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PAPA FRANCISCO NE HA COMBINATA UN’ALTRA DELLE SUE Vietato chiamare mamma la Superbomba di Trump 06/05/2017 - (Città del Presepe) “Cresce la cultura della distruzione”. Lo ha detto lui, il Papa, oggi, nella Sala Paolo VI, davanti a Settemila minorenni in età scolare, etichettati come Scuole della Pace, ed ivi convogliati per la suprema volontà della Fedeli, attuale Ministro dell’istruzione (con la “i” sempre più minuscola). Gli argomenti presentati dal Papa, a sostegno dell’enunciato “cultura della distruzione” sono stati tanti, indipendenti l’uno dall’altro, ma uniti da un unico filo: lo sputtanamento del mondo occidentale e soprattutto lo sputtanamento degli USA, male assoluto nell’ideologia sinistrorsa che anima e guida la revolution nel mondo da circa settanta anni, da Che Guevara ad Al Baghdadi. A quanto si è capito, quello che non ha soddisfatto il Papa è stato il fatto che Trump abbia chiamato “madre di tutte le bombe” la famosa super bomba sganciata qualche giorno fa da aerei USA in Afghanistan per distruggere un sito di gallerie e caverne che ospitava attrezzature di guerra talebane e nel contempo “parlare a nuora perché suocera intenda” (o viceversa). Lanciare cioè un monito a coloro i quali meditano di sovvertire l’ordine mondiale minacciando irresponsabilmente di usare ordigni nucleari ‘ndo coglio coglio, cioè Kim Jong-un, il dittatore folle della Corea del Nord. Ebbene, di tutto questo apparato, ossia la neutralizzazione di importanti depositi talebani orientati alla distruzione di chi talebano non è, e il monito al pazzo sanguinario della Corea del Nord che minaccia gli equilibri mondiali, il Papa Gesuita ne ricava una parabola etica inconsistente ed ottusa basata sul significato delle parole, non già sulla sostanza degli eventi. Secondo il Papa una bomba non si può definire “madre”… C’è da offendersi, cacchio!... La madre è fonte di vita… La bomba è fonte di morte… Ma il Papa sa benissimo che definire “madre” o “padre” un oggetto è un modo di dire comunemente usato, anche in Argentina, credo. Marx e Lenin, padri del comunismo, che non è proprio una bella figliolanza a giudicare dai milioni di morti che i regimi comunisti hanno prodotto, non ha nulla a che vedere coi papà, che pure essi, come le madri, generano. Sia il papà che la mamma sono infatti chiamati ordinariamente “genitori”… ossia autori della genie. Ma nessuno intende dire che Marx e Lenin siano i papà del comunismo. Invece si intende dire che ne sono stati gli inventori, gli ideatori. Addirittura poi, per la “madre di tutte le bombe” Trump non voleva certo intendere l’ideatrice di tutte le bombe, ma un oggetto simile alle consorelle per l’impiego che solitamente se ne fa, ma molto più grosso e voluminoso e quindi, ahimè, più distruttivo. Se Trump l’avesse chiamata “colosso”, oppure “gigante”, oppure ancora “mostro” sicuramente Bergoglio non avrebbe trovato nulla da ridire. Ma non possiamo saperlo. Infatti il light motive dei suoi irriverenti interventi è quasi sempre orientato a sputtanare le nazioni occidentali e ad osannare i Paesi arabi destabilizzanti e produttori di terrorismo, senza minimamente soffermarsi su ciò che quotidianamente avviene in quei Pesi: le impiccagioni settimanali, i tagli di teste, le carcerazioni e le torture di migliaia e migliaia di poveracci, dimenticati da Dio, dagli uomini e dai Papi. C’è anche da dire che il parlare scorretto del Papa a volte, anzi spesso, è anche incoerente e scoordinato, nel senso che può succedere che domani egli neghi ciò che ha affermato oggi. Volendo mettere a confronto le esternazioni che solitamente egli fa sugli aeroplani, a 10 mila metri di altitudine, con gli interventi in Piazza San Pietro e altrove, vi si può selezionare un’antologia di affermazioni che cozzano l’una contro l’altra. Il suo pensare e quindi il suo parlare variano infatti a seconda dell’uditorio ed a seconda dell’acqua che vuol portare al suo mulino. Oggi hanno prestato giuramento 49 nuove reclute svizzere che sono andate a rinforzare il piccolo esercito posto a difesa del Vaticano. Un esercito dotato di armi modernissime che in caso di bisogno saranno fatte funzionare, eccome!... Dunque tra le mura vaticane, laddove fino a qualche decennio fa era ancora in vigore la pena di morte, si potrebbe sparare contro chiunque volesse attentare alla vita del Papa. Invece fuori dalla mura vaticane, ovviamente con le dovute proporzioni, nel senso che le truppe vaticane non hanno bisogno di essere equipaggiate con super bombe, mentre quelle americane si, ne hanno assoluto bisogno; fuori dalle mura vaticane dicevo, non si deve né sparare, né usare una super bomba per distruggere obiettivi pericolosi per la comunità civile occidentale e per avvertire i pazzi che minacciano di coventrizzare il mondo con le atomiche, tra l’altro realizzate coi soldi della Cina che sulla storiaccia del dittatore Nordcoreano non ha ancora aperto bocca. Cosa dire ancora?... Mi pare di avere detto già abbastanza. Speriamo solo in un miracolo. Nel miracolo cioè che non possano avere effetti disastrosi su di noi e sui nostri figli, sulla nostra civiltà e sulla nostra regione, i danni che va facendo il Papa in giro per il mondo, a partire da quella infelice sortita a Lampedusa ove furono svergognati l’Italia e l’Europa, col risultato di avere dovuto, non respingere, ma accogliere migliaia e migliaia di soggetti che non avendo nulla da fare nelle loro patrie, lo vengono a fare qui da noi. Di questo dobbiamo ringraziare anche Alfano, Frontex e le tanto chiacchierate OO. NN. GG. , sul conto delle quali attendiamo che i Procuratori della Repubblica che prima di diventare Procuratori hanno prestato onorato servizio in una Forza Armata, pongano un cartellone con sopra scritti gli esiti delle indagini in corso.
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