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COME SI INVENTA UN MARTIRE SOVIETICO Genesi storica delle purghe staliniane 03/03/2016 - Massimo Iacopi (Assisi) Come l’assassinio di Kirov, avvenuto il 1° dicembre del 1934, ha scatenato il grande terrore e le purghe staliniane. Il 1° dicembre 1934 veniva assassinato a Leningrado il responsabile locale del Partito Comunista, Serghiej Mironovich Kostrikov, detto Kirov (1886-1934). Questo omicidio di un semplice personaggio di apparato (apparatchik) sovietico è generalmente messo da parte ed evocato come una peripezia della storia. Ma questo assassinio, sia nelle circostanze sia nelle conseguenze, merito, al pari di quello di Sarajevo, la qualifica di “crimine del secolo”, così come determinati storici, come Robert Ackworth Conquest (1917), l’hanno denominato. Kirov, ben lungi dall’essere una grande figura della teoria o della pratica rivoluzionaria, come Vladimir Ilic Lenin (1870-1924) Lev Kamenev (1883-1936) o Grigori Evseïevitch Zinoniev (1883-1936) ha trascorso una giovinezza indubbiamente impegnata, ma ben diversa dal ritratto di un leninista incondizionato della prima ora che, in genere, ne è stato fatto. Si sa, grazie alle ricerche più recenti, che Kirov, fino allo scoppio delle rivoluzione d’ottobre, non era stato nemmeno bolscevico. Pragmatico ed opportunista egli per contro ed in seguito riesce a fare carriera. Responsabile, con Grigol Ordzhonikidze (1886-1937) e Laurenti Beria (1899-1953), della repressione delle sommosse nel Caucaso durante la guerra civile, quindi primo segretario del comitato centrale in Azerbaigian, Kirov vede il suo percorso prendere nuovo slancio allorché Josip Vissarionovic Stalin (1878-1953) si rivolge contro Zinoniev e lo invia a Leningrado. Kirov, che ha beneficiato dei favori di uno Stalin di cui ha saputo coltivare l’ego, diventa il leader del partito a Leningrado, prima di fare il suo ingresso nel Politburo. Egli risulta acquisire una posizione sempre migliore nella nomenclatura del partito per raggiungere le vette dell’elite sovietica e Stalin fa di tutto per farlo venire a Mosca, per godere del suo sostegno e per controllarlo meglio. Ma Kirov recalcitra, con la scusa che ha ancora molto da fare a Leningrado. La sera del 1° dicembre 1934, Kirov si reca preso il suo appartamento all’Istituto Smolny, dove si trova anche il suo ufficio. Borisov, la guardia del corpo di Kirov, segue il suo capo da lontano, perché quest’ultimo detesta di essere circondato da cani da guardia. Al piano al quale si reca, le lampadine funzionano ad intermittenza, facendo piombare il corridoio nel buio pesto. Un uomo fragile, estremamente nervoso ed armato, Leonid Nikolaev (1904-1934) si slancia, a quel punto, su Kirov, solleva il braccio e spinge sul grilletto. Il capo comunista, colpito alla testa, si accascia al suolo, senza più rialzarsi. Stalin viene avvertito immediatamente e l’episodio provoca uno shock, almeno questo è quello che il gerarca lascia intendere. In effetti, nel treno che lo porta a Leningrado nel corso della notte, Stalin redige rapidamente la bozza della legge del 1° dicembre, destinata a rinforzare i poteri della polizia per i casi di terrorismo e ad estendere i casi di pena capitale. Egli conduce “personalmente” l’inchiesta, vale a dire con il suo seguito: Viaceslav Skiabrin detto Molotov (1890-1986), Kliment Voroshilov (1881-1969). Guenrickh Iagoda (1891-1938), il capo dell’NKVD e 200 guardie del corpo. Leonid Nikolaev, che non avrebbe dovuto essere allo Smolny, poiché era stato espulso dal Partito, viene interrogato da Stalin in persona. Borisov viene quindi chiamato a deporre. Questi, curiosamente, muore in un incidente stradale, mentre un veicolo dell’NKVD lo portava verso il “piccolo padre dei popoli”. La colpevolezza di Nikolaev appare senza incertezze, ma dato il particolare clima politico, l’opinione non si ritiene soddisfatta di una soluzione così semplice. Dopo la collettivizzazione forzata e le carestie, i membri del Politburo si augurano di individuare in questo assassinio un atto di terrorismo. Rapidamente, vengono scovati dei complici, vicini o lontani e si ipotizzano le attività di un “centro di Leningrado”. E l’atto di Nikolaev, quello di un squilibrato, di un frustrato dal sistema, reso possibile da incurie dei servizi, diventa a quel punto