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OPERAZIONE U.N.C.L.E. Gli anni sessanta del muro di Berlino e della guerra fredda 05/09/2015 - Carlo Cerofolini (Roma) Nonostante i capi d’accusa che gli vengono imputati, la pratica del remake non accenna a diminuire, se è vero che proprio ieri il nuovo film di Luca Gaudagnino, rifacimento del celebrato La piscina di Jaques Deray, si è guadagnato un posto nel concorso ufficiale del prossima edizione del festival veneziano. Nella stessa direzione anche se con minor tasso di autorialità si esercitano l'inventiva e la goliardia di Guy Ritchie che per “Operazione U.N.C.L.E.”, rivisitazione opportunamente aggiornata della celebre serie televisiva, decide di riproporre la stessa joint venture che era stata alla base del successo di Sherlok Holmes, con Lion Wigram nuovamente a coadiuvarlo in fase di scrittura e produzione. Rispetto ai lungometraggi dedicati al celebre investigatore, il nuovo lavoro dell’autore inglese mantiene lo stesso spirito; non solo perchè il regista si ritrova a ragionare su un soggetto già visto e su un passato storico - in questo caso gli anni sessanta del muro di Berlino e della guerra fredda - da ricostruire secondo i canoni dei film in costume, ma soprattutto perché, ancora una volta, la componente action, derivata dal fatto che i protagonisti della vicenda sono agenti segreti chiamati a sventare la minaccia di una possibile guerra nucleare, viene innestata su un plot fortemente sbilanciato sul versante della comedy. Tendenza, quella della contaminazione dei generi, diventata una delle caratteristiche principali del cinema contemporaneo e postmoderno, che Ritchie ha utilizzato a partire da Lock, Stock, pazzi scatenati, opera prima in cui l’ex marito di Madonna si divertiva a giocare con i canoni e gli stereotipi della crimestory.
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