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FUGA IN TACCHI A SPILLO Un buddy movie al femminile che non riesce a graffiare 20/06/2015 - C. Cerofolini (Roma) Dotata di una versatilità che poche attrici possono vantare, Reese Witherspoon continua a frequentare ruoli e generi tra i più disparati. Così, dopo essere stata in fuga da un doloroso passato nello struggente “Wild”, non stupisce di rivederla più vivace che mai in una commedia come “Fuga in tacchi a spillo” dove l’attrice americana si diverte - è il caso di dirlo per il tono farsesco della sua rappresentazione - a interpretare l’agente Roose Cooper, poliziotta tanto diligente quanto imbranata nell’applicazione dei regolamenti che, dopo un drammatico agguato che è costata la vita al suo collega, si ritrova in fuga con la testimone di un processo contro un pericoloso boss del narcotraffico. Una situazione a dir poco turbolenta, che però, nella mani della regista Anne Fletcher diventa l’occasione per imbastire un buddy movie al femminile, caratterizzato, come vuole il genere, dall’ incontro scontro tra due personalità agli antipodi; con la femminilità prorompente del personaggio interpretato dalla vistosa Sofia Vergara accostata a quella del tutto inesistente della meticolosa compagna di viaggio. Ovviamente ne succederanno di tutti i colori e la convivenza tra le due donne diventerà presto il motivo principale del film, con gli inseguimenti e le sparatorie a far da corollario alle schermaglie e ai sotterfugi messi in campo dalle due donne per volgere la situazione a proprio vantaggio. Com’era prevedibile il film lavora sia sul piano filmico, accentuando le differenze caratteriali dei due personaggi, sia sul piano dell’immaginario collettivo, legato al corpo delle due attrici – longilineo e asessuato quello della Witherspoon, prorompente ed erotico quello della Vergara – chiamate a confermare tutti gli stereotipi legati ai rispettivi modelli femminili. Quindi abbiamo da una parte la goffaggine di Roose, imbranata con gli uomini e iper attiva dal punto di vista lavorativo, al contrario della signora Riva, impegnata esclusivamente a portare a spasso il suo corpo statuario. Il connubio funzionerebbe anche, se non fosse che il copione è davvero povero di idee e costringe le attrici a situazioni forzate e a gag di una demenzialità poco divertente. Un paradosso per la regista Anne Fletcher, già sceneggiatrice di un classico come “Il diavolo veste Prada”, e qui invece artefice di un plot che non riesce a valorizzare il patrimonio messogli a disposizione da Reese Witherspoon, coinvolta anche in qualità di produttrice. Voto: Insufficiente
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