la prova di una ampia cospirazione contro il Partito, contro la Rivoluzione e la causa comunista. Iagoda, si vede affidare il compito di smascherare gli istigatori di questo complotto, dietro il quale egli ha l’ordine di vedere la mano dei nemici da poco sconfitti, Zinoniev e Kamenev, in collaborazione con un Lev Davidovitch Bronstein detto Trotsky (1879-1940), che, dall’estero, agisce per destabilizzare il paese. Come ci si poteva aspettare, l’assassinio di Kirov ritornerà per ogni nuovo processo spettacolo desiderato da Stalin. Esso rappresenta il punto di partenza del Grande Terrore, delle purghe, che si arresteranno solo nel 1938, e le autorità si appoggeranno sulla memoria della vittima per colpire i propri nemici. Kirov diventa in tal modo un martire della rivoluzione. Il suo passato di apparatchik viene trasformato, sublimato; il suo nome viene attribuito a città a strade ed a parchi. E, nel 1938, Stalin arriverà persino a comandare un film, il Grande cittadino (di F. Elmer), dove Kirov, appare come un uomo carismatico, incredibilmente popolare ed impegnato in una battaglia solitaria contro gli sciacalli che operano nell’ombra. Dopo la morte di Stalin nel 1953, numerosi miti organizzati da quest’ultimo cadranno sotto i colpi di Nikita Krushev (1894-1971). Il caso di Kirov, in particolare, non solo viene risparmiato, ma la propaganda dell’epoca tenderà a riproporlo. A Krushev non era sfuggito il fatto che numerosi dettagli non risultavano chiari, sia nelle circostanze dell’assassinio, come in quelle dell’inchiesta che è seguita. La minaccia del Zinovie-trotskysmo essendo venuta a mancare, il nuovo padrone del Partito decide di scaricare tutte le responsabilità su Stalin, che avrebbe cinicamente organizzato l’assassinio di Kirov per lanciare le sue purghe e rinforzare il suo potere. Si mette dunque in risalto la sua immensa popolarità in seno al Partito, la stima che gli altri compagni dirigenti gli portavano e viene persino ricordato che era fra i papabili per rimpiazzare Stalin … Il piano machiavellico del defunto tiranno non incontra alcun dubbio e la memoria di Kirov viene nuovamente portata alle stelle. La propaganda di Krushev ha una vita più dura di quella di Stalin. Nel 1991 viene prodotto un film che attribuisce la responsabilità di questo crimine a Stalin (Il mito di Leonida di Dimitri Dolinin). Ancora oggi, numerosi storici sono d’accordo sul fatto che Stalin abbia organizzato questo assassinio. Kirov fa parte dei quadri del Partito che non sono mai stati condannati dalla storia. La città di Kirov è rimasta la città di Kirov e la stessa San Pietroburgo presenta ancora un parco Kirov oltre a qualche statua. Kirov oggi risulta ormai cancellato dalla memoria collettiva, ma rimane un buon rappresentante del processo di fabbricazione delle leggende da parte delle classi dirigenti sovietiche. In conclusione: Stalin ha effettivamente fatto assassinare Kirov ? Nessuno lo saprà mai, ma la recente opera dello storico americano Matthew E. Lenoe, The Kirov Murder and Soviet History (Yale University Press, 2010) dimostra che non esiste nulla di concreto su cui basare questa ipotesi e che l’amicizia di Stalin per Kirov era sincera. Ed i loschi dettagli di questo misfatto appaiono nella realtà come delle incredibili, ma reali coincidenze. Tuttavia non esiste alcun dubbio sul fatto che l’animale politico Stalin, motivato da una paranoia generale della dirigenza, ha saputo immediatamente strumentalizzare l’incidente nella maniera più sordida possibile. Rimane ancora un altro quesito, tale da far fantasticare tutti gli appassionati di Uchronie (1). Se Stalin non avesse sfruttato questa occasione per lanciare le sue purghe, sarebbe riuscito a rimanere al potere ? Il corso della 2^ Guerra Mondiale ed anche della successiva Guerra Fredda sarebbe stato diverso ? Senza questo omicidio del 1° dicembre 1934, apparentemente aneddotico, la nostra geopolitica contemporanea avrebbe potuto essere molto diversa. NOTA (1) Termine coniato da Charles Bernard RENOUVIER (1815-1906) dal titolo della sua novella Uchronie (l’Utopia nella Storia) del 1876. Un genere che si basa SUlla riscrittura della storia a partire dalla modifica di un avvenimento del passato, ovvero: Come riscrivere la storia con un “Se ?...”.
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