l’imperatore Carlo IV di Lussemburgo (1346 - 1378), ma il periodo di crisi del Sacro Romano Impero aveva avuto come conseguenza una importante erosione territoriale. I regni periferici si erano staccati. Il regno di Borgogna era stato progressivamente assorbito dai Capetingi e dai Valois del Regno di Francia. Nel 1480, sarà il turno del Regno di Provenza, da qualche tempo indipendente de facto. In Italia, l’autorità imperiale, ormai limitata al nord ovest della penisola, era più teorica che reale. Nel XIV secolo l’Impero tende sempre di più a ripiegare sullo spazio germanico e continua la sua espansione ad est con l’integrazione della Pomerania e della Slesia, mentre, a partire dal 1226, i Cavalieri Teutonici creano uno stato indipendente sulle terre pagane della Livonia e della Prussia, uno stato che si affermerà nel XIV secolo come un bastione della cultura tedesca sulle rive del Baltico. L’operazione di riconduzione del Sacro Romano Impero nella sfera del mondo tedesco è accompagnata da una ridefinizione delle istituzioni. Dopo la crisi del XIII e XIV secolo, in una Germania dove lo sviluppo delle attività artigianali e mercantili aveva bisogno della pace sociale, l’imperatore Carlo IV ritiene indispensabile la fissazione di regole stabili e precise per l’elezione dei sovrani, ottenute con la promulgazione nel 1356 della Bolla d’Oro. Questo sovrano, rampollo della casa di Lussemburgo, un fine letterato, che manteneva corrispondenza con il Petrarca, è stato paradossalmente il creatore del Reich tedesco. La Bolla d’Oro confermava il principio della monarchia elettiva, ma fissava in modo chiaro e preciso le modalità per la sua elezione. L’imperatore, re di Germania deve essere eletto dai membri del Collegio dei Principi Elettori (Kurfursten), composta da sette elementi, tre ecclesiastici, gli arcivescovi di Colonia, Magonza e Treviri e quattro laici, il Re di Boemia, l’elettore di Sassonia, il Conte palatino del Reno ed il Margravio del Brandeburgo. Il candidato che ottiene i suffragi di almeno quattro elettori diviene “Re dei Romani”, prima di essere eletto imperatore, per il quale la conferma papale non è più necessaria. I Principi elettori, diventano i “Consiglieri permanenti del regno”. Nonostante il ribadito principio elettivo, gli imperatori faranno sempre designare il loro successore durante il loro regno, investendo in genere della carica il loro figlio o uno dei parenti più stretti, aprendo così la via ad una ereditarietà di fatto della corona imperiale. Per quanto attiene alla Dieta bisognerà attendere la fine del XV secolo perché essa assuma la sua organizzazione definitiva con i suoi tre Collegi, quello dei principi Elettori, quello dei principi e quello delle città libere. L’elezione ad imperatore nel marzo 1438 di Alberto II d’Asburgo, segna un momento decisivo nell’evoluzione dell’Impero. Da quel momento la corona imperiale sarà quasi sempre sulla testa di un Asburgo, con l’eccezione del breve intermezzo bavarese di Carlo VII di Wittelsbach (1742 - 1745). La politica tradizionale degli Asburgo era sempre stata quella di accrescere i loro possedimenti diretti attraverso una politica di matrimoni e di alleanze. Forti del prestigio apportato dal titolo imperiale, gli Asburgo hanno potuto amplificare questa politica, privilegiando, spesso, gli interessi della Casa rispetto a quelli dell’Impero. Così Federico III (1440 - 1493) - l’ultimo imperatore incoronato a Roma da un Papa - fa sposare suo figlio Massimiliano d’Asburgo con Maria di Borgogna, l’erede del Duca Carlo il Temerario ed in tal modo riesce a far entrare nel patrimonio asburgico la maggior parte dell’eredità borgognona, anche a costo di scatenare una guerra con la Francia. Massimiliano, diventato imperatore nel 1493, senza perdere di vista gli interessi della Casata, cerca di ridare forza all’Impero, alquanto negletto da suo padre, suscitando ovunque sinceri entusiasmi. L’umanista di Strasburgo, Sebastiano Brant, potrà scrivere nei suoi riguardo che “con un principe siffatto l’età aurea deve necessariamente ritornare”. Effettivamente Massimiliano cerca di ridare nuovo vigore all’Impero, devastato senza soste dalle guerre intestine, a causa di un potere centrale poco efficace. A partire dal 1495 egli pubblica un Editto di Pace Perpetuo, con il quale proibisce la guerre private; successivamente crea il Tribunale Supremo dell’Impero, vera corte d’Appello per tutte le sentenze o i giudizi resi a livello degli stati principeschi e delle città libere. Ma Massimiliano persegue anche la tradizionale politica dei matrimoni, accasando suo figlio Filippo il Bello a Giovanna la Pazza, che diventerà più tardi l’erede della Corona di Spagna. Da questa coppia regale nasce nel 1500 il futuro Carlo V che, a partire dal 1516, regna sulla Spagna e le sue dipendenze italiane ed americane. Il fratello di Carlo V, Ferdinando, viene accasato ad Anna Jagellona e sua sorella Maria d’Austria sposa Luigi Jagellone, eredi dei troni di Boemia e di Ungheria che, nel 1526, entreranno a far parte del patrimonio degli Asburgo. Il Sacro Impero, a questo punto, si trasforma appena in una componente, tra l’altro la meno