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La Storia secondo Massimo Iacopi

WATERLOO: UNA VITTORIA TEDESCA.

Quasi dimenticato il fondamentale ruolo dei Tedeschi nei fatti di Waterloo


03/03/2016 - Massimo Iacopi


(Assisi)

Due secoli dopo, la vittoria nella famosa battaglia contro Napoleone, nell’immaginario collettivo viene ancora attribuita a Wellington ed ai suoi Highlanders, anche se la parte che vi hanno svolto le truppe tedesche è stata fondamentale. E questo deve essere sottolineato.

Senza l’intervento in extremis dell’esercito prussiano, la campagna napoleonica del Belgio si sarebbe conclusa negativamente per i Britannici. Certamente, non bisogna dimenticare anche che, senza l’accanita resistenza degli uomini di Arthur Wellesley, duca di Wellington (1769-1852) sul campo di battaglia, anche lo stesso Gebhard Leberecht von Blücher (1742-1819) avrebbe subito una cocente disfatta. Ma, prima dell’arrivo dei Prussiani, gli Inglesi non erano soli a Waterloo. L’esercito affidato alla guida del duca di Wellington contava circa 68 mila uomini per un totale di 31 brigate. Fra queste solo 10 erano britanniche, contro le 14 tedesche e le 7 olandesi. Come è stato ampiamente dimostrato dagli storici, se si aggiungono a questo complesso di forze le truppe prussiane, si può chiaramente concludere che ben tre quarti degli avversari di Napoleone Bonaparte (1769-1821) sul campo di battaglia di Waterloo erano di nazionalità tedesca. Si potrebbe a questo punti concludere, senza ombra di dubbio, che Waterloo è stata una vittoria tedesca, ottenuta con il concorso di contingenti britannici, olandesi e belgi. Il regno-elettorato di Hannover schierava 16 mila uomini sul campo di battaglia del 18 giugno ed il ducato di Brunswick ne allineava ben 6.800. Questi due eserciti erano stati ricostituiti subito dopo la riacquisizione, nel 1813, della indipendenza da parte dei due Stati. I soldati dell’Hannover formavano da circa un secolo la punta di lancia dell’Inghilterra sul continente. Dopo che, nel 1714, Giorgio 2° Augusto, Elettore di Hannover (1683- 1760) era diventato re di Gran Bretagna e d’Irlanda, una unione personale delle due corone aveva permesso al governo di Londra di poter contare sul piccolo, ma solidissimo, esercito hannoveriano. Da quel momento, dalle guerre di Luigi 14° (1638-1715) a quelle dell’Impero, passando per Fontenoy, una parte importante delle truppe inglesi sarà costituita dai soldati dell’Hannover, che indossavano divise molto vicine a quelle degli “abiti rossi” anglosassoni. Nel 1803, Napoleone invade l’Hannover. Il regno non era un possedimento britannico, ma in ogni caso il paese verrà occupato militarmente, con captazione diretta delle entrate da parte del fisco francese e lo scioglimento dell’esercito. Quattro anni più tardi, l’Elettorato dell’Hannover verrà persino cancellato dalla carta politica dell’Europa a vantaggio del nuovo Regno di Westphalia, affidato a Gerolamo Bonaparte (1784-1860). Questo sarà anche il destino del vicino ducato di Brunswick, che rientrava sotto la sfera di influenza di Berlino. Il suo sovrano, Carlo Wilhelm Ferdinand, duca di Brunswick-Wolfenbüttel (1735-1806), che aveva comandato l’esercito prussiano a Valmy, doveva trovare la morte sul campo di battaglia di Jena, nel 1806. Il ducato viene annesso dai Francesi e l’erede al trono andrà in esilio con una parte dell’esercito, per entrare al servizio di suo cognato, il principe reggente d’Inghilterra. Nel 1815, l’esercito dell’Hannover e quello del Brunswick erano entrambi costituiti da reclute fortemente motivate, poco esperte ed inquadrate da soldati di mestiere che avevano spesso combattuto in Spagna al servizio dell’Inghilterra. Essi si erano trovati a coabitare, senza apparenti soverchi problemi, con i quadri del defunto regno di Westphalia, che avevano partecipato alle stesse campagne, ma nel campo francese. Gli ufficiali inglesi erano comunque preoccupati della giovinezza delle reclute dell’Hannover. I loro capitani avevano una media di 28 anni, i comandanti di battaglione una età media di 30 ed il giorno della battaglia, diversi battaglioni del ducato di Brunswick saranno condotti al fuoco dal capitano più anziano. Una delle brigate del regno di Hannover verrà persino guidata in battaglia da un comandante di battaglione. Comunque sia, tutte questi contingenti faranno ampiamente il loro dovere in combattimento e subiranno delle pesanti perdite. In tale contesto, i giovanissimi Hannoveriani del battaglione di Osnabrück, si opporranno testardamente alla Vecchia Guardia napoleonica e riusciranno a fare prigioniero il generale Pierre Jacques