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L’INTESA FRA ALGERIA E MAROCCO UN'IMPRESA PROBLEMATICA Le questioni del Nordafrica sempre più al centro della Politica Mondiale 05/02/2019 - Massimo Iacopi (Casablanca) Dopo l’effimera luna di miele degli anni 1950, l’Algeria ed il Marocco sembrano oggi in perfetta antitesi. Due nemici ereditari ? Questi due giganti del Maghreb avrebbero, tuttavia, tutte le condizioni per intendersi. Due paesi complementari, l’Algeria ed il Marocco sono entrambi di cultura arabo berbera. La prima si trova su una gigantesca riserva di idrocarburi e dispone di significative industrie intermedie, mentre il secondo eccelle nell’agricoltura, nella pesca, nell’artigianato e nei servizi, specie nel settore bancario. Dire che Algeri e Rabat si osservino in cagnesco da diversi lustri rasenta l’eufemismo. Questo disaccordo ha delle funeste ripercussioni per lo sviluppo e l’integrazione regionale, minata dalla chiusura della frontiera terrestre dal 1994, a seguito dell’attentato di Marrakesch (28 aprile 2011) di cui il Marocco ha accusato come responsabili i servizi segreti algerini. Una breve luna di miele Eppure gli attuali due fratelli nemici hanno vissuto un periodo felice. Per rimontare a questo periodo occorre tornare alla Guerra d’Algeria. Alla notizia della sollevazione del FLN (Fronte di Liberazione Nazionale) algerino, del novembre 1954, diversi Marocchini si sono mobilitati per aiutare il paese vicino. Le popolazioni del Rif, sostegno attivo del guerriglieri algerini, hanno giocato un ruolo significativo nello scontro contro il potere francese. Nel 1955 c’è stato persino un massacro di Francesi e di “collaborazionisti mussulmani” nella località marocchina di Oued Zem, contemporaneamente ai massacri dei Pieds-Noirs a Philippeville. D’altronde, è proprio nella città frontaliera di Oujuda, dove è nato l’attuale presidente algerino, Abdel Aziz Bouteflika, che si è costituito il clan dei futuri dirigenti dell’Algeria. Quando il Marocco proclama la sua indipendenza nel 1956, il sovrano Mohammed V inizia a spedire armi, medicinali e denaro all’FLN algerino. Il regno sceriffiano diventa una base arretrata di supporto per i combattenti algerini, che vi organizzano campi di addestramento. Il re marocchino si rifiuta persino di negoziare con Parigi il tracciato della frontiera fra i suoi domini algerini ed il regno del Marocco, un tracciato di cui, sin dal 1830, la Francia non ne aveva chiaramente fissato la demarcazione. Due percorsi diversi ed antagonisti Se l’indipendenza del Marocco viene realizzata per effetto di una alleanza fra forze monarchiche e partiti nazionalisti, l’FLN algerino ha condotto in parallelo una spietata guerra civile, eliminando tutta la intellighentsia algerina che professava idee diverse dalla sua, fra i quali il Movimento Nazionale Algerino di Messali Hadj. I giovani dirigenti dell’Algeria indipendente si differenziano dai vicini per la loro volontà di fare “tabula rasa” del passato per meglio impiantare una società “socialista”. Da parte sua, Rabat non sconvolge l’ordine tradizionale e rinforza la base della monarchia. Stato sovrano dal 10° secolo, il regno sceriffiano aveva conquistato, nel passato, immensi territori a nord (Andalusia nel 12° secolo) ed a sud (il Mali alla fine del 16° secolo). A differenza del suo grande vicino, esso è l’erede di una grande ed antica tradizione statale e dispone di una forte e stabile amministrazione. Negli anni che seguono l’indipendenza, Allal El Fassi, il capo fila del Partito Nazionalista dell’Istiqlal, contesta le frontiere delimitate dalla Francia e pubblica una carta del “Grande Marocco”, nella quale i limiti del Marocco vengono spinti fino a San Louis del Senegal a sud ed a Tindouf ad est in Algeria. Questo progetto di “Grande Marocco inglobava la Mauritania, il Sahara spagnolo ed il Nord del Mali, come anche le enclavi di Ifni, Ceuta e Melilla. Tradizionalmente orientato verso il commercio marittimo, il Marocco tornerà, da quel momento, a proiettarsi nuovamente verso l’Africa sub sahariana. Dalla “Guerra delle Sabbie” alla … “Guerra Fredda” Contestando il tracciato della frontiera, il giovane re marocchino, Hassan II, scatena le ostilità nell’ottobre 1963 con l’obiettivo di mettere le mani su Colomb Bechar (oggi Bechar), una localita algerina a nord est di Tindouf. I combattimenti cessano nel giro di tre mesi a vantaggio del Marocco, ma, tuttavia, la frontiera non errà modificata. Fra i militari, catturati dalla Forze Armate Reali (FAR), si trovano diversi prigionieri egiziani, fra i quali anche un certo Hosni Mubarak. Gli Algerini, marcati da questo scacco, cercheranno di dedicarsi a fondo in questo settore, in modo da dotarsi di un esercito potente, sotto la guida di Houari Boumedienne, il vecchio comandante dell’esercito di frontiera, che, nel 1965, rovescia il suo rivale Ahmed Ben Bella. Dal quel momento, il paese passerà sotto il controllo dei generali. Algeri, in questo periodo, si avvicina ai paesi socialisti ed all’URSS, il suo principale fornitore di armi e di equipaggiamenti. Per reazione, Rabat rinforza la sua alleanza con gli USA (1) ed i paesi occidentali. Nel Marocco, si consolida l’alleanza occidentale. Una scelta obbligata per il regno sceriffiano, di fronte alla minaccia di un isolamento ed in un mondo arabo guidato dal rais egiziano, Gamal Abdel Nasser, padrino della rivoluzione algerina. Questo timore viene alimentato dal progetto cubano della Conferenza Tricontinentale (2), propugnata dall’oppositore marocchino Mehdi Ben Barka, che verrà eliminato dai servizi segreti marocchini nel 1965. Lo spinoso problema del Sahara occidentale, pomo della discordia per eccellenza, ha relegato in secondo piano i problemi territoriali fra i due paesi. L’ex Rio de Oro, territorio di 266 mila Km2 e colonia spagnola fino al 1975, risulta ricco di fosfati e costituisce oggetto di accese rivalità. Se il Marocco lo sfrutta economicamente e favorisce l’immigrazione proveniente dal Nord del paese, l’Algeria sostiene la ribellione del Fronte Polisario, creato nel maggio 1973, accoglie sul suo territorio rifugiati sahraoui e considera il vecchio protettorato spagnolo come l’ultima “colonia africana” e quindi destinato ad ottenere l’indipendenza. Il 6 novembre 1975, qualche giorno dopo la pubblicazione del parere consultivo della Corte Internazionale di Giustizia, che conferma l’esistenza di legami storici fra le popolazioni del Sahara occidentale ed il Marocco, il re Hassan II organizza la famosa “Marcia Verde”, che si conclude con una annessione pacifica del territorio. A questo evento farà seguito una guerra asimmetrica fra le FAR marocchine ed il Fronte Polisario che, nel febbraio 1976, proclama, in territorio algerino, la Repubblica Araba Sahraui Democratica (RASD). L’Algeria, che accoglie la maggioranza dei rifugiati sahraui (3), diventa, in tal modo, lo sponsor principale delle rivendicazioni del Polisario, basando il suo atteggiamento sulla risoluzione dell’ONU riguardante il conflitto, che faceva riferimento al diritto dei popoli a disporre di sé stessi ed all’inviolabilità delle frontiere coloniali; Questi due principi sono stati ribaditi dalla Organizzazione dell’Unità africana (OUA) ed ai quali si oppone il Marocco sulla base del principio della integrità territoriale, tanto che il paese decide di uscire da questa organizzazione nel 1984. Nonostante la firma di un cessate il fuoco nel 1991 con il Fronte Polisario, il Marocco ha perseguito il suo sforzo militare ed a tal fine, ha costruito anche un lungo ed imponente muro di protezione di sabbia, fronte al deserto, dietro al quale sono stati schierati circa 100 mila soldati. Rabat, peraltro, si è impegnata in un eccezionale programma di valorizzazione del territorio, che ha trasformato queste province del sud Marocco nelle regioni fra le più ricche del regno: sfruttamento dei fosfati, pesca, turismo e numerosi altri progetti. Una corsa agli armamenti Allineando, rispettivamente, 512 mila e 193 mila effettivi, le forze armate algerine e marocchine assorbono da sole il 61% delle importazioni d’armamenti in Africa (46% per l’Algeria e 15% per il Marocco). Secondo il rapporto annuale dello Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI), nel 2016 l’Algeria occupava il 5° posto nella classifica dei paesi importatori di armi nel mondo. Un ingente sforzo di guerra che è stato sostenuto con una certa difficoltà nonostante la rendita petrolifera. Il bilancio della Difesa dell’Algeria è stato quasi moltiplicato per tre in 10 anni e fino a poco tempo fà si avvicinava ai 10 miliardi di dollari; molto di più del Marocco, che si sforza di ridurre il gap esistente. In ogni caso, le spese militari del regno sceriffiano sono passate, dai 2.297 miliardi di dollari del 2007, ai 3.461 miliardi del 2017. Oggi, la rivalità fra Algeri e Rabat si manifesta specialmente nell’ambito della UA (ex OUA), di cui il Marocco è tornato recentemente (2017) a far parte, nella Lega Araba, dominata dalle Monarchie del Golfo alleate del Marocco, ma anche nel … calcio !!! Rivoluzione contro tradizione, socialismo post terzo mondista contro monarchia conservatrice, i due paesi non sono, di certo, pronti a … riconciliarsi. NOTE (1) Nel 1777, il Marocco è stato il primo paese a riconoscere l’indipendenza degli USA, aprendo i suoi porti alle navi americane, un anno prima dell’Olanda e sei anni prima della Gran Bretagna e della maggior parte dei paesi europei. (2) Conferenza del Tricontinentale. Conferenza di solidarietà dei popoli dell’Asia, dell’Africa e dell’America Latina, tenuta a L’Avana nel 1966. Vi hanno partecipato delegazioni governative e non, partiti di opposizione legali o clandestini e movimenti di liberazione nazionale in rappresentanza di ben 82 paesi. Con questa fallita iniziativa Cuba voleva assumere la guida “dell’esportazione della rivoluzione” nei tre continenti; (3) Agli inizi della disputa nel Sahara occidentale, risultavano abitare in un territorio grande quasi quanto l’Italia, poco meno di 300 mila individui; (4) Il Marocco ha lasciato nel 1984 l’Organizzazione dell’Unione Africana (OUA), per protestare contro l’ammissione della RASD. Successivamente è rimasto fuori anche dell’Unione Africana (UA), della quale è ritornato a far parte il 30 gennaio 2017 in occasione del Vertice di Addis Abeba.
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