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Verso il Giubileo

Dalle radici della cristianità alle divisioni tra cristiani

Un viaggio infinito tra indifferenza, intransigenza, divisioni, scomuniche e roghi...


Oct 28 1999 12:00AM - C. SARCIA'


(Rieti) Il leggere un articolo del reverendo monsignor Baget Bozzo mi ha sempre procurato disagio. La sua esposizione mi è ogni volta apparsa pesante e dura, siccome sviluppata a colpi di assiomi categorici, intransigenti e definitivi. La sua esposizione mi appare spigolosa e priva della benché minima musicalità, priva cioè di quella caratteristica che rende gradevole ogni esposizione, anche la più astrusa. Inoltre, come se non bastasse, la cadenza quasi militare usata dal professore si dipana in modo alquanto farraginoso dandomi una sensazione sgradevole che si concretizza in un forte desiderio di interrompere la lettura. Non ho assolutamente prevenzioni di sorta nei confronti del dott. Bozzo; né le mie simpatie politiche si discostano eccessivamente da quelle del monsignore. Penso dunque che si tratti di un problema personale e non desidero perciò farne carico all’illustre personaggio. Chiarito ciò, non mi rimane che esporre la mia totale disapprovazione, di cristiano e di cittadino, nei confronti delle gravi e sospette affermazioni diffuse dall’esimio prelato nel fondo pubblicato alla pagina 16 de il Giornale del 24 ottobre 1999 in merito all’annunciato viaggio del Papa in Iraq. Soprattutto non riesco a comprendere da cosa tragga il Bozzo l’autorità per criticare pubblicamente la decisione del Papa; di un Papa che ha dedicato l’intero suo pontificato all’uomo, ovunque dislocato, ed alla predicazione della tolleranza, con risultati, peraltro, di portata storica. Mi sembra poi ancora più scorretto che critiche così schierate possano provenire proprio da un sacerdote. Paradossalmente le valutazioni negative del Bozzo danno ragione ed evidenza proprio alle buone intenzioni ed ai buoni propositi che il Papa, a ridosso dell’evento giubilare, pone a base di questo nuovo viaggio che dovrebbe invece essere considerato come l’epilogo dottrinale e filosofico delle passate iniziative che lo hanno visto sulla scena del mondo a rincorrere con inusitata sagacia un ecumenismo forse impossibile, al cui traguardo mancano probabilmente troppi secoli, ma mai tanti da poter giustificare l’inerzia millenaria della Chiesa. Giustifico invece appieno lo sforzo che il Pontefice ha affrontato durante il suo pontificato, a volte anche con sofferenza fisica, e mi pare strano che ciò sfugga invece all’estensore dell’opinione. Il Pontefice sostiene che le radici comuni a Cristiani, Mussulmani ed Ebrei si devono ricercare in Abramo, e con il suo viaggio vuole indicare al Mondo questo innegabile assunto. Che Abramo fosse il capostipite comune lo sapevano già tutti, ma forse ci voleva l’autorità di un Papa per additare, non solo ai credenti delle tre religioni monoteiste, ma soprattutto alle innumerevoli fazioni di seguaci di Cristo, una matrice antica e forte nella quale riconoscersi e dalla quale trarre spunto per l’apertura di un dialogo certamente innovativo e rivoluzionario. Il dottor Bozzo si scandalizza per questo e manifesta il piccolo coraggio di puntare il dito contro un tale Pontefice per dire sostanzialmente ai lettori de il Giornale: “Guardate che razza di Papa abbiamo. Invece di guardare agli Americani e trarre spunto dalla civiltà liberista e dal progresso tecnologico che essi hanno esportato nel mondo, per celebrare un accadimento qual’è l’inizio del millennio, si reca da Saddam Hussein, cioè dal demonio e per giunta senza consultare nessuno di quelli che reggono i destini del pianeta e senza riflettere sul fatto che l’Occidente si muove e progredisce grazie agli USA ed al petrolio del Qwait ed a quello dell’Arabia. E, come se non bastasse, questa particolare specie di Papa pretenderebbe di rivolgere, proprio dall’Iraq (come se non ci fossero altri posti altrettanto suggestivi), ai monoteisti delle tre principali religioni della Terra, l’invito a praticare la tolleranza ed il reciproco rispetto nel nome e nel ricordo del Padre comune Abramo”. Posso condividere le preoccupazioni del dottor Bozzo, là dove egli teme le ripercussioni mediatiche in campo internazionale dopo la scontata alzata di testa di quel Saddam che, indubbiamente, strumentalizzerebbe la visita del Pontefice a beneficio della sua propaganda anti-occidentale e contro quell’embargo che ne santificherebbe l’immagine. Sbaglierò, ma sono convinto che il mondo occidentale comprenderebbe