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LA BATTAGLIA DI ALAMO. GLI SCONFITTI DIVENTANO VINCITORI Nel 1836 i coloni americani si ribellano al governo messicano dando vita alla Repubblica del Texas. 10/05/2017 - Massimo Iacopi (Assisi PG) Le Inchieste di Massimo Iacopi LA BATTAGLIA DI ALAMO. GLI SCONFITTI DIVENTANO VINCITORI Nel 1836 i coloni americani si ribellano al governo messicano dando vita alla Repubblica del Texas. (L'articolo e' scaricabile nel download in alto a destra) Nel 1836 un pugno di coloni americani si ribella al governo messicano. La loro resistenza dà vita all’effimera Repubblica del Texas. Nel corso dei conflitti che seguirono, i coloni americani vennero massacrati in quella che passò alla Storia come la Battaglia di Alamo. Battaglia che è entrata nella Storia degli Stati Uniti come un’epopea e che ancor oggi rappresenta per il popolo americano uno dei momenti più gloriosi della loro storia. …..oooooOooooo….. Antefatto Martedì 23 febbraio 1836. La città di San Antonio, nel sud est del Texas, è in stato di allerta a seguito di una improvvisa diramazione di allarme. Già si stanno profilando all’orizzonte le truppe messicane con insegne spiegate e tamburi battenti, con alla loro testa il generale Antonio Lopez de Santa Ana (1794-1876), Autoproclamatosi “Napoleone dell’Ovest”, il dittatore del Messico da l’ordine ad una avanguardia di cavalleria di impadronirsi della località. Le truppe messicane entrano nell’abitato in un silenzio appena rotto dal trotto dei cavalli e dal tintinnare delle sciabole, quando all’improvviso vengono sparati colpi di arma da fuoco. In effetti, nascosti dietro una serie di capanne abbandonate, alcuni tiratori oppongono una feroce resistenza al distaccamento messicano, prima di ritirarsi nella località di Alamo, una missione francescana abbandonata, posta alla periferia della cittadina. Le origini di questo avvenimento risalgono all’agosto 1821. In virtù del Trattato di Cordoba, il Messico si libera dalla dominazione spagnola e tre anni più tardi si proclama repubblica federale indipendente. Il Texas, a causa della sua debolezza demografica – a quel tempo provincia messicana - si apre alla colonizzazione straniera. I risultati superano qualsiasi previsione e nel 1835, circa 30 mila coloni vi si insediano, per la maggior parte provenienti dal sud degli Stati Uniti. Agenti d’emigrazione autorizzati, denominati empresarios, come Stephen Fuller Austin (1793-1836, detto il Padre del Texas), Green de Witt (1787-1835) e l’irlandese John (Juan) McMullen (1785-1853) operano a tal fine anche in Europa. Per rafforzare le loro descrizioni incantatrici, le loro esposizioni dipingono la regione come un paese di cuccagna, dove é permesso qualsiasi sogno di speranza, specialmente quello di fare fortuna. Sul posto, in nuovi arrivati beneficiano di una legislazione tanto generose quanto assimilatrice. Non solo le terre risultano a buon mercato, ma esse si rivelano gibbose e fertili, propizie sia all’allevamento come alla coltura. Nonostante gli attacchi della tribù dei Comanches, i “signori delle piane del sud”, i coloni si sentono a loro agio, tanto più che sembrano non esistere limiti allo spirito di intrapresa. Emigranti molto turbolenti La “febbre del Texas finisce per indisporre il governo messicano. In effetti ed a torto, il lassismo delle autorità locali è stato percepito come un segno di benevolenza. Gli “Anglos” con una grande indipendenza di spirito, iniziano, sempre in un numero crescente a non pagare le tasse, ed appoggiandosi a reti di contrabbando, si dedicano alla speculazione fondiaria ed importano nella regione il sistema schiavista, sebbene abolito nel Messico sin dal 1829. Alcuni, addirittura, non fanno più mistero neanche delle loro rivendicazioni autonomiste. “Si prevede – scrive Alexis de Tocqueville (1805-1859) - che se il Messico non si affretta ad arrestare questo movimento, la provincia non tarderà a sfuggirgli di mano”. Il 6 febbraio 1830, il voto di una nuova legge di colonizzazione da in via ad una svolta repressiva: le autorità del Messico negano ai coloni il diritto all’autodeterminazione e due anni più tardi scoppiano le prime agitazioni. Ma, sebbene sospinti da una intensa propaganda indipendentista, gli immigranti ripiegano davanti all’ipotesi del ricorso alle armi e continuano a credere alla possibilità di giungere ad un accordo amichevole, quando il colpo di stato del generale Santa Ana arriva a distruggere le loro illusioni. Nell’aprile 1834, il dittatore messicano cede alla pressione dei conservatori ed il Texas diventa per lui un simbolo: basta a qualsiasi tipo di compromesso con l’obbiettivo di preservare l’integrità del territorio nazionale. Nell’estate del 1835, alcuni volontari texani, sebbene indisciplinati, riescono a mettere in rotta un distaccamento messicano nei pressi di Gonzales e quindi si impadroniscono della guarnigione di Goliad e di San Patricio. Inoltre il 10 dicembre dello stesso anno ottengono che la resa delle truppe di San Antonio. Gli “Anglos” diventano per Santa Ana dei traditori e ribelli e per questo meritevoli di una punizione. Ai suoi sogni di gloria militare vengono ad aggiungersi motivi di politica estera. Egli non ignora che, in effetti, il suo vicino nord americano aspira al dominio continentale e che agenti, operanti al servizio di Washington, hanno sobillato e favorito la sedizione. Altrettante ragioni ai suoi occhi per operare una azione di forza dimostrativa a nord del Rio Grande. L’arrivo del suo corpo di spedizione a San Antonio coglie gli insorti completamente alla sprovvista; nonostante rapporti allarmisti questi hanno allentato la loro vigilanza, nella convinzione che le operazioni non avrebbero potuto iniziare prima della primavera del 1836. Un assedio in piena regola In effetti manca poco che, la sera del 22 febbraio, la guarnigione texana non venga sorpresa dai messicani, nel momento in cui è impegnata a celebrare la festa dell’anniversario di George Washington. Solo una serie di piogge diluviane hanno impedito alla cavalleria messicana di coprire la distanza in tempo e di scatenare un attacco di sorpresa. Nel pomeriggio del giorno dopo, la trappola si richiude intorno alle mura di Alamo, dove 150 ribelli vi hanno trovato rifugio. La missione si presenta sotto la forma di un insieme di costruzioni disposti intorno al un piazzale rettangolare e difeso da 18 pezzi d’artiglieria. Nonostante la sua vetustà, esso risulta il bastione meglio armato ad ovest del fiume Mississippi ed il più idoneo a sostenere un assedio in piena regola. Inoltre, la sua vicinanza geografica con la frontiera del Rio Grande gli conferisce un grande valore strategico e simbolico. Si tratta della “chiave del Texas”, garantisce il tenente colonnello William Barret Travis (1809-1836), che condivide il comando di questo avamposto con il leggendario avventuriero James (Jim) Bowie (1796-1836). Risulta ugualmente presente nel fortino il cacciatore David Crockett (1786-1836), vecchio rappresentante del Tennessee al congresso americano e che, a seguito di un recente fallimento elettorale, ha deciso di sposare la causa della rivoluzione texana. Alle ore 16.00 del 23 febbraio 1836, su espressa richiesta di resa da parte del generale messicano, i ribelli issano la bandiera rossa, comunicando che sarà una lotta senza quartiere. Un ufficiale messicano, inoltre, avanza sin sotto le mura per richiedere la capitolazione del fortino ed a questa intimazione, Travis fa rispondere con un colpo di cannone. Uniti di fronte all’avversità e tenuti da un sentimento d’onore, gli insorti si apprestano a riceve l’urto del nemico con la convinzione che una colonna di soccorsi arriverà per certo a dare lo man forte. Il contenuto delle missive che essi fanno pervenire non si prestano però ad ambiguità: “Non mi arrenderò mai - scrive Travis ai suoi superiori- mai batterò in ritirata. Sono determinato a resistere per quanto sarà possibile ed a morire come un soldato. La vittoria o la morte ! “.Per precauzione, le donne ed i bambini, per una quindicina di persone, si rifugiano all’interno di una modesta cappella. Bowie nel frattempo ha una crisi in quanto vittima di una tisi galoppante. A partire dal secondo giorno, Santa Ana lancia un attacco di fanteria, ma i Texani, pronti a rispondere aprono un fuoco continuo e nutrito che obbliga i Messicani a ripiegare con notevoli perdite. Col passare del tempo le operazioni si impantanano in una sanguinosa via senza uscita. Per dare un segnale inequivocabile, la fanfara messicana intona i sinistri accenti de Deguello (lo Sgozzamento), una vecchia canzone guerriera spagnola. Gli assediati sanno di combattere nel rapporto di 1 a 10 anche se il 1° marzo seguente 32 militari, provenienti da Gonzales, arrivano a rinforzare la guarnigione e qualche giorno più tardi un messaggero riesce ad arrivare al forte con la notizia che una colonna di rinforzi si già mossa in loro aiuto. Termopili all’americana Ma se la speranza rinasce nei cuori degli insorti, la tenaglia messicana si stringe. Dopo una settimana di assedio, l’artiglieria messicana riduce ad un cumulo di rovine i muri della vecchia missione e gli assediati vengono ben presto a trovarsi a corto di viveri e munizioni. Tutto porta a credere che Santa Ana, che ha ricevuto le truppe fresche che aveva richiesto si stia preparando a scatenare l’attacco. La sera del 5 marzo, Travis riunisce i suoi uomini per esaminare il da farsi. Egli espone senza giri di parole la critica situazione nella quale si trova la guarnigione e sospinto da un eroismo romantico (atmosfera che fa già parte del mito che sarà poi propagandato) egli traccia una linea nella sabbia con l’aiuto della sua spada ed invita tutti quelli che sono pronti a proseguire nella lotta al suo fianco ad attraversarla. Un solo uomo si rifiuta di attraversarla, Louis Rose (1875-1842), un ufficiale, veterano della Grande Armée napoleonica, decorato della Legion d’Onore, che lascerà il forte la sera prima dell’assalto finale. Tre giorni prima, i delegati delle autorità ribelli avevano proclamato l’indipendenza del Texas dal Messico. Domenica 6 marzo 1836 alle ore 05.30, 13° giorno dell’assedio, circa 1500 fanti messicani portano l’attacco finale al fortino di Alamo. Per ottenere il massimo della sorpresa viene loro ordinato di fare il minore rumore possibile. All’improvviso, incapace di controllarsi, un soldato super eccitato grida “Viva Santa Ana !”, “Viva la Repubblica” risponde un altro ed a questo punto le trombe suonano la carica, Risvegliati in soprassalto, gli insorti texani corrono ai bastioni e scaricano i loro fucili sugli avversari, che hanno già iniziato ad appoggiare le scale conto le mura. Travis viene abbattuto con una pallottola alla fronte ed i Messicani sciamano all’interno della missione. Lo scontro si trasforma in massacro. Forti del numero e della loro potenza di fuoco, i Messicani bombardano gli edifici, sfondando porte e trapassando a colpi di baionette gli assediati, al termine di violenti combattimenti corpo a corpo. All’esterno nei pressi del recinto, i lancieri falciano una sessantina di difensori che stavano tentando una sortita. Bowie, ormai costretto a letto dalla malattia, viene ucciso nella sua camera. Nell’angolo sud della missione David Crockett ed i suoi volontari formano l’ultima sacca di resistenza. Circondati e sotto la pressione dell’artiglieria, essi sono costretti a ripiegare di fronte alla chiesa, dove andranno incontro ad una morte gloriosa. 5 o 6 prigionieri, portati al cospetto del generale Santa Ana vengono giustiziati sul campo. Viene risparmiato solamente un ridotto numero, composto da donne e bambini e di schiavi neri. La battaglia è durata meno di 1 ora ed il generale messicano dirà ad un suo aiutante, durante una ricognizione nel forte: “E’ stato versato molto sangue, ma questo è stato appena un piccolo avvenimento …”. Eppure, le apparenze sono fuorvianti. Durante l’assalto finale 500 fanti messicani (circa un quarto degli effettivi impegnati) è rimasto ucciso o ferito. Bloccando i loro avversari, i difensori di Alamo hanno creato le condizioni per la vittoria futura, Il loro sacrificio proprio perché il loro sacrificio, avvolto in un’aura di eroismo e di patriottismo,, infiammerà gli animi dei texani e costituirà la svolta della rivoluzione. “Ricordati di Alamo” diventa, così, il grido di riscossa dei coloni e sei settimane più tardi, il 21 aprile 1836, il generale Sam Houston (1793-1863), infligge il colpo di grazia ai Messicani nello scontro di San Jacinto (la roccaforte degli irlandesi). Forte di questo successo, la repubblica indipendente del Texas viene ammessa nel concerto delle nazioni, uno statuto che deciderà di abbandonare nel 1845 per entrare nell’Unione americana.
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