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La Bellinzona degli Sforza

UN CATENACCIO DIFENSIVO IN VAL TICINO

Una muraglia di 2 chilometri realizzata nel Medioevo dai Duchi di Milano tra Baltico e Mediterraneo


29/11/2019 - Massimo Iacopi


(Assisi PG)

Una muraglia di due chilometri appoggiata a tre fortezze a sbarramento di un intera valle. Un’opera gigantesca realizzata dai Duchi di Milano, nel Medioevo, per assicurarsi il controllo del corridoio alpino fra il Baltico ed il Mediterraneo.

Bellinzona … un nome particolare dall’etimologia misteriosa. “Bella zona” per certuni, “Bellum zona” (zona di guerra) per altri, anche se c’è del vero in tutte e  due le spiegazioni. La prima in primo luogo, in quanto intorno all’area il panorama è veramente bello: montagne con cocuzzolo coperto da nevi eterne, le cui cime superano i 2,700 metri di altezza. Sulle loro verdi pendici si aggrappano piccole chiese che diffondono a valle il loro carillon. Due vallate profonde, provenienti da nord, formano un corridoio alpino, prima di gettarsi nella valle del fiume Ticino, poste all’ingresso della città. Fra la strada del San Gottardo verso nord e quella che parte verso il sud e Milano si trova un gigantesco sbarramento di pietre formatosi nell’epoca delle grandi glaciazioni, circa 10 mila anni fa. Su questo sito naturale, l’uomo ha creato un dispositivo militare fuori dal comune, costituito da una muraglia e tre castelli. In effetti, la valle di Bellinzona custodisce da 1600 anni uno dei principali punti strategici del continente europeo.

Barriera naturale

Questa città italofona del Ticino si trova allo sbocco della strada che attraversa le Alpi da nord a sud, fra la Germania e l’Italia ed al di là di quelle, il Baltico ed il Mediterraneo. Per rinforzare questa situazione strategica naturale, sono stati costruiti tre castelli sulla riva sinistra del Ticino e collegati attraverso un muraglia. Di queste tre piazze forti, visibili da tutti i punti della valle, quella di Sasso Corbaro, a mezza strada dalla cima della montagna, risulta la più alta. La fortezza di Montebello, emerge un poco più in basso, mentre quella di Castelgrande, la più estesa e la più antica delle tre fortificazioni, troneggia sopra una motta rocciosa nel fondo della valle.

E’ proprio su questa eminenza naturale che i Romani avevano già installato, nel IV Secolo, un primo castrum, destinato ad arrestare le invasioni germaniche, provenienti dal nord. In effetti, non costituiscono una barriera naturale insormontabile ed una netta separazione fra Nord e Sud. Attraverso i colli alpini, esistevano già passaggi sin dal neolitico, come lo dimostra il ritrovamento di Otzi nelle montagne dell’Alto Adige: la mummia, databile almeno a 4 mila anni, ritrovata nel 1991 a più di tremila metri di altezza in un ghiacciaio della Val Senales (alto Adige). Nel Medioevo, si rinforza in traffico commerciale attraverso le Alpi: il prodotti di Bisanzio raggiungono il Nord attraverso i passi alpini; oggetti di ferro forgiato ripartono invece in senso contrario in direzione dell’Italia. Il destino di Bellinzona subisce a quel punto un grande cambiamento: la città diventa un punto di pedaggio, molto lucroso. Ma per raccogliere queste concessioni, occorre necessariamente marcare il paesaggio: Castelgrande diventa così, nel XIV Secolo, il sigillo dei Signori di Milano, che si sono impossessati del territorio proprio per riscuoterne le tasse ed i dazi. La fortezza risulta al centro del vecchio borgo sulla cima del suo roccione. I visconti, diventati duchi di Milano nel 1311, comprendono l’importanza di questo sbarramento economico e militare conquistato nel 1340. Essi rinforzano la loro presenza, facendo costruire una seconda fortezza, denominata “Montebello”, a circa 400 metri da Castelgrande, quanto basta per dissuadere i vicini Svizzeri, che con il passare del tempo diventano sempre più minacciosi … . Il maniero in pietra grigia della famiglia feudale dei Rusca, sul versante sinistro della vallata, servirà da base per la costruzione della fortezza di Montebello. Confiscato, ingrandito e fortificato fra il 1462 ed il 1490, risulta al giorno d’oggi il più bello dei tre castelli, con i suoi merli regolari, il suo bastione a mezza luna ed il suo ponte levatoio.

Un preda prelibata

Montebello, come Castelgrande, possiede un pozzo ed è quindi in condizioni di sostenere un assedio in caso di attacchi. Si può anche rilevare una panetteria, un grande camino ed un dongione, all’ultimo piano del quale venivano depositate le riserve di prosciutti, testimonianza della loro importanza in caso di assedio. In ogni caso la pressione militare proveniente da Nord si accentua col passare degli anni: i cantoni svizzeri, che si sono sottratti dall’influenza degli imperatori tedeschi, cercano di ingrandire il loro territorio verso sud. Bellinzona, con il suo lucroso posto di dogana, costituisce una preda prelibata, anche se si tratta di terre che non parlano tedesco. I suoi abitanti sopportano sempre meno l’autorità dei duchi di Milano, anche se la popolazione locale risulta ben radicata nella sua tradizione italiana. Tutti i benefici dei pedaggi vengo, in effetti, captati dalla capitale lombarda. Il solo mezzo di pressione per ottenere libertà o vantaggi economici consiste nel minacciare il duca di rivolgersi ai loro vicini Svizzeri dall’altra parte della valle . La situazione si invelenisce ancora quando Ludovico Sforza detto il Moro (1452-1508) assume il potere a Milano nel 1479. Si tratta dell’epoca di Condottieri. Questi uomini di guerra, resi famosi da Nicolò Machiavelli (1469-1527), si basano in pio luogo sulle armi che su una filiazione legittima per mettersi alla testa di principati che controllano vasti territori e sottomettono città prestigiose. Nella borsa degli Sforza si trovano già città come Pavia, Como e Lugano. Milano, all’epoca risulta uno dei principati più ricchi d’Europa. Le sue ricchezza attirano le attenzioni ed i desideri di altri potentati ed il Moro si trova ben presto in difficoltà di fronte agli attacchi di un nuovo arrivato: il re di Francia, Carlo VIII di Valois (1470-1498), che spera di mettere le mani sul suo tesoro. In effetti, dopo essersi alleato con il re di Francia, il Moro si schiera contro di lui e viene da questi fatto prigioniero trasferito in Francia. Egli morirà nel 1508 nel dongione di Loches, mentre il nuovo re di Francia, Luigi XII di Valois Orleans (1462-1515), rivendica, a sua volta, il ducato di Milano, di cui pretende di essere l’erede, da parte della sua nonna Valentina Visconti (1371-1408). Nel frattempo, Bellinzona viene conquistata dai Francesi, che occupano Castelgrande, Montebello, oltre a Sasso Corbaro, la terza fortificazione, fatta costruire per ordine di Ludovico il Moro. All’epoca di questa costruzione, alla fine del XV Secolo, si trova presso la corte degli Sforza un personaggio di rilievo: Leonardo da Vinci (1452-1519), diventato ingegnere capo del ducato. Egli disegna macchine da guerra per il duca, organizza feste, ma, soprattutto, uno dei suoi compiti è di concepire la pianta per la costruzione delle piccole fortezze che verranno disseminate per la difesa del ducato: Sasso Corbaro ne costituisce un magnifico esempio. Posto a strapiombo su Bellinzona, questo piccolo castello, tozzo e raccolto su sé stesso, sorveglia il dispositivo di difesa della città. Che nel 1486, si arricchisce ancora di una muraglia doppia, la Murata, che collega i due castelli più in basso e sbarra la riva destra del fiume fino al versante opposto. Se la città viene conquistata, da Sasso Corbaro, giudicato imprendibile si possono mandare segnali di fumo attraverso altri castelli intermedi fino a Milano. Nonostante questo dispositivo, Bellinzona cade nelle mani del re di Francia nel 1500. I suoi abitanti non intendono, tuttavia, piegarsi al dominio francese e fanno ricorso ai loro … nemici: in tal modo i soldati svizzeri diventeranno i loro difensori di fronte a questi stranieri venuti d’Oltralpe. La guarnigione francese si rifugia nel castello più alto, quello di Sasso Corbaro, in attesa di rinforzi. Gli Svizzeri liberano la città dall’occupazione francese, ma finiranno per imporre il loro dominio per i secoli a venire su Bellinzona, che diviene così una città svizzera. Ancora una volta i benefici del gigantesco pedaggio parte per un'altra destinazione e le fortificazioni nate per difendere la città dagli Svizzeri, d’ora in poi proteggeranno Bellinzona dagli  Italiani !!

Ville da sogno

Occorrerà attendere il 1798 ed il passaggio di Napoleone Bonaparte (1769-1821) per liberare il Ticino dal suo statuto di colonia svizzera. I Ticinesi da quel momento diventeranno cittadini svizzeri come tutti gli altri, mantenendo così un buon ricordo dell’imperatore corso nella regione.

Ma gli Italiani non sono pronti ad accettare che questa piccola nazione italiana sia inclusa in un paese vicino. Il Ticino si trasforma in una terra irredenta, un territorio che l’Italia reclama a partire dal 1877, subito dopo la sua unificazione (1861). Le tra fortezze medievali non hanno ormai nessun ruolo da giocare nel contesto di questa querelle politica. Ormai, al fine di fortificare il sentimento italofono degli abitanti alla fine del XIX Secolo saranno le ville da sogno, costruite da ricche famiglie italiane, che circondano la vecchia città, che devono rinforzare la presenza italiana a Bellinzona. Stanchi di essere al centro della contesa, i Ticinesi, all’indomani della Prima Guerra Mondiale, felici di aver mantenuto la neutralità del loro territorio durante il conflitto, come d’altronde il resto della Federazione svizzera, rifiutano l’annessione all’Italia. Essi rimangono, in tal modo, un territorio svizzero un piccolo angolo d’Italia, dove si può sempre gustare un buon cappuccino all’ombra delle tre superbe fortezze italiane, ormai … addormentate.


 

 

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