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L’OCCIDENTE SI CHIEDE ANCORA SE LA VIOLENZA SIA CONSUSTANZIALE ALL’ISLAM Nonostante gli sforzi, la convivenza tra Islam moderato e Jihadismo terrorista appare improbabile 18/05/2017 - Massimo Iacopi (Assisi PG) L’OCCIDENTE SI CHIEDE ANCORA SE LA VIOLENZA SIA CONSUSTANZIALE ALL’ISLAM Anche se, nonostante gli sforzi, la convivenza tra Islam moderato e Jihadismo terrorista appare sempre più improbabile. …..oooooOooooo….. Sono evidenti i limiti e le contraddizioni degli sforzi messi in opera in Occidente per distinguere un islam “moderato” dal jihadismo terrorista. In definitiva l’islam, nei suoi fondamenti, è forse apportatore di violenza ? Per i mussulmani impegnati nelle violenze, che i nostri media chiamano ormai “jihadisti” o “terroristi” e per i mussulmani che li approvano e li sostengono più o meno apertamente (“radicali, estremisti, fondamentalisti”, ecc.) non può esistere più alcun dubbio: gruppi come Al-Qaida, lo Stato islamico (ISIS), Boko Haram… agiscono per la più nobile e la più sacra delle cause, ovvero la difesa e/o l’espansione dell’Islam. I loro militanti sono mussulmani irreprensibili, preoccupati unicamente dei loro doveri nei confronti di Allah e della Comunità dei Credenti (Umma) e tutte le loro azioni, ivi comprese quelle più barbare ai nostri occhi, risultano in conformità con la legge mussulmana (Sharia). Dal punto di vista della loro classificazione in una scala di valori nel diritto mussulmano, esse possono essere qualificate come lodevoli o obbligatorie, per qualcuno possono risultare indifferenti, ma mai, sottolineo, mai, riprovevoli o vietate (1). Il messaggio del Corano e degli Hadith Per affermare la loro perfetta ortodossia, i jihadisti si appoggiano sugli stessi fondamenti dell’islam: il Corano, libro eterno, non prodotto dell’uomo, ma increato come lo stesso Allah, che lo ha trasmesso e rivelato a Maometto per mezzo dell’arcangelo Gibril (Gabriele); gli Hadith, raccolta di fatti e detti del Profeta e dei suoi primi compagni. Corano ed Hadith sono i “dati scritti” dell’islam, le sue Scritture sante, in ultima analisi le sole fonti autorizzate della legge. Nessuno si sognerebbe a mettere in discussione l’autenticità di questi testi ed il loro carattere sacro in uno qualsiasi dei 57 paesi dell’Organizzazione della Cooperazione islamica (l’imprudente che si avventurasse in questa “apostasia” sarebbe immediatamente ridotto al silenzio da parte delle autorità). Corano ed Hadith costituiscono il capitale genetico dell’islam, fuori dalla portata di qualsiasi modificazione per volontà e decisione umana. Essi hanno costruito l’islam, allo stesso tempo, come religione, come sistema politico e come civiltà. Essi continuano tutt’oggi ad animarlo ed orientarlo. Il Corano tratta della guerra in più di duecento versetti. Esso contiene appelli ad uccidere gli infedeli: “Combatteteli … affinché non ci sia che un solo culto, quello ad Allah” (Sura 8, versetto 39). “Uccidete gli infedeli o i miscredenti ovunque li troviate” (9.5). Egli detta le regole per quanto concerne la sorte dei vinti, il trattamento da riservare ai prigionieri, la ripartizione del bottino … . Ma in particolar modo, il libro increato, facendo di Maometto “il modello di riferimento” (33.21), giustifica il comportamento violento del Profeta, facendone, inoltre, un modello da imitare. Gli Hadith, come anche le prime biografie del Profeta (al-sira), ci presentano un autocrate che spesso e volentieri ha fatto ricorso al terrorismo Il Profeta si impone attraverso la violenza L’esiliato arrivato a Medina nell’autunno del 622 prende il potere nell’oasi un anno e mezzo più tardi a seguito di azioni di imboscate a mano armata (episodi di Nakla