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IL SEGRETO DEL SUO VOLTO Tra Hitchcok e Fassbinder, L’olocausto dal punto di vista di una donna dalla doppia vita. Voto 7,5 20/03/2015 - (Roma) Per coloro che avevano avuto modo di vedere La scelta di Barbara di
Christian Petzold, non deve essere stata una sorpresa. Eppure anche di
fronte alla conferma di un talento emerso dopo anni di gavetta si rimane
comunque stupiti. Perchè Il segreto del suo volto, il nuovo film del
regista tedesco, doveva confrontarsi con un tema, quello dell'olocausto
che per forza di cose lo metteva a rischio di una certa dose di retorica
intellettuale ed emotiva. La storia, ambientata nella berlino che si
apprestava a rinascere dalle ceneri della seconda guerra mondiale aveva
per protagonista, Lenny, ebrea sopravvissuta ai campi di concentramento e
costretta a cambiare volto per ripare ai danni lasciateli da quella
terribile esperienza. Sorvolando sul valore simbolico innescato dal
gioco di rimandi provocato dalle caratteristiche di un cambiamento
fisiognomico che mette in scena il dramma di un popolo costretto a
nascondere la propria identità, Il segreto del suo volto sfugge alle
convenzioni del genere inscenando una sorta di thriller hitckockiano,
allorchè la donna sotto mentite spoglie si ritrova a impersonare se
stessa per conto dell'ignaro marito che attraverso la resurrezione
della moglie creduta morta, spera di impossessarsi della di lei eredità.
Senonchè
Il segreto del suo volto, sulla scia del film che lo aveva preceduto,
opera un salto netto rispetto alla maggior parte delle storie d'amore
oggi in circolazione, proponendosi nella forma di un melò raffreddato
che risulta tanto più coinvolgente quanto più risultano implosi i
sentimenti che lo attraversano. Petzold ci riesce, oltrechè per la
bravura degli attori (la Hoss come pure Ronald Zerhfeld era stati
protagonisti di La Scelta di Barbara), grazie ad un montaggio fatto di
stacchi netti, che rimandano ad oltranza il momento della catarsi, e ad
un uso della messinscena che nell'iperrealismo dei colori e nell'uso
espressionistico delle ombre, riesce a far parlare gli stati d'animo dei
protagonisti. Con in più il gioiello della scena finale, una delle più
belle tra quelle che possiamo ricordare, in cui le note e le parole di
Speak Low di Kurt Weill cantata da Nelly sublimano in maniera perfetta
la tragedia della Shoah e insieme costituiscono un inno
all'amor perduto destinato a rimanere nel cuore del fortunato
spettatore. Presentato in anteprima al festival di Toronto e, fuori
concorso, all'ultima edizione del festival di Roma, Il segreto del suo
volto è un film da non lasciarsi sfuggire.
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