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Un caso di Ariafrittismo viscerale

Delle vecchie lire

Anche noi come la Francia. Ma senza Franco.


Aug 31 2003 12:00AM - L'Osservatore Sarciastico


(Rieti) Era, all’incirca, l’Anno di Grazia 1970 d.C. La Grande Francia, per combattere l’inflazione galoppante e porre un freno alla svalutazione “da corsa”, in realtà per cercare d’ingannare i mercati e tentare di stoppare l’andazzo negativo dell’economia, un bel giorno ha ritirato in cassa “i vecchi Franchi” e li ha sostituiti con il famoso “Franco pesante” che, ricordo, valeva qualcosa come 200 Lire Italiane. Non ci interessa qui il destino dei vecchi franchi, né quello del franco pesante; acqua passata. Adesso Francia e Italia stanno insieme in Europa ed hanno dovuto adottare la medesima moneta: l’Euro. Quanto a svalutazione ed inflazione poi, se la giocano; ed in attesa di una congiuntura più favorevole, anche la Germania è della partita. Da noi spesso si sente dire, persino nei telegiornali, da mezzibusti tirati a lucido, e lo si legge sui quotidiani più diffusi, che una tale operazione finanziaria o un talaltro fabbisogno economico si può valutare in una certa quantità di Euro, pari ad un’altra certa quantità (udite, udite) di “vecchie lire”. All’inizio mi sono chiesto cosa volesse significare: ho pensato che si trattasse di caso sporadico, di involontario equivoco, di disattenzione o forse di una passeggera civetteria. Poi la cosa ha preso piede ed è divenuta talmente d’attualità che “pare pure brutto” se uno non lo dice. Mi domando: in virtù di quale provvedimento legislativo e a seguito di quale maneggio bancario la lira italiana repubblicana, ritirata dalla circolazione per consentire che avvenisse l’esperimento dell’Euro, al quale si augura lunga vita, sia diventata di colpo vecchia? Avevamo la Lira ed ora non l’abbiamo più. Non è che avessimo la Lira inflazionata e abbiamo dovuto sostituirla, come fece la Francia, con la “Lira pesante” e quindi si rende ora necessario distinguere tra vecchie e nuove lire, per evitare confusione. In effetti di Lira pesante se ne parlò: mille lire condensate in una lira. Ma nessun Governo ebbe mai il coraggio di passare il guado. L’operazione era costosa. Nel nostro caso, la Lira è stata sostituita dall’Euro, quindi, se uno parla di lire, senza aggiungere “vecchie”, non fa alcuna confusione, perché il termine di paragone è una moneta diversa: l’Euro; che ha un diverso nome e, purtroppo, anche un diverso valore. E davanti alle altre nazioni europee le quali, quando fanno riferimento alle loro monete nazionali fuori corso, le chiamano semplicemente: franco, marco, peseta, fiorino e corona, che figura facciamo? E ve lo immaginate cosa succederebbe a parlare agli Inglesi di “vecchie sterline”? Che poi, se vogliamo, le “vecchie lire” noi le abbiamo già: quelle monarchiche e quelle della RSI; ed anche le AMF Lire sarebbero, volendo, “vecchie lire”. Ricordo che da ragazzi in Sicilia chiamavamo AMF Lire la moneta adottata nei territori occupati dalle Forze Militari Alleate fino all’Armistizio. E nessuno, nel Dopoguerra, pensò di attribuire età anagrafiche o aggettivi qualificativi alla lira monarchica, o a quella repubblichina, o alle AMF Lire. Mille lire erano prima e mille lire rimasero dopo; solo che non erano più le famose “Mille lire al mese” della canzone. Ma bisogna “portare pazienza” ancora per qualche anno; poi, speriamo che le “vecchie lire” tornino ad essere Lire e basta; quelle, cioè, che ne servono 1936,27 per fare 1 Euro.

 

 

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