e di Badr). Egli non tollera alcuna opposizione. Fino alla sua morte, nel 632 egli fa ricorso a metodi di “assassini mirati”, che rientrano nella categorie delle “campagne” (maghazi), titoli di gloria dell’Inviato di Allah. Egli attacca e saccheggia senza ritegno i clan arabi che si rifiutano di prestargli obbedienza. Egli procede all’epurazione etnica di Medina, popolata in maggioranza da Ebrei, attraverso l’esilio dopo spoliazione, ma anche per mezzo del massacro; da 600 a 900 uomini vengono decapitati in pubblico in una sola giornata, mentre le donne ed i bambini vengono venduti come schiavi (aprile del 627). Egli impiega la tortura, pratica lo stupro (nel 628 a Khaybar, egli abusa di una giovane di 17 anni, Safiyya, qualche ora dopo aver fatto torturare e quindi uccidere suo marito) … Gli uomini dell’ISIS ed altri gruppi “jihadisti” possono impunemente affermare che, secondo loro, non esiste alcun “crimine” da loro commesso del quale non si trovi un precedente nella vita del Profeta. Sono questi fatti riportati dai testi sacri che costituiranno la base, in applicazione del principio della Sunna (la regola determinata dalla tradizione e dal precedente), il diritto della guerra secondo l’islam. La terra, l’umanità si sono divise in due: la Casa dell’islam (dar-al-islam), i paesi dove vivono i mussulmani e dove si applica la Sharia e la Casa della guerra (dar el- harb). La guerra dei mussulmani contro gli “altri” è universale e perpetua !!! Una tregua con gli infedeli non può superare il limite dei 10 anni (in riferimento ad un accordo stretto da Maometto con quelli della Mecca, a Hudaybiyya nel 628). Di fatto, per tutti i 14 secoli di storia, l’islam non sospenderà le sue offensive armate,se non quando sarà battuto o contenuto. Il jihad tuttavia non cesserà mai: allora, il combattimento “sul cammino di Allah” potrà assumere una diversa forma, per mezzo della predicazione, ma anche attraverso l’astuzia, la dissimulazione, la menzogna, la taqiyya (“Allah è il migliore ingannatore” 8.30) Terrorismo ed islamizzazione Quando, recentemente, gruppi terroristi si sono rivoltati, per ragioni diverse, contro l’Arabia Saudita ed il Qatar, essi hanno posto i dirigenti wahabiti di questi paesi, che li avevano creati e finanziati, in un serio imbarazzo. Come può uno Stato condannare i suoi avversari che sono in condizioni di provare che tutti i loro atti risultano conformi alla legge che risultano in vigore all’interno delle sue frontiere?.. Se gli storici del futuro riusciranno a conservare una dose di humor, essi ricorderanno che la emittente satellitare del Qatar, Al-Jazira, è stata forzata a ricalcare i nostri distingui linguistici, al fine, come noi, di “evitare di defilarsi e di amalgamarsi” . Nelle sue emissioni, la lingua araba si è improvvisamente arricchita di neologismi che consentono ormai che operare la distinzione o la scelta fra i cattivi islamisti (islamiyyun) ed i veri mussulmani (muslimun), gli esecrabili jihadisti (jihadiyyun) ed i valori combattenti del santo Jihad (mujahidun) (2), senza peraltro mai spiegare sulla base di quale testo sacro viene operata tale sottile distinzione. I terroristi operano anche in seno alla diaspora. Per mezzo della loro evidente violenza, essi minacciano una strategia dell’islam, ben impostata, di progressione e di conquista a piccoli passi, “a macchie di leopardo”, basata sulla Taqiyya. Per lungo tempo il numero dei mussulmani in Europa era stato debole, per volontà dei governi , ma anche perché il diritto mussulmano vieta ad un credente di soggiornare, al di fuori della jihad, fra gli Infedeli: i suoi costumi potrebbero corrompersi e potrebbe non essere più in misura di compiere correttamente tutti i suoi doveri. L’immigrazione