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TANTO CHIASSO PER NULLA Tanti pensano male di noi senza conscerci abbastanza. Jul 31 2003 12:00AM - (Rieti) LE CHIACCHIERE INFURIANO, I SOLDI MANCANO, SUL PONTE SVENTOLA BANDIERA BIANCA Coloro che, senza conoscerci abbastanza, pensano male di noi, non ci fanno torto; non attaccano noi, ma il fantasma creato dalla loro immaginazione. Jean de Bruyère. INIZIO DELLA VICENDA. Dice… “Dovreste sentire i commenti che fanno in Piazza…” Per Piazza si intende il Corso Roma, dove si svolge lo struscio della Città e dove si concepiscono le mille verità che riguardano la vita quotidiana di tutti e si sviscerano i fatti personali dei Cittadini più “scomodi” o più in vista. I perditempo delle varie realtà civiche, pensionati, disoccupati, bacchettoni, invalidi, convalescenti, precari, vedovi e divorziati, trascorrono buona parte della giornata, ma principalmente il pomeriggio e la sera, su e giù per il Corso, riunendosi in gruppi di due o tre. Si scrutano, si studiano, si annusano; dapprima fanno finta di non essersi neanche visti e per ognuno che incontrano, dai con la litania dei difetti, degli aneddoti scabrosi e delle dicerie sull’intera famiglia: la stupidità, i tradimenti, le corna ricevute, i debiti, i fallimenti, le tasse evase, gl’insuccessi politici, ecc. Tra una vasca e l’altra il poveraccio viene letteralmente distrutto. Una volta che è stato messo in croce per lungo e per largo, l’ignaro individuo può finalmente essere “visto” e gratificato con un saluto caloroso dai suoi stessi denigratori che si produrranno in sperticati elogi, complimenti e felicitazioni per i successi conseguiti da figli, nuore, generi e parentela tutta. Soltanto i sorrisi appuntati con gli spilli e la fronte aggrottata in modo innaturale tradiscono lo sforzo di questa esibizione che si propone di esternare apprezzamenti positivi senza che la psiche li condivida. L’impegno nel condurre la sceneggiata nasce comunque dall’esigenza di voler bilanciare il male fatto e concedersi così una specie di auto assoluzione, ma serve soprattutto come avvertimento per il compagno di struscio che ha ascoltato le irriferibili confidenze. Tradotto in parole povere: “Guarda di non riferire ad alcuno le cose che ti ho detto. In caso tu mi tradissi, io non ammetterei mai di aver parlato con te e la prova della mia innocenza me la fornirebbe lo stesso malcapitato che, come vedi, sto gratificando di tutta la mia stima e considerazione”.
Così in estate, in autunno e in primavera, quando non piove, gli struscianti muniti di buona lingua e buone gambe, trascorrono i pomeriggi e gran parte delle serate e delle mattinate. D’inverno i compagni di struscio si trasformano in compagni di merende e per attuare la metamorfosi si trasferiscono nei pied-a-terre o nelle tavernette domestiche per farsi “ddù sarcicce alla brace” e, per chi ha anche il bigliardo, “ddù ventiquattro a boccette”, in modo tale da non sottrarre neanche un attimo di vita al loro sport preferito: la diffamazione. Dopo una rapida via crucis sulle novità del giorno, daje con gli attrezzi: croce, chiodi e martello; e comincia la crocifissione, cioè l’esame approfondito dell’intera esistenza del tapino di turno: vita, morte e miracoli, fino alla sua totale demolizione. ATTO SECONDO. Dice… “Er Crubbe dei ragazzi se stà a sfascià…”. E tu cosa hai fatto perché non si sfasciasse? Nulla. Non ha fatto proprio nulla. Magari in seguito gli darà pure una spallata per lo scapicollo definitivo. Ma la colpa di chi è? Non si sa. Anzi si sa: la colpa è del noto rompiballe. Ma vogliamo vedere una buona volta chi è questo famoso rompiballe? Allora. Si tratta innanzitutto di un forestiero. E’ notorio che i forestieri da queste parti non sono ben visti; al massimo si possono tollerare fino a quando ricoprono funzioni di rilievo e possono quindi tornare utili all’occorrenza per qualche “raccomandazione” in ambito ministeriale, salvo poi a scaricarli quando vanno in pensione e quindi non sono più utili. Si tratta comunque di un individuo attento a ciò che succede, un po’ precisino, con idee innovative e facilità di parola, che esibisce una certa cultura, che stigmatizza le situazioni, sottolinea le irregolarità, suggerisce le soluzioni, partecipa alle discussioni, fa notare le incongruenze; è uno dei fondatori “der Crubbe”, ogni tanto ne ricorda i fatti storici e non accetta di essere emarginato. Insomma, é uno che non ama il “politically correct”, quindi un perfetto rompiballe. Si permette di far notare che il “servisse” sui pozzi d’acqua africani proposto dai ragazzi é già prenotato dalla concorrenza; chiede di conoscere quale incarico gli ha attribuito l’ “Assembrea der Crubbe”; chiede chiarimenti e spiegazioni sul fatto che l’incarico confermatogli in “Assembrea” è misteriosamente sparito dal verbale; ricorda che i verbali, per non indurre il sospetto che possano essere rimaneggiati o sostituti, non devono essere lasciati in fogli volanti, ma raccolti in un registro, numerati e incollati; propone il reingresso “ner Crubbe” di un socio dimissionario valido ma non gradito alla Nomenklatura. Il rompiballe è quindi uno che invece di stare zitto parla; invece di ripetere a pappagallo le opinioni degli altri esprime le proprie; avanza proposte; offre l’esperienza del proprio titolo di studio per assolvere incarichi di carattere giuridico o culturale; fa notare che i Comitati sono formati sempre dalle solite tre persone; chiede di partecipare alle attività sociali; dice che gli piacerebbe ricevere delle scuse da chi lo ha offeso; scrive lettere per avere chiarimenti e spiegazioni; non ama i pettegolezzi, ma affronta le questioni direttamente con gli interessati; non gradisce di essere cacciato dai locali pubblici in occasione di importanti raduni e vuol sapere perché viene sistematicamente escluso da riunioni e convegni. Insomma un rompiballe di prima grandezza da enucleare, distruggere e dimenticare perché incompatibile con le aspirazioni e le abitudini della Nomenklatura.
