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IL TRIANGOLO CINA INDIA RUSSIA Prove di compattazione verso una probabile alleanza egemonica 05/05/2016 - Massimo Iacopi (Assisi (Perugia)) India e Cina hanno stretto importanti legami con la Russia ai tempi dell’URSS. In seguito tali relazioni si sono fortemente allentate, specialmente per i ripensamenti della Cina. La politica di isolamento della Russia dalla realtà euro-atlantica, messa in atto dopo la crisi ukraina del febbraio-marzo 2014, riapre prospettive inedite, anche se persistono ancora molte tensioni fra i tre paesi, come è emerso nel corso del Vertice di Ufa. Le collaborazioni fra la Russia, da una parte, l’India e la Cina dall’altra, sono importanti e si concentrano su tre settori prioritari. In primo luogo l’esercito L’esercito indiano risulta largamente equipaggiato con materiale russo. Dopo la fine dell’URSS, i due paesi si sono orientati verso un vero partenariato tecnologico. Caso unico al mondo, Mosca ha affittato un sommergibile nucleare d’attacco all’India, lo Chakra (il russo Nerpa) ed un secondo potrebbe arrivare. Questa forma di cooperazione aiuterebbe l’India a costruire il suo primo sommergibile lanciamissili (1). Peraltro i due paesi hanno messo a punto insieme uno dei primi missili da crociera supersonici messo in servizio, il BrahMos. A partire dal 2001, essi sono passati alla concezione e costruzione di un aereo da combattimento di 5^ generazione, apparecchio di cui solo gli USA dispongono attualmente. Tuttavia, come il programma di 5^ generazione americano (F35), il progetto incontra serie difficoltà e la parte indiana non nasconde il suo scontento. La relazione tecnologica fra Russia ed India presenta una dissimmetria, ma per Nuova Delhi si tratta di una vera cooperazione e non di una messa in soggezione come lo è stato il partenariato offerto da Washington ai suoi alleati europei nel quadro dei programmi F104/F, F16/F ed F35. Con la Cina, le relazioni sono più antiche e le consegne di armi sovietiche, quindi russe sono state ancora più importanti. I rapporti si erano distesi dopo il 2005. Mosca non aveva apprezzato il fatto il fatto che dopo aver acquisito qualche esemplare di caccia Sukhoi 33, l’industria cinese si era messa a produrre in serie delle copie quasi conformi. Nel 2013, le discussioni sulla vendita a Pechino degli ultimi tipi di missili antiaerei (S 400) e di aerei da combattimento (Su 35) risultavano congelate. Come contraccolpo della crisi ukraina, le discussioni sugli S 400 hanno ripreso nel maggio 2014 e sfociato nell’aprile 2015 su un contratto militare che sarà il più importante mai concluso fra i due paesi. Lo spazio aereo cinese diventerà praticamente inaccessibile agli aerei americani o giapponesi, compresi anche quelli di 5^ generazione, fatto che non porta alcun fastidio agli interessi indiani. Legami energetici rinforzati Dal 1990 nessun progetto russo di gasdotto verso la Cina era andato in porto. Di nuovo la crisi ukraina ha scongelato la situazione. Nel maggio 2014, Pechino e mosca si sono messi d’accordo per costruire il gasdotto Forza della Siberia (38 miliardi di m3 all’anno) a partire dai giacimenti orientali scollegato dai bacini che attualmente lavorano per l’Europa. Questi ultimi, per contro, potranno alimentare il gasdotto Altai, che entra in Cina da ovest (30 miliardi di m3 annuali da qui al 2020, deciso nel novembre 2014) e lo stabilimento GNL di Lamal, previsto per il 2018, nel quale i capitali cinesi hanno acquisito il 20%, nel febbraio 2014. Peraltro, nel orso del 2014, sono stati firmati contratti di investimento cinesi nel carbone dell’Estremo Oriente russo, dove sono stati, eccezionalmente, autorizzati ad acquisire della parti di capitale maggioritarie, come anche nel campo idroelettrico. Per quanto riguarda il petrolio, l’oleodotto VSTO fra il lago Baikal ed il Pacifico, messo in servizio nel 2009, risulta raccordato al giacimento Baku 3°. Esso consente di riorientare il petrolio dai mercati occidentali a quelli dell’Asia. La sua capacità di 30 milioni di tonnellate annuali sta per passare a 50 milioni ed è stato deciso nel febbraio 2014 di portarla ad 80 milioni entro il 2020. Il legame energetico con l’India ha decollato solo a partire dal 2014. La prima partecipazione indiana ad un progetto di sfruttamento del carbone siberiano è stata messa in cantiere e siglata. Ma l’India dispone di fonti approvvigionamento più vicine dei poti siberiani. E’ soprattutto nel campo nucleare che la cooperazione si è intensificata: Nuova Delhi ha firmato l’acquisto di 12 reattori russi da 1000 MW nei prossimi 30 anni. Le promesse di una cooperazione spaziale I tre paesi nutrono importanti ambizioni spaziali. La Cina ha in cantiere una missione lunare, a partire da