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Porta a Porta

Vespa intervista Cossiga

Cinquant’anni di salti della quaglia, trasformismi, opportunismi, improvvisazioni...


Nov 10 1999 12:00AM - C. SARCIA'


(Rieti)

Cinquant’anni di salti della quaglia, trasformismi, opportunismi, improvvisazioni, provocazioni e tiri franchi. Un amaro calice che gli Italiani hanno già bevuto ma che ancora non riescono a finire

Dopo una pesante giornata di lavoro, uno sguardo ai canali TV, più per abitudine che per convinzione e che ti vedo? Il senatore a vita (ahi noi!) Francesco Cossiga, ben sistemato sulla poltrona di Vespa a Porta a porta, che pontifica. Quella visione funziona per me come un elettroshock. Mi siedo e ascolto con attenzione, non senza qualche sobbalzo. Poi ogni cosa finisce, anche le interviste a Cossiga; spengo il televisore e vado a letto. Ma come si fa a dormire dopo aver ascoltato Cossiga? Allora via a scrivere ed ecco il resoconto. Finalmente ci è stata chiarita la collocazione politica di Cossiga. L’ha illustrata lui stesso a Vespa ed agli ascoltatori di “Porta a porta”. Il personaggio ha detto in sostanza: “Amo la Destra, ma non vi militerei mai; sono di sinistra, ma mi piace stare al Centro; non farei mai un governo di Centro-Destra, ma di Centro-Sinistra; da giovanotto mi sono iscritto alla DC perché ho studiato dai preti, non senza un forte contrasto sentimentale, siccome i miei familiari, antifascisti viscerali, mi avevano educato al comunismo”. Io non conoscevo questo excursus e solo adesso mi spiego tante cose e mi convinco che, forse, la recente Storia d’Italia è tutta nelle dichiarazioni di Cossiga. A tal proposito mi sia consentita una breve digressione. Il senatore a vita Andreotti in questi giorni ha reso alla stampa alcune dichiarazioni la cui portata non deve essere sottovalutata. Egli, ancora fresco di assoluzione e non ancora sceso dalla nuvoletta dopo la benedizione Urbi et Orbi ricevuta dal Papa in diretta TV, attacca il Vaticano sullo scempio che sarebbe stato operato in danno di una necropoli paleocristiana durante la costruzione di un parcheggio sotterraneo nel Gianicolo. Perché Andreotti dà l’allarme solo adesso, a lavori quasi ultimati? E perché sulla stampa? Non poteva scrivere per tempo al Papa o al Segretario di Stato pontificio? Al momento non so trovare una risposta, ma penso che anche questo comportamento potrebbe essere illuminante per capire meglio la Storia d’Italia degli ultimi 50 anni. Ma torniamo a Cossiga che aggiunge, a maggior chiarimento (sic!): “La DC all’inizio era di sinistra.“ Come si spiegano allora le responsabilità affidate all’epoca a politici quali Scelba, Tambroni, Fanfani? E gli Italiani che votavano DC erano tutti di sinistra? In realtà Cossiga tenta ancora una volta di accreditarsi un ruolo storico che non ha mai avuto. Non solo...! Egli vorrebbe riscrivere la Storia d’Italia, magari a quattro mani, con Berlinguer II che è sempre alla ricerca di autori per la stesura di improbabili libri di testo. Cossiga, lo sappiamo, era cugino di Berlinguer I. Si può ipotizzare che un giorno Cossiga, sbocconcellando con il cugino Enrico pecorino e carta da musica, tra una “sa tazza minuredda” e l’altra di malvasia, gli dicesse: “Tu rimani a Sinistra, io sto al Centro e mi lavoro la Destra. Tu chiudi un occhio sui finanziamenti dell’URSS al PCI, mentre io custodisco i segreti di Gladio e sto pappa e ciccia con gli Americani. Tu pensa a contrastare le mire espansionistiche Russe, io mi barcameno con gli Americani per limitare la loro penetrazione nel nostro territorio. Alla fine andiamo al Quirinale”, tiriamo fuori i tarallucci e il vino e facciamo una bella festa insieme.” Questa è certo una stramba ipotesi. Sappiamo però che Occhetto scombinò qualunque proposito avesse Cossiga mentre era al Quirinale ed Andreotti rivelò l’esistenza dell’Organizzazione “Stay Behind” e non fu una rivelazione avventata, non è nello stile di Andreotti, fu un dono ai Comunisti in vista dell’elezione del Presidente della Repubblica. I fatti quindi confermano che intorno a Cossiga aleggiasse un certo disagio sia per il PCI che per la DC e che tale disagio serpeggiasse più che mai in ambito comunista, proprio tra coloro che dovevano sentirsi garantiti dalla duplice militanza del Presidente Cossiga. Purtroppo, negli anni in cui Cossiga si interrogava se fosse deontologicamente corretto per un DC avere un cugino comunista, in Italia si consumavano fatti abnormi, incomprensibili che non facevano parte della tradizione italiana. Vero che a via Rasella non ci andarono comuni padri di famiglia, ma quelli erano altri tempi. Quali spiegazioni dare allora alla storia del terrorismo italiano, ancora non del tutto chiarita? Si, è vero, tutte le Nazioni europee, più o meno, hanno i loro problemi: gli Inglesi hanno il problema dell’Ulster; gli Spagnoli hanno appena archiviato i problemi col Marocco, ma sono assillati dalla questione Basca; i Francesi sanno che il separatismo Corso non riguarda solo alcune frange; ed anche i Turchi, tra i problemi di Cipro e quelli dei Curdi, non hanno molto da stare allegri. Ma noi Italiani che problemi potevamo avere oltre quelli dei sequestri di persona, della ‘ndrangheta, della sacra corona unita e dalla mafia? I tempi di Klotz in Alto Adige erano ben passati ed il separatismo sardo non ha mai dato problemi veri. Forse la Repubblica di San Marino minacciava di invaderci; forse Pantelleria aveva proclamato l’annessione alla Tunisia e Campione d’Italia l’indipendenza? Nulla di tutto ciò. Eppure qualcosa più grande di noi improvvisamente squassa l’Italia: Calabresi, Piazza Fontana, Stazione di Bologna, Treno Italicus, Ustica, Banca dell’Agricoltura, Brigate Rosse, Moro, attentato al Papa, ed altri fatti. Tanti, troppi. Volendo supervalutare la scheda autobiografica presentata da Cossiga a “Porta a porta”, forse si potrebbero fare delle ipotesi sull’identikit del famoso Grande Vecchio di buona memoria. Volendo poi strafare, si potrebbe, anche per Cossiga, affermare che “non poteva non sapere”. Per carità, non ci crederei nemmeno se lo vedessi coi miei occhi, però, con le sue dichiarazioni, Cossiga si propone come un ipotetico anello di congiunzione tra la DC ed il Comunismo storici. Magari un giorno si dimostrerà che gli autori materiali e strategici erano Cechi, Bulgari, Palestinesi o Libici. Rimarrà però agli atti del giornalismo parlato dei talk show questo palinsesto, così freddamente e lucidamente tracciato da Cossiga, che in definitiva ci dimostra che la presunzione della DC di voler gestire il potere a tutti i costi ed in continuazione potrebbe aver determinato una opposta presunzione di altri di poter continuare indisturbati a manovrare dal di dentro le leve del potere senza dover rendere il conto a nessuno perché, tanto, il Popolo Italiano più che un Sovrano era da considerare un optional. All’origine di tutto c’è comunque una militanza comune nata sulla progressiva rovina del Fascismo, che ha le sue premesse, mai smentite, (cfr.Navi e poltrone di Antonio Trizzino) nei sanguinosi tradimenti alle truppe in combattimento e come seguito gli attentati, gli agguati e le vendette, la vergogna delle foibe Titine con tutta la questione italo-jugoslava ed infine i risultati del Referendum “Monarchia-Repubblica” del 1947 mai del tutto accettati fino in fondo dagli Italiani. Sulla militanza comune, denominata poi Resistenza, si stipulava un Patto non scritto tra DC e PCI, un patto cui Moro tentò di dare ufficialità con il “compromesso storico” senza rendersi conto che paradossalmente i Comunisti non lo volevano. E forse proprio questo decretò la sua fine. Il compromesso storico, se fosse stato trasferito dai cunicoli che collegavano Piazza del Gesù a Botteghe oscure, alla luce del sole, avrebbe causato un indebolimento dei Comunisti ed agevolato anzitempo davanti all’opinione pubblica la Destra italiana che sarebbe rimasta l’unico vero punto di riferimento dei moderati. Oggi siamo all’epilogo di quella storia. Gli accordi segreti non sono più di moda ed il compromesso storico non ha più motivo di essere proposto, dato che al Governo ci sono i post-Comunisti ed i loro fiancheggiatori di sempre, mi riferisco ai celebri “franchi tiratori” che impallinavano regolarmente tutte le leggi giudicate scomode dalla sinistra comunista. Per completare l’opera di sovietizzazione iniziata cinquant’anni fa e portata avanti con una lucidità ed una determinazione degne del Migliore, sarebbe sufficiente ancora qualche anno. Bisogna dare atto ai post-Comunisti di sapere condurre a termine i grandi disegni! Ma anche essi “hanno commesso un errore”: non hanno messo in conto che prima o poi dovranno vedersela con gli Italiani ed hanno sottovalutato la capacità distruttiva di Cossiga.

Vedrete Compagni! Vedrete!

 

 

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