ricca, dell’immenso impero asburgico che era appena nato. Alla morte di Massimiliano V, nel 1519, il Collegio Elettorale, scarta la candidatura del Re di Francia, Francesco I, perché non era tedesco ed orienta la sua scelta su Carlo V, già “Re delle Spagne”, perché erede per sangue di Massimiliano ed anche perché le banche tedesche erano state sufficientemente generose con gli elettori…, cosa che evidenziava fino a che punto gli ideali del tempo eroico del Sacro Romano Impero erano ormai dei ricordi. Carlo V, padrone di un immenso impero, coltivava l’ambizione di ristabilire l’unità del mondo cristiano e di condurre una nuova crociata contro la minaccia ottomana. Ma, in effetti, l’ideale di un Occidente cristiano unito sotto la bandiera imperiale era piuttosto un’utopia, in un’epoca in cui il “molto cristianissimo” Re di Francia, Francesco I, era diventato l’alleato dei Turchi. Anche l’unità religiosa dell’Occidente stava per spezzarsi, particolarmente dopo che, nel 1517, la predicazione di Martin Lutero aveva scatenato una vasta tormenta nell’Impero. I principi tedeschi, che avevano scelto di sostenere la Riforma, avevano sventolato il vessillo della rivolta contro l’Imperatore e non esitavano a chiedere l’aiuto del Re di Francia. Il sogno impossibile di Carlo V di riunire tutto l’Occidente contro i Turchi era senza speranze e l’imperatore per riportare una parvenza di pace civile in Germania, deve rassegnarsi ad accettare la Pace di Augusta, nel 1555, che rende legale il Luteranesimo. Dopo la sua abdicazione nel 1556, che genera un spartizione dei suoi possedimenti fra suo figlio Filippo II, capo della branca spagnola degli Asburgo e suo fratello Ferdinando, capo della branca austro - tedesca, il declino dell’Impero diviene più evidente; ormai non è altro che una confederazione di principi e di città sui quali l’imperatore non possiede alcun mezzo per imporre la sua autorità. La Guerra dei Trent’anni (1618 - 1648), nata dalla rivolta dei protestanti della Boemia, diviene rapidamente una guerra europea nella quale il Re di Francia ed il Re di Svezia assumono un ruolo importante negli affari interni dell’Impero. Si può affermare che dopo il 1648 il Sacro Romano Impero ha cessato di esistere come potenza politica. I Trattati di Westphalia ridisegnano la carta politica dell’Impero, togliendogli l’Alsazia ed i tre vescovadi. La constitutio westphalica stabilisce ormai su delle nuove basi i rapporti fra l’imperatore ed i principi. Indubbiamente l’imperatore è sempre eletto dai principi elettori, divenuti otto con l’entrata della Baviera nel Collegio elettorale, ma i pochi poteri che egli conserva ancora, sono strettamente limitati attraverso una capitolazione perpetua. La Dieta con i suoi tre Collegi, si riunisce sempre a richiesta del Sovrano, continua a votare delle risoluzioni che diventano leggi dell’Impero solo dopo la promulgazione da parte dell’imperatore. Il sistema non può funzionare che attraverso l’accordo fra l’imperatore ed i membri della Dieta, ma questa intesa esiste solamente in casi eccezionali. La constitutio westphalica accorda ai principi dei vantaggi sostanziali: indipendenti di fatto, essi dispongono ormai della “superiorità territoriale” (Landeshoheit), vale a dire del “diritto di concludere fra di loro e con potenze straniere dei trattati per la loro garanzia e sicurezza reciproca”, con la sola pura riserva formale che “questi trattati non siano diretti, né contro l’imperatore, né contro la pace pubblica dell’Impero”. Alcuni Prìncipi, come gli Hohenzollern, non tarderanno a porsi come rivali dello stesso imperatore nel corso del XVII secolo. Nonostante questo, l’ideale all’origine del Sacro Romano Impero non era ancora totalmente morto. In effetti, nel 1683, quando i Turchi assediano Vienna, tutti i Principi del Sacro Impero, cattolici e protestanti, oltre al Re di Polonia, Giovanni Sobieski e Carlo V, Duca di Lorena, accorrono in soccorso dell’imperatore Leopoldo I. Tutti inviano le truppe che obbligheranno i Turchi, sconfitti al Kahlenberg, a ritirarsi, ma nel lotto mancano ancora le truppe del cristianissimo “Re Sole”, Luigi XIV di Francia, che aveva persino interdetto alla nobiltà francese di accorrere a titolo personale in difesa della Cristianità minacciata. Si tratta però di un ultimo sussulto senza domani. L’Impero non è più che un simbolo, quello di un passato glorioso ma ormai definitivamente compiuto. Il “caro Sacro Romano Impero”, come lo chiama Wolfgang Goethe, entra allora in una lunga agonia che durerà un secolo e mezzo e che si spegnerà definitivamente il 6 agosto 1806, quando il suo ultimo imperatore Francesco II dichiarerà solennemente la sua rinuncia “alla Corona del Sacro Romano Impero della Nazione Germanica”. Due anni prima egli aveva riunito i possedimenti della Casa d’Asburgo d’Austria in un “Impero d’Austria”, del quale si era proclamato Imperatore con il nome di Francesco I. In tal modo, dopo otto secoli e mezzo di esistenza, spariva il Primo Reich, fondato da Ottone il Grande, sotto i colpi concomitanti di Napoleone I Bonaparte e della sua “clientela” di mercenari tedeschi.
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