una stazione orbitale da costruire entro il 2020. L’India ha un progetto lunare in un orizzonte meno preciso. La Russia, autonomamente, perseguiva dei progetti senza tempi definiti per la Luna, Marte e Venere. Il solo programma bilaterale riguardava fini a poco tempo fa l’aiuto russo alla realizzazione del future veicolo per l’allunaggio indiano. La crisi ukraina ha sconvolto questa situazione. La Russia ha precisato le sue intenzioni: essa costruirà la sua stazione orbitale entro il 2020, prelevando i suoi moduli dalla stazione internazionale ISS, che non sarà più in grado di funzionare. Al vertice di Ufa, è stata decisa la messa in opera di una stazione orbitale comune nel BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa). L’organizzazione e la ripartizione dei compiti non è stata ancora definita ma si sta orientando su numerose mutualizzazioni. Agli inizi del luglio 2014, la Russia aveva annunziato ufficialmente che avrebbe consegnato dei motori di missili RD 180 alla Cina in cambio di elettronica cinese meno costosa di quella occidentale. Questo motore senza equivalenti è quello che spinge gli Atlas americani (che Mosca continua a consegnare) e la Zenit ukraina, che viene ora a trovarsi priva di motore. Il cambiamento al Vertice di Ufa L’idea di costituire un nuovo ordine mondiale non occidentale ha fatto i suoi progressi. Iniziata nel 2009, essa è sfociata nell’organizzazione dei vertici del BRICS. Nel 2014, in occasione del sesto di questi vertici a Fortaleza in Brasile, viene decisa la creazione di un fondo di riserva monetaria, embrione del FMI, come anche quello di una nuova banca di sviluppo, concorrente della Banca mondiale di Washington. La causa, il rifiuto del Congresso americano di validare la riforma dell’FMI del 2010, che avrebbe aumentato le quote parti e conseguentemente di diritti di voto, della Cina, dell’India e del Brasile. Il Vertice di Ufa a confermato questa decisione che prenderà corpo più velocemente di quanto previsto. Parallelamente, la Banca asiatica d’investimenti nelle infrastrutture (BAII), creata su istigazione di Pechino nel giugno 2015, aggiudicherà circa 8 mila miliardi di offerte nel campo delle infrastrutture ferroviarie (strada della seta) ed energetiche. I decisori saranno la Cina (26% dei diritti di voto), l’India (8,4%) e la Russia (6,5%). Alcuni voti verranno riservati a tre paesi europei a scelta. Assicurando fortuitamente la presidenza e del BRICS e dell’Organizzazione della Cooperazione di Shanghai, la Russia ha colto l’opportunità il vertice delle due organizzazioni. Dall’8 al 10 luglio 2015, i dirigenti di 15 paesi si sono riuniti ad Ufa. Il vertice ha associato i cinque del BRICS ed i sei membri dell’OCS (Organizzazione della Cooperazione di Shanghai: Russia, Cina, Uzbekistan, Kazakistan, Tagikistan, Kirghizistan ne sono gli Stati membri e fondatori). Ma l’OCS conta anche 5 membri osservatori, l’Iran, l’India, il Pakistan, l’Afghanistan, la Mongolia e tre “partner di dialogo o discussione”, la Bielorussia, lo Sri Lanka e la Turchia. L’OCS si preoccupa di sicurezza, specialmente di lotta contro il traffico di droga ed il terrorismo, ma non è una struttura di difesa integrata come la NATO. Essa appare soprattutto come una tribuna “anti-egemonica” nel quale vengono presi di mira gli USA ed i loro interventi nel mondo. Essa rifiuta le pretese di Washington di organizzare l’ordine mondiale e proclama il suo attaccamento alla sovranità delle nazioni. Il vertice è stata l’occasione di una importante crescita di potenza dell’OCS. Il processo di adesione dell’India, del Pakistan e dell’Iran è stato iniziato. La Bielorussia è diventata membro osservatore e l’OCS ha accolto come nuovi partner di discussione l’Azerbaigian, l’Armenia, la Cambogia ed il Nepal. Cina, India e Russia risultano, pertanto, sempre maggiormente associati in seno al BRICS, all’OCS e alla BAII. Il miglior motore di questa associazione è l’affermazione del blocco euro-atlantico organizzato da Washington. La politica delle sanzioni economiche (per rispondere ad un problema politico) mostra a tutte le potenze emergenti l’ampiezza della loro fragilità se rimangono isolate. L’associazione offre loro sicurezza e sviluppo economico. A condizioni evidentemente che gli interessi dei tre pilastri non siano contraddittori. Unità, fino a che punto I conflitti territoriali fra la Russia ed i suoi due partner hanno oggi una importanza ridotta. Non ne esistono fra l’India e la Russia in quanto non hanno frontiere fra di loro. Fra Cina e Russia il contenzioso sull’Estremo Oriente sovietico (acquisito da Mosca nel 1858) era sfociato in scontri armati nel 1969. Oggi i due paesi hanno delimitato e riconosciuto le loro frontiere. Questo problema si pone, pertanto, in maniera