Cambronne (1770-1842), passato alla storia per una famosa espressione che, sembrerebbe, non aver mai pronunciato. Per quanto concerne Friedrich Wilhelm, Herzog von Braunschweig-Wolfenbüttel (1771-1815), il famoso duca nero di Brunswick, egli morirà alla testa dei suoi uomini, così come l’aveva fatto suo padre prima di lui. Dopo l’occupazione dell’Hannover da parte della Francia, un certo numero di militari, come già anticipato, decidono di raggiungere la Gran Bretagna allo scopo di proseguire la lotta contro l’invasore. Circa un centinaio di questi patrioti formeranno la King’s German Legion (KGL); essi saranno raggiunti da migliaia di volontari e questa legione tedesca del re d’Inghilterra finirà per formare una forza di rilievo, che poteva combinare nel suo ambito, fanteria, cavalleria ed artiglieria. Dal 1803 al 1815, 28 mila uomini tedeschi serviranno l’Inghilterra su tutti i teatri d’operazione, ma sarà soprattutto in Spagna, agli ordini di Wellington, che la KGL si coprirà di gloria e vi acquisirà una tale professionalità tanto da essere tranquillamente paragonate, al “calmo coraggio” delle migliori truppe inglesi. La loro forte coesione combinava l’opposizione a Napoleone, la lealtà dinastica agli Hannover, il patriottismo ed un elevato spirito di corpo. Vestiti ed armati all’inglese, i legionari venivano istruiti secondo il manuale britannico, ma gli ordini continuavano ad essere impartiti in tedesco. L’assimilazione risultava più spinta nel corpo degli ufficiali, fra i quali alcuni erano inglesi. Allo stesso modo, ufficiali tedeschi esercitavano funzioni di comando nell’esercito britannico, come Carl August Von Alten (1764- 1840 Bolzano), ovvero Sir Charles August Alten per i Britannici, che comandava una divisione, fra le più solide dell’esercito. La legione tedesca avrebbe dovuto essere sciolta nel 1814, ma alla stessa stregua di numerosi reggimenti tedeschi, essa era stata inviata a combattere contro gli Stati Uniti e Wellington aveva ottenuto di conservare i suoi veterani tedeschi. E sarà un’ottima scelta: i 10 mila uomini della KGL svolgeranno un ruolo decisivo nella battaglia di Waterloo. Fra essi, un battaglione composto da tiratori scelti, armati di carabine Baker, ad anima rigata. Comandati dal maggiore Konrad Ludwig Georg Baring (1773-1848), essi saranno gli eroici difensori della fattoria di Sainte Haye, cuore e perno della resistenza del dispositivo alleato. Di essi, solo 42, sopravivranno alla battaglia. L’esperienza di combattimento delle truppe di Nassau, risultava in parte analoga, ma nel campo opposto. Il piccolo ducato renano era entrato, in effetti, nel 1805, nell’alleanza napoleonica ed aveva fornito due reggimenti di fanteria, che prenderanno parte alla campagna di Prussia. Il 2° Reggimento di Nassau, inviato in Spagna nel 1808 al comando del colonnello August Freiherr von Kruse (1779-1848), prenderà parte a ben 42 battaglie e combattimenti, specialmente contro le truppe inglesi. Nel dicembre 1813, davanti a Bayonne assediata, il suo comandante riceve l’ordine dal suo sovrano di passare al servizio dei Britannici ed i suoi uomini verranno imbarcati dalla marina inglese per essere portati in Olanda, dove, nel 1814, prenderanno parte alle operazioni contro Anversa. Nel 1815, attraverso una Convenzione fra Federico Guglielmo di Nassau-Weilburg (1768-1816), conte principe di Nassau ed il suo parente Guglielmo 1° d’Orange Nassau (1772-1843), il nuovo re dei Paesi Bassi, il reggimento passa al servizio degli Olandesi per la durata di 6 anni. Il 1° Reggimento di Nassau andrà incontra ad un diverso destino. Per cinque anni combatterà con i Francesi, specialmente in Catalogna e, nel 1813, il suo comandante colonnello Leopold Friedrich Meder (1803-1878) si rifiuterà di passare al nemico. Ma nonostante ciò, i generali francesi riceveranno l’ordine di disarmare il reggimento a Barcellona e di internarlo in Francia. Nel corso del 1814 tutti i suoi componenti raggiungeranno la loro patria. Il reggimento viene successivamente ricostituito, a partire da un nucleo di veterani e verrà creato un terzo reggimento, composto di veterani dell’esercito di Spagna e di reclute poco addestrate. A Waterloo, queste unità, armate di fucili francesi costituiscono una brigata dell’esercito dei Paesi Bassi, ovvero 2.900 uomini al comando del principe Carlo Augusto, granduca di Sassonia Weimar Eisenach (1757-1828). In loro onore verrà eretto un monumento a Wiesbaden sui bordi del Reno, a ricordo del sacrificio di ben 887 uomini nella giornata di Waterloo. L’esercito che la Prussia porta al combattimento nel 1815 è stato, probabilmente, il