massiccia dei mussulmani, voluta ed organizzata dagli Europei, è stata una sorpresa divina per certi attivisti e per lo stesso Ghaddafi che vi hanno rapidamente intravisto una possibilità d’invasione senza combattere. Le tappe della conquista sono state tracciate negli anni 1980: accrescere la popolazione mussulmana in Europa; sotto la copertura della parola “religione” ed in nome della “democrazia”, che “sconoscono” nei loro rispettivi paesi, dei diritti dell’uomo, della tolleranza, dell’accoglienza dell’altro cercare dei ottenere progressivamente concessioni di ogni ordine (velo, segregazione uomini donne, moschee, alimentazione halal nei luoghi pubblici, celebrazione in comune del ramadam, …); abituare a poco a poco gli autoctoni all’islam, fino alla libanizzazione del paese attraverso la legalizzazione delle comunità religiose; creazione di zone di pieno diritto mussulmano, come, ad esempio, al tempo dei protestanti del XVI secolo in Francia, le famose “piazze di sicurezza”, specie di ridotti ad uso esclusivo. In definitiva, una strategia di confronto con la maggiorità dei paesi occidentali al fine di costituire una comunità specifica, estranea al paese d’accoglienza ed a partire da queste posizioni condurre, infine, la completa islamizzazione della società. Di fronte ad una opinione pubblica traumatizzata dagli attentati, risulta sempre più difficile agli imam, qualificati come “moderati”, agenti di questa strategia di lungo termine, di convincere che l’islam è solo una religione come le altre, pacifica e compatibile con la laicità (in Turchia fino al tempo di Ataturk non era mai esistito ed era completamente sconosciuto nella civiltà mussulmana il termine laico, che fu introdotto nel paese, traducendolo dal francese: lailik), il sistema democratico e la civiltà europea (siamo qui al più alto livello di sfacciataggine dell’uso della Taqiyya, in quanto la nostra civiltà è stata storicamente sempre antagonista di quella mussulmana). E come un fatto meccanico che i quadri incaricati della Taqiyya continuano a ripetere i loro discorsi tranquillizzanti. Ad esempio, si sentono ancora pretendere che il termine jihad, nel Corano non può essere semplicemente tradotto con il termine “guerra”; occorrerebbe interpretarlo come “sforzo su di sé stessi”, mentre, in effetti questa interpretazione è apparsa solo in determinate sette mistiche, molto tempo dopo la rivelazione del Corano e che non trova grande sostegno nelle Sure del loro Libro Sacro (3). Ma potranno gli stessi continuare ad interpretare ancora a lungo i testi sacri – ai quali fanno riferimento, come essi, ed almeno con altrettanta legittimità come loro, i jihadisti, i terroristi, i radicali, i salafisti – per giustificare il loro proselitismo e le loro imprese di conquista ?... Dirigenti europei obnubilati ed impotenti Questi “estremisti”, inesistenti in Europa qualche anno fa, risultano oggi impiantati in un discreto numero nei nostri quartieri “a rischio”, dove diffondono le loro idee ed impongono le loro pratiche. Essi arruolano uomini e donne, specialmente fra i giovani, che - evidentemente in una società che li emargina, in crisi di valori e dove l’unico valore dominante è il denaro – trovano nell’impegno nell’islam più intransigente la fierezza dell’appartenenza, che la nostra attuale società, che ha vergogna di sé stessa, della sua storia e dei suoi valori, non è in grado di offrire loro. Si ha torto nel pensare che, diffondendo gli atti di terrorismo, l’ISIS cerchi solamente a terrorizzarci, Si tratta in questo, facendo riferimento agli Hadith, di dimostrare la “forza dell’islam”, che consente ai suoi soggetti migliori di “superarsi” e, per mezzo dell’esempio fornito da loro, di suscitare arruolamenti e