differente. La Cina potrebbe essere tentata dalle immensità e dalle ricchezze della Siberia orientale, essa vi ha investito in maniera rilevante e numerosi suoi uomini lavorano in loco. Potrebbe riprodursi in futuro una forma di riconquista rampante. L’idea vale né più né meno come le paure espresse da certuni di una “ricolonizzazione” della California da parte degli immigranti messicani. Il problema non può porsi e se si dovesse porre, esso potrà esserlo solo a molto lungo termine. Per il momento, la Cina ha tutto l’interesse a non assumersi le spese di organizzazione e gestione di una spazio naturale molto difficile, secondo la sua logica di “passeggero clandestino”. Ad ogni modo, il solo sbocco razionale delle materie prime della Siberia orientale è proprio l’Estremo Oriente. Gli interessi cinesi possono ben investirvi per assicurare il loro controllo. E le prospettive che apre una cooperazione so sufficientemente promettenti; lo spazio commerciale mondiale, gli oceani ed i loro fondi, la conquista spaziale offrono a tutti campi di espansione molto più attrattivi che una lotta per il controllo di terre naturalmente difficili. Peraltro, la complementarietà fra Pechino e Mosca è forte per quanto concerne l’alta tecnologia; aerei da combattimento, missili, missi spaziali da un lato, TGV, costruzioni navali, elettronica dall’altro. L’aspetto problematico del triangolo La maglia debole del triangolo è costituito dalle relazioni fra Cina ed India. Il contenzioso territoriale è concreto anche se ha perso molto della sua virulenza. Per contro, le due potenze possono considerarsi come rivali. Ma lo sviluppo dell’una nuoce allo sviluppo dell’altra ?... Il concetto cinese di “Collana di perle”, sulla carta, sembra accerchiare l’India, anche se questo non sembra il vero il vero obiettivo. La sua funzione appare quella di fornire sicurezza alle rotte commerciali fondamentali della Cina, di cui il 90% del commercio estero si effettua per via marittima. La potenza marittima indiana sarebbe in misura di tagliare la rotta in caso di guerra fra i due paesi, ma essa non vi troverebbe alcun interesse in tempo di pace. Le potenze marittime indiana e cinese possono pertanto coabitare nell’Oceano Indiano. Anche se esse si osservano, esse non si danneggiano, almeno in tempo di pace. Determinati assi delle “nuove rotte della seta” cinesi possono indubbiamente porre inquietudine a Nuova Delhi Due progetti di assi di trasporto ferroviario che collegano le coste birmane e pakistane alla Cina sembrano accerchiare l’India, ma la loro funzione e quella di cortocircuitare lo stretto di Malacca, controllato dagli alleati degli USA, costituendo delle vie dirette verso la Cina. Il principale oggetto di conflitto fra l’India e la Cina potrebbe ben essere la rivalità commerciale per i mercati esterni, ma l’India risulta ancora molto lontana dall’essere il gigante commerciale che è la Cina e tutti e due dispongono vasti margini di espansione nei loro mercati interni. L’India, la Cina e la Russia non sono dunque dei concorrenti inconciliabili, né sul piano commerciale, né su quello della sicurezza. Tutti sono scontenti del posto che lascia loro l’insieme euro-atlantico negli affari del mondo. La via della cooperazione apre loro prospettive nello sviluppo delle infrastrutture, del commercio e della tecnologia. Le suscettibilità di potenza condizionavano lo sfruttamento di questa via. La crisi ukraina le ha eliminate, mettendo in primo piano le vulnerabilità di ciascuna. Rimane una incertezza. All’interno del triangolo, Pechino dispone di possibilità maggiori, in particolare sul piano economico, mentre Nuova Delhi è sensibile ai vantaggi che gli promette Washington. Questo fatto lascia agli USA ancora un margine di manovra che non si può sottovalutare NOTA (1) L’Ahirant messo in cantiere dall’India nel 2008 non viene considerato, in generale, come un vero sommergibile lanciamissili SNLE; BIBLIOGRAFIA Jaffrelot C., L’Inde contemporaine de 1950 à nos jours - Fayard, Paris, 1996; Jaffrelot C., The Hindu Nationalist Movement and Indian politics, London, 1998; Kochan Lionel, Storia della Russia moderna, Einaudi, Torino, 1968 Lamb A., The China-India Border: The Origins of the Disputed Boundaries - Oxford University Press, 1964; Medvedev Roj, La Russia post-sovietica. Un viaggio nell'era Eltsin. Giulio Einaudi editore, Torino, 2002; Rampini F., L’impero di Cindia. Cina, India e dintorni: la superpotenza asiatica da tre miliardi di persone - Mondadori, 2006; Riasanovsky Nicholas V., Storia della Russia. Dalle origini ai giorni nostri. RCS libri S.p.A., Milano, 2005; Smith D., Il dragone e l’elefante. La Cina, l’India e il nuovo ordine mondiale. Il Sole 24 Ore libri, 2007.
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