peggiore di quelli impiegati nel corso delle guerre della Rivoluzione e dell’Impero. In termini di coesione, d’equipaggiamento e di organizzazione, molte cose lasciavano a desiderare, in quanto questo esercito era il prodotto di vicissitudini che da partivano da lontano. Esso era stato considerato il primo d’Europa a partire da Federico il Grande di Hohenzollern (1712-1786), ma nel 1806 aveva subito un disastro ed una umiliazione senza precedenti di fronte a Napoleone. In seguito esso era stato oggetto di una riorganizzazione completa e si era dimostrato efficace durante le campagne del 1813 e del 1814. Il corpo degli ufficiali continuava ad essere proveniente dalla aristocrazia terriera e manteneva i legami con il vecchio esercito federiciano: tutti gli ufficiali superiori presenti a Waterloo erano stati fra i battuti di Jena. Il comandante in capo il Feldmaresciallo Blücher, incarnava, nonostante i suoi 72 anni, la sua volontà di rivincita. La sua combattività lo porterà a cooperare lealmente con Wellington ed a rifiutare tutte le aperture che, a più riprese, gli verranno fatte da Napoleone. Non si poteva dire altrettanto del suo Capo di SM, il generale August Neidhardt von Gneisenau (1760-1831), che più degli altri aveva contribuito alla riorganizzazione dell’esercito. Egli era estremamente diffidente nei confronti dei Britannici, in quanto sapeva che, in occasione del Congresso di Vienna, era stata conclusa una intesa segreta fra Londra e la Francia e l’Austria al fine di contrastare le ambizioni della Prussia e della Russia. Una delle migliori caratteristiche dell’esercito prussiano era costituita dalle sue riserve istruite. L’esercito aveva adottato la coscrizione obbligatoria alla francese, ma l’aveva allargata, chiamando alle armi tutti gli uomini dai 17 ai 40 anni. Allorché le reclute risultavano sufficientemente istruite nelle truppe di linea, esse venivano travasate nelle unità di riserva. Questi reggimenti della Landwehr (difesa territoriale), assai superiori alla guardia nazionale francese che li aveva ispirati, risultavano inquadrati da ufficiali di carriera e da sottufficiali altamente professionali. Queste unità erano meno efficaci rispetto alle truppe di linea, ma sicuramente affidabili. Nel 1815, la maggior parte degli uomini che vi servivano avevano fatto la loro esperienza durante le campagne del 1813 e del 1814. L’esercito prussiano stava conoscendo una crisi di crescita, poiché doveva integrare anche numerose formazioni che gli erano estranee, fra i quali i diversi Corpi franchi (Freikorps), costituiti da volontari delle “Guerre di Liberazione”. Più complesso risultava, inoltre, il caso dell’applicazione della coscrizione ai nuovi territori annessi. Da qualche mese la Prussia aveva incrementato la sua popolazione di circa 2 milioni di nuovi sudditi, specialmente nella Renania. Berlino poteva mettere a disposizione del suo esercito un vasto bacino di reclutamento, che, però, risultava meno affidabile di quello delle vecchie province. Più difficile ancora sarà il caso delle unità che passeranno in blocco dagli Stati napoleonici di Westphalia e di Berg al Regno di Prussia. In tale contesto, i due reggimenti di Berg porteranno ancora nel 1815, con la coccarda prussiana, le uniformi e lo Shakò francesi del vecchio granducato ! Sulla carta, l’assorbimento di queste diverse forze risultava appena iniziato quando il ritorno di Napoleone dall’Elba costringe la Prussia a concentrare il suo esercito nei pressi di Liegi. L’amalgama non era stato effettuato e questo aspetto porrà gravi problemi quando si dovranno integrare i soldati sassoni. Al Congresso di Vienna, il regno di Sassonia, che era stato uno degli ultimi alleati di Napoleone, perderà la metà del suo territorio a beneficio della Prussia. In conseguenza, decina di migliaia di uomini dell’esercito sassone verranno dispersi nelle unità prussiane. Gli ammutinamenti che ne risulteranno, impediranno a tutto un corpo d’armata, quello del generale Friedrich von Kleist von Nollendorf (1762-1823), di essere presente alla battaglia di Ligny, dove avrebbe indubbiamente potuto salvare l’esito della giornata. Nel corso di questa disastrosa battaglia e quindi della conseguente ritirata, circa un quarto dell’esercito, ovvero circa 16 mila uomini, verranno perduti fra morti, feriti e prigionieri. Fatto ancora più grave: ben 10 mila uomini risulteranno fra i disertori. Eppure, anche se in queste ridotte condizioni, le forze prussiane risultavano ancora in grado di rovesciare il rapporto di forze fra Napoleone e Wellington, ma tutto ciò a condizione di arrivare a tempo sul campo di battaglia.

Secondo uno storico britannico, l’esercito prussiani ha effettuato degli “sforzi titanici” per raggiungere Wellington. Esso effettuerà delle marce durissime, prenderà parte ai combattimenti più aspri e soffrirà conseguentemente le maggiori perdite nel campo alleato. Blücher avrebbe voluto dare alla battaglia del 18 giugno il nome di “Battaglia della Bella Alleanza”, dal nome predestinato della fattoria dove Wellington e lui si ritroveranno la sera della vittoria. Ma il racconto storico britannico avrà il sopravvento ed il nome di Waterloo si imporrà progressivamente, persino in Germania. Oggi Peter Hofschöer, un britannico di origine tedesca, domina la storiografia “alleata” della battaglia. Egli ha raccolto una imponente documentazione, che comprende non solo fonti pubbliche, ma anche degli archivi inediti, sia inglesi, sia tedeschi. La sua critica dell’atteggiamento di Wellington si allinea a quelli degli storici prussiani del 19° secolo che avevano, già a suo tempo, sottolineato la lentezza del generale britannico. Comunque sia, la memoria della battaglia di Waterloo è stata largamente eclissata in Germania da quella di Lipsia. In termini di numero di combattenti, la “battaglia delle Nazioni” del 1813 è stata effettivamente la più grande battaglia del 19° secolo. Essa rimane nella memoria tedesca la vera vittoria sull’egemonia napoleonica, allo stesso tempo aurora della rinascita tedesca e promessa di un ritorno all’equilibrio europeo.

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