conversioni. I dirigenti europei di fronte a questo fenomeno appaiono sgomenti. Non sanno cosa fare dei milioni di mussulmani che essi stessi hanno fatto arrivare e dei quali devono ora tener conto (specie in Francia) a causa del loro notevole peso elettorale (una statistica dell’IFOP ci evidenzia che François Hollande ha dovuto la sua elezione nel 2012 al voto dei mussulmani nel 2° turno). Quale politico crede ancora sinceramente, perlomeno in Francia, alla possibilità di creare, nell’epoca della globalizzazione, un “islam di Francia”, diverso dall’islam di un miliardo e sei cento milioni di essere umani, mentre ovunque altrove, le riforme iniziate dai nazionalisti arabi del XX secolo sono state cancellate dal ritorno al passato, dalla reazione, l’involuzione, una tendenza naturale dell’islam, da sempre e per sempre derivante dalla Sunna?... Quale fenomeno sarebbe in grado di fermare la violenza dell’Islam?... L’economia?... Un accrescimento generale del livello di vita che potrebbe attirare i mussulmani nelle delizie della società consumistica?... Credere a questa possibilità, significa tenere in poco conto le radici culturali e psicologiche profonde alla base della “radicalizzazione” attuale. E come mettere in pratica questo bel sogno se nessuno non si pone seriamente il grave problema della demografia nella nostra società ?... Nella metà del secolo scorso, il sociologo Gaston Bouthoul (4) ha studiato le popolazioni che nella storia sono andate incontro ad una crescita numerica eccessiva rispetto alle loro capacità economiche. Egli ha constatato che se l’espansione demografica non viene franata da una carestia o da una epidemia, il ritorno all’equilibrio si consegue attraverso una guerra interna, una guerra interna o l’emigrazione di massa. Attualmente, i mussulmani, il cui peso demografico si è accresciuto in maniera spettacolare, si battono fra di loro (sunniti contro sciiti, in Irak, in Siria, nello Yemen), combattono gli Infedeli o emigrano. Risulta verosimile che, attivata sistematicamente dalla demografia, la violenza islamica è destinata ad estendersi. In questo prospettiva, il terrorismo, giustificato dai testi sacri, dimostrando la forza dell’islam, contribuisce alla fierezza d’appartenenza e troverà sostegno anche per il futuro. NOTE (1) Succede, ed è un fatto normale, che qualche punto di dettaglio costituisca argomento di dibattito fra gli Ulema. Ad esempio: Bruciare un prigioniero chiuso in una gabbia, non potrebbe dare adito allo sconfinamento della discussione sulle prerogative di Allah?... Il Signore dei due mondi non avrebbe forse riservato a determinati defunti la punizione attraverso il fuoco dell’Inferno?... (2) Queste non sono le uniche contorsioni di vocabolario che si possono notare nei media arabi. Essendo il suicidio vietato nel mondo islamico, i “cattivi” mussulmani commettono “attentati suicidi”, mentre i “buoni” diventano “martiri e testimoni”. In questo caso, il nostro “Azzeccagarbugli” sembra … aver indossato il turbante; (3) Verso il IX secolo, secondo Chabbi Jacqueline: “Il Signore delle tribù. L’islam di Maometto”, Noesis, 1997 e CNRS 2013; (4) Bouthoul o Boutboul (1896-1980). Egli ha scritto, in particolare, il famoso “Trattato di polemologia. Sociologia delle guerre”, Nouvelle Edition, Payot, 1991. BIBLIOGRAFIA Bouthoul Gaston, Traité de polémologie. Sociologie des guerres - Paris, Payot, 1970; Quagliarello G., Spiri A. (a cura), Sfida all’Occidente: il terrorismo islamico e le sue conseguenze. Dall’11 settembre 2001 all’elezione di Donald Trump - Rubbettino, 2017; Magdi Allam, Vincere la paura. La mia vita contro il terrorismo islamico e l’incoscienza dell’Occidente - Mondadori, 2006.
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