ATTO TERZO. S’era detto… “Scusate… Ma questo è un “Crubbe” o una Bocciofila?” Tanta cagnara, un’infinità di chiacchiere, dimissioni eccellenti. Alla fine si è scoperto che non era neanche una Bocciofila, ma soltanto un Asilo nel quale alcuni alunni, ad un certo punto, hanno creduto di essere diventati professori. Dice… “Ma cosa c’entra Sant’Agostino?” C’entra, c’entra. E’ colpa Sua se è successo tutto il macello. Meglio avrebbe fatto il Profeta Mani ad incenerirlo prima che fosse innalzato agli altari? Dopo l’inaugurazione delle pitture agiografiche del Santo, non c’è stata infatti più pace: Preti contro Pittori; Pittori contro Sindaci; Sindaci contro Committenti; Committenti contro Finanziatori. Insomma: tutti contro tutti. A nulla valsero i “servisse” sul diabete e sul cuore, lo schieramento di cardiologi, le tende della Forestale, le ambulanze, i defibrillatori, le tabelle sulla prima battaglia del Risorgimento. Tutto dimenticato. Sono seguite nuove dimissioni e “ner Crubbe” sono rimasti quattro gatti, prigionieri del loro modo di essere, divisi sulle verità, in disaccordo sulle bugie, permalosi, affetti da vittimismo, litigiosi, volubili, indecisi, ipocriti, intransigenti, testardi, pettegoli, cospiratori, arrivisti, manovratori di specchietti per le allodole e incantatori di serpenti dotati di adeguate code di paglia; oltre naturalmente al rompiballe e ad alcuni osservatori che per fortuna sanno di cosa parliamo. In effetti, mancherebbero solo i nani e le ballerine e poi ci scritturerebbero al Circo.
ATTO QUARTO. S’era detto anche: “Facciamo entrare dei nuovi soci assieme a qualche socio dimissionario.” Uno, in particolare, perché uomo concreto, pieno di iniziative, già inserito nel sociale e capace di importanti iniziative. Macché? Improvvisamente e senza alcuna spiegazione, non è stato fatto entrare nessuno. Chi lo ha deciso? Non si sa.
ATTO QUINTO. S’era detto inoltre: “Facciamo una fusione “der Crubbe” con quello limitrofo così diventiamo più forti.” Improvvisamente e senza alcuna spiegazione, la fusione abortisce. Chi lo ha deciso? Non si sa. Sono i miracoli del sistema democratico, pluralistico e rappresentativo applicato alla realtà locale. Corre anche voce che uno sputasentenze con voce in capitolo avrebbe deciso che, prima di attuare la fusione dei due Club, si deve fare un po’ di pulizia, parola di Mastro Lindo: “Bisogna enucleare il Rompiballe”.
CONCLUSIONE. Ora l’affare si è ingrossato talmente che qualcuno ha deciso di metterlo in mano alle Autorità per i provvedimenti del caso. Che faranno le Autorità? Al momento si stanno impegnando in lunghe telefonate per trovare il bandolo della matassa e capire come stanno effettivamente le cose. Ma, si sa, il compito non é facile. E poi, se non l’hanno capito quelli che ci stanno dentro come stanno le cose, come faranno a capirlo quelli che vengono da fuori? Una cosa è certa: nessuno ci capirà mai nulla. Forse è il territorio che produce tipologie e caratterialità istintivamente portate a mantenere viva la conflittualità, anzi ad alimentarla con nuovi problemi. Ci sono dei precedenti. E’ emblematico, per esempio, il fatto che in oltre venti anni tutte le Amministrazioni che si sono succedute al governo della Città non siano riuscite ad approvare almeno una delle proposte di variante alla strada statale che attraversa il centro abitato. E’ stata una scelta di pochi, portata avanti con determinazione, che nel suo piccolo ha rallentato il progresso di una sezione rilevante del territorio nazionale. Gli unici che si muovono bene in questi labirinti sono quelli stessi che li costruiscono. Questa è la verità. Diciamolo una buona volta. Alla fine della storia le Autorità adotteranno una verità ufficiale, una specie di verità di regime, piuttosto che una verità che sia frutto di un’analisi condotta sulla base di un confronto democratico, auspicabile, ma che forse non sarà possibile realizzare. E’ dunque probabile che non ci saranno né vinti né vincitori, e questo sarebbe già un fatto positivo; ma non è improbabile che quest’ennesima crisi vada a concludersi con una sana, robusta, completa e definitiva diaspora. Intanto, forse, possiamo, finalmente, andarcene in vacanza. Ci rivedremo a settembre. Occhio, però! Non c’è molto da fidarsi.
L'Osservatore Sarciastico
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