le ragioni del Papa e irriderebbe ai canti di vittoria di quel Saddam che punta il dito contro gli USA, ma tiene nell’indigenza milioni di persone e preferisce impiegare le risorse che gli provengono dal suo petrolio per equipaggiare le milizie ed approvvigionare armamenti ad alto potenziale distruttivo. Guardiamoci intorno, si guardi intorno anche il professore. Cosa ha realizzato il Cristianesimo in duemila anni? Soltanto intolleranza, divisioni e scomuniche. Ancora oggi, nelle stesse fila della Chiesa Cattolica progrediscono fazioni, se non vere e proprie sette, ciascuna convinta di essere depositaria della Verità; ciascuna scarsamente disponibile al dialogo, anzi caratterizzata dal pettegolezzo, dalla critica e dalla ricerca della supremazia ad ogni costo mediante l’esercizio dell’ipocrisia e delle argomentazioni dottrinarie e pragmatiche, sempre con il dito puntato contro chi ragionevolmente vorrebbe respingere le incongruenze e le inopportunità. Così: neocatecumenali, cursillisti, focolarini, e tutti i numerosi movimenti diocesani in cui operano particolari tipologie di laici e dove non c’è molto spazio per la normalità. Ma guardiamo anche al passato. La storia della Chiesa è scritta con il sangue, ma non sempre il sangue era dei martiri e non sempre il sangue è appartenuto ai soli Cristiani. C’è la tendenza storica a girare pagina e dimenticare e, semmai, a scaricare le colpe più gravi sul “braccio secolare della Chiesa”. E non sono sufficienti un centinaio di anni, i cento appena trascorsi, per archiviare mille e novecento anni, il più delle volte “bui”. L’archivio Mitrokin della storia della Chiesa deve ancora essere reso noto del tutto. Anche a questo dovrebbe servire un Giubileo come quello che si sta approssimando. E dovrebbe anche servire a chiarire e risolvere i secolari problemi che dividono i Cristiani, tuttora e vergognosamente. Possibile che non si possano una volta per tutte risolvere le incomprensioni e le differenze tra bizantini, copti, maroniti, anglicani, evangelisti, protestanti, valdesi, calvinisti, battisti, ecc.? E’ quello che cerca di fare il Papa. Di sicuro non riuscirà a concludere l’opera, ma almeno qualcuno vi ha dato un impulso. Il Cristianesimo, fra le religioni monoteiste, è quella che ha realizzato nel suo seno le più insanabili e clamorose divisioni. Per una religione che predica la tolleranza, il perdono, la riconciliazione e l’amore per i fratelli, non è certo una bella testimonianza. E neanche i rilievi di mons. Bozzo mi sembrano una bella testimonianza. Finalmente un Papa riscopre un simbolo dimenticato: Abramo, il Progenitore comune. E noi Cristiani, facendo della divisione il miglior cavallo di battaglia, alla faccia del perdono e della riconciliazione, ci meravigliamo oggi se il Papa affronta alla base un problema di caratura, direi, universale nel tempo e nello spazio, che coinvolge Ebrei, Mussulmani e Cristiani in prima persona. I simboli quanto più sono sorretti da certezze, tanto più sono validi. Il Pontefice questo lo ha ben compreso. Forse dopo il viaggio del Papa, ammesso che riesca a compierlo, non succederà nulla. Forse il Padre comune Abramo alla fine avrà affascinato soltanto Lui, ma il suo volo alto potrebbe almeno servire a far comprendere, a tutti coloro che nel mondo professano in vario modo la religione di Cristo, che è giunto il momento di serrare le fila e di unirsi nuovamente per ritrovare insieme quelle matrici e quei principi comuni che possono prepararci ad affrontare il discorso dell’ecumenismo cui il Papa annette, a ragione, un valore estremo ed essenziale. Il fatto che il Papa tenda a realizzare un’utopia di tale importanza sarebbe già di per sé sufficiente a portare in primo piano i temi ed i problemi che affliggono l’umanità. Problemi che si accalcano prepotentemente ai confini dell’Occidente e che riguardano anche l’evidente impulso dell’espansione islamica in atto e che ci stanno già scoppiando in casa. La bomba ad orologeria è già stata innescata; altro che petrolio e civiltà americana! Credo proprio che da un eventuale viaggio del Papa in Iraq ci si possa e ci si debba attendere la più moderna e coinvolgente “rivoluzione” del millennio che entra, siccome grande è il bisogno di indicare al mondo occidentale l’urgenza e la necessità di prepararsi agli “incontri” che caratterizzeranno inevitabilmente i prossimi anni e piccole sono le opinioni di quelli che non riescono ad intravedere, nel divenire dei tempi, cosa si prepara ad un palmo dal